Le elezioni europee rafforzano il governo Meloni

Domina l’astensionismo, ma l’Italia si conferma apripista della crescita della destra in Europa. In Francia Macron costretto a indire nuove elezioni, mentre in Germania cresce l’Afd che supera i socialisti. Bene Forza Italia appaiata ai 5 Stelle in discesa. Cresce il Pd di Elly Schlein senza Calenda e Renzi che, divisi tra loro, non entrano nel Parlamento europeo. Incerto il futuro della Lega in discesa. Verdi e Sinistra oltre il 6%. Risultati in diretta sul sito Eligendo
Elezioni europee manifesti elettorali ANSA/ALESSANDRO DI MEO

Il risultato delle elezioni europee si è rivelato un terremoto in Francia, chiamata al voto politico anticipato il 30 giugno dopo la vittoria della destra che delegittima la presidenza Macron, mentre consolida il governo di Giorgia Meloni in Italia.

I numeri sono quasi definitivi in Italia. Cfr risultati in diretta sul sito Eligendo

Anche da noi cresce l’astensionismo, che supera il 50% degli aventi diritto, ma tra chi si è recato alle urne Fratelli D’Italia lambisce il 30% dei consensi senza assorbire Forza Italia che sfiora il 10%, ma evidentemente a spese della Lega di Salvini che si ferma al 9%.

In una campagna elettorale incentrata, come al solito, non sui grandi temi europei, il risultato delle urne indica una spinta forte verso la riforma del premierato sostenuta da FdI come uno strumento in grado di dare maggiore forza e stabilità ad un esecutivo compatto come quello espresso ora da Meloni. Un segnale importante arriva anche dal forte consenso raccolto, in questo election day di inizio giugno, dal centrodestra che si conferma alla presidenza del governo regionale in Piemonte.

Va sotto il 10% il M5S di Giuseppe Conte, cedendo quindi anche nelle regioni meridionali dove abitualmente raccoglie il maggiore consenso.

Buona, invece, la performance del Partito Democratico che lambisce il 25%, con un risultato maggiore di quello raccolto quando al suo interno erano presenti le componenti di Renzi e Calenda, cioè il cosiddetto terzo polo liberal liberista che si è diviso per le europee in due liste che non hanno superato la soglia di sbarramento del 4%.

La sigla di Stati Uniti d’Europa, che ha messo insieme Italia Viva dell’ex segretario del Pd con i radicali di Bonino e il Psi, raggiunge il 3,75% dei voti non arrivando ad esprimere neanche un parlamentare del gruppo dei liberali guidato in Europa dal partito di Macron uscito pesantemente battuto dal Rassemblement National, erede del Front National di cui mantiene il simbolo della Fiamma espresso Movimento Sociale Italiano e ora da Fratelli D’Italia, anche se gli eletti dei due partiti di destra aderiscono, al momento, a diversi gruppi politici a Strasburgo.

La Lega ha perso non solo il voto del suo fondatore Umberto Bossi, scendendo nei consensi raccolti al 9 % dei voti, sotto quindi il partito di Berlusconi, guidato ora da Antonio Tajani, che esprime in Italia quella che si conferma la maggiore forza politica nel Parlamento europeo. Il Partito Popolare Europeo avrebbe i numeri per confermare alla presidenza della Commissione europea la sua candidata di punta Ursula von der Leyen, anche se sarà decisiva la guida politica che uscirà dalle elezioni nazionali in Francia.

Di fatto saranno decisive le alleanze sulle questioni cruciali che l’Unione Europea sarà chiamata ad affrontare, dalle migrazioni al green deal fino al posizionamento sulla difesa comune e la guerra in Ucraina.

Tra le novità delle elezioni in Italia si registra il ritorno in Europa di deputati dei verdi e della sinistra in forza del risultato di AVS, il gruppo guidato da Bonelli e Fratoianni, che raggiunge il 6,6%. Un risultato inatteso considerando la concorrenza a sinistra della formazione Pace Terra e Dignità che ha raccolto il 2,2% di voti.

In Europa Verdi e Sinistra si trovano, spesso, su fronti opposti. Si tratta di vedere dove si collocheranno gli eletti italiano in un Parlamento dove la maggioranza resta al Ppe, con i socialisti e democratici che si confermano al secondo posto anche se in Germania sono stati superati dall’Alternative für Deutschland, il partito di estrema destra che raccoglie forti consensi soprattutto nelle regioni dell’ex Germania dell’Est sotto controllo sovietico.

Ogni ragionamento sui risultati elettorali deve fare i conti con il segnale inquietante dell’astensionismo. Una massa crescente di cittadini che non va a votare in uno scenario di grande mobilità elettorale come dimostra il successo negli anni recenti, in Italia, del M5S come realtà antisistema o il 40% raggiunto dal Pd guidato da Renzi nelle europee del 2014 dove FdI, appena nato, raccoglieva appena il 3,67% dei voti. Un risultato che spinse l’allora leader dem a forzare la mano con le riforme istituzionali fino alla sconfitta nel referendum costituzionale che lo portò alle dimissioni da presidente del Consiglio.

Stavolta la crescita costante del partito della Meloni, il consolidamento nei gangli decisivi del potere, a partire dalla Rai, inducono a ipotizzare un esito positivo per la riforma del Premierato che va incontro a una maggiore forza da assicurare all’esecutivo. Resta da capire, invece, la convinzione effettiva del governo Meloni nel sostegno all’Autonomia differenziata, cavallo di battaglia della Lega, che la maggioranza non ha difficoltà a far approvare, senza alcuna variazione, in Parlamento aprendo un altro fronte di scontro con l’opposizione.

Dai risultati delle elezioni europee esce riconfermata una maggioranza politica trasversale favorevole alla linea strategica atlantista relativa alla guerra in Ucraina e al conflitto in corso a Gaza dove, alla vigilia del voto europeo, le forze armate israeliane hanno liberato quattro prigionieri in mano ad Hamas provocando 274 morti tra i palestinesi.

La vittoria della Meloni permette alla presidente del Consiglio italiana di presentarsi all’imminente vertice del G7 in Puglia al massimo delle sue forze in un mondo che attende l’esito delle ormai vicinissime elezioni presidenziali in Francia del 30 giugno, seguite da quelle in Gran Bretagna del 4 luglio in attesa dell’appuntamento decisivo di novembre negli Usa.

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