Le due valige
Non si può dire che a Vita Zanolini manchi il senso dell’umorismo, specie quando racconta spassosi episodi che le succedono sul lavoro, a tu per tu con operai, tecnici o fornitori che provvedono alle richieste del centro di progettazione presso il quale presta la sua opera. Si tocca con mano il pacato senso di equilibrio, l’oggettività con cui affronta le immancabili difficoltà di ogni giornata; eppure la sua vita, almeno fino ad oggi, non è mai stata né facile né scontata, impegnata sì, e su vari fronti, nonostante le parole con cui avvia il discorso: Da giovane – mi dice – Dio non aveva un posto particolare nella mia vita; era un’idea, forse una possibilità, una cosa accanto alle altre. A tale indifferenza contribuiva certamente l’aria di anticlericalismo che allora si respirava in casa. Nonostante ciò, i miei erano molto sensibili ai problemi sociali e mi hanno abituata a pensare agli altri, ad aiutarli, e più di una volta me ne hanno dati esempi concreti. A dire il vero, ancora adolescente, Vita aveva avuto l’occasione di conoscere i giovani dei Focolari, rimanendo colpita dal loro ideale e dalla loro vita che attingeva al Vangelo. Ma, a poco a poco – spiega -, le realtà nelle quali ero immersa quotidianamente hanno come cancellato in me la luce intravista e non ho mantenuto i contatti. Capivo e vivevo solo nel qui e nell’oggi che vedevo con gli occhi e toccavo con mano, sviluppando con l’età che cresceva anche il desiderio di esperienze forti nelle quali, con l’occasione, mi ci sono buttata: divertimenti, ragazzi, ma soprattutto la militanza in un gruppo di estrema sinistra. Erano gli anni della contestazione, subito dopo il ’68, ed anche Vita, come tanti giovani di quell’epoca, si batteva per la realizzazione di una società più giusta. Scioperi, manifestazioni e assemblee: qualcosa di grande per cui lottare. Si sentiva pronta a tutto pur di difendere quello in cui credeva. Una sera – racconta -, al Palazzo dello Sport di Milano, mia città natale, insieme a migliaia di giovani per il concerto di un complesso promotore delle nostre idee, mi è proprio sembrato che tutti uniti ce l’avremmo fatta. Tutti uniti, ma… all’uscita il sogno è subito svanito. Appena varcati i cancelli del Palazzetto, sembravamo sconosciuti. Il cancello si è come d’improvviso trasformato in barriera fra di noi, al punto che alcuni giovani sono stati addirittura travolti e calpestati dalla ressa fra l’indifferenza generale . Questo episodio l’ha fortemente turbata e, nonostante continuasse ad impegnarsi attivamente nello stesso gruppo senza risparmiarsi, qualcosa dentro di lei incominciava a vacillare: Sì – spiega ancora Vita -, quelli di giustizia e di uguaglianza erano grandi ideali, però la realtà intorno non cambiava e soprattutto non vedevo coerenza tra la vita di tutti i giorni e quello che gridavamo nelle piazze. Così è iniziata la crisi. Un giorno, in una manifestazione, la polizia dopo aver chiuso il corteo dei giovani ha cominciato a caricare. Mentre anche Vita cercava di scappare, una domanda le ha attraversato la mente come un lampo: E se morissi ora?. Mi accorgevo – prosegue – di avere le mani vuote… Esperienze forse ne avevo fatte tante, ma in quel momento mi pareva di aver toccato un fondo di inutilità, di non senso e sentivo che niente più mi soddisfaceva. Forse è stato proprio qui, da questo momento, che Dio ha incominciato a non essere più in me una cosa accanto alle altre. Una esistenza impegnata quella di Vita. E se prima lo era per un ideale solo terreno, adesso che Dio si riaffaccia nella sua anima, lo diventa ancora di più. Ripensa a quella luce che un giorno aveva intravisto, a quel Dio-amore di cui le era stato parlato tempo prima, e risente il desiderio di andare a fondo in una direzione nuova per lei, dopo l’esperienza scottante che tutto passa e tutto è vanità delle vanità. Si rimette così in contatto con le giovani dei Focolari e riparte: ha 18 anni. Una vera rivoluzione. Cambiano i rapporti con gli altri, prima di tutto in famiglia. I suoi non capiscono che cosa le stia succedendo. Gli amici, i compagni di scuola e poi di ufficio sono meravigliati e si interrogano sui motivi del nuovo comportamento che ora porta l’impronta dell’amore, specie là dove non molto tempo prima parlava quasi solo di lotta e di contrasto. Una delle tante esperienze di quei momenti – mi racconta – è stata quella con Gina, la donna delle pulizie. La sera, l’ufficio che dividevo con altri colleghi, era ridotto da far spavento. Anch’io, come gli altri, avevo fretta di uscire. Ma, per mettere in pratica quello che avevo capito, da allora mi sono sempre fermata un po’ per aiutare a mettere ordine. Gina se n’era accorta, e ciò ha fatto nascere un rapporto nuovo con lei, al di là dello scontato buon giorno e buona sera. Ha cominciato a confidarsi: aveva perduto il marito e i figli, non sapeva chi erano i suoi genitori, era sola. L’ascoltavo e lei aspettava la sera per quel poco tempo che passavamo insieme. Vita racconta anche di quel collega che un giorno le ha confidato che la sua fidanzata era incinta. Le loro difficoltà, anche economiche, erano veramente tante, e per la ragazza, appena guarita da una seria malattia, la gravidanza avrebbe potuto presentare dei pericoli: avevano quindi deciso di non far nascere il bambino. Le mie convinzioni – dice Vita – mi suggerivano di dir loro che non potevano farlo, ma ho capito che dovevo incominciare a far mio il loro travaglio e solo quando mi hanno chiesto cosa ne pensassi sono riuscita a parlare, presentando loro la gravità di una simile decisione. Avrei voluto poter fare concretamente qualcosa, ma mi sentivo impotente. Si è allora ricordata di una frase della Scrittura: Se due di voi si accorderanno sulla terra per chiedere qualunque cosa in nome mio, la otterranno. Così ha telefonato subito ad un’altra giovane dei Focolari e hanno chiesto insieme al Padre, con tutta la loro fede, che la decisione di abortire non fosse presa. Per qualche giorno – prosegue Vita – non ho visto più il mio collega. Quando è tornato al lavoro mi sono accorta che era più sereno. Avevano trovato casa e deciso di sposarsi entro il mese, accettando il bambino, che poi è nato senza difficoltà. Inoltre, sul lavoro, un passaggio di categoria ha migliorato anche la loro situazione economica. Superfluo dire quanto ne abbiamo gioito insieme. Le cose da raccontare sono tante e Vita continua: Ma non è finita qui. Andando a fondo nella conoscenza del Vangelo, mi sentivo anche sempre più affascinata dalle parole di Gesù; e quando sono arrivata al ben noto vieni e seguimi, ho capito che ormai per me non c’era altra scelta e ho deciso. La mia strada, ovvio, sarebbe stata il focolare, una vita in comune con altre donne, ma realizzata in mezzo al mondo, come tutti. Sentivo questo appello a me particolarmente congeniale e lo trovavo così bello da rendermi disponibile a pagarlo anche a caro prezzo… Come infatti sarebbe stato. Molti, infatti, pensavano che qualcuno doveva avermi fatto un bel lavaggio del cervello, e ho così passato momenti duri. Quando, ad esempio, ero sul punto di partire per un’altra città, mi è stato offerto un aumento di stipendio, accompagnato da un pensaci bene, un lavoro così, a Milano…. Ho rifiutato, e la cosa ha fatto un tale scalpore tra i miei colleghi che hanno voluto sapere cosa mi spingeva ad agire in questo modo. Dato che da tempo si era instaurato con loro un rapporto molto cordiale, Vita ha potuto presentare i motivi profondi della sua decisione. Il dialogo è stato proficuo, tanto che di lì a qualche giorno qualcuno ha perfino voluto rivedere le sue posizioni e scelte di vita. Alla fine – spiega ancora – mi hanno fatto una festa e un regalo: due valige, come è usanza per chi si sposa. In casa invece le cose non cambiano così presto, e lì per lì è dura. Hai 19 anni, butti via così gli anni più belli della tua vita, le dicono i suoi, tentando inutilmente di non farla partire… Ma Vita non molla. Col tempo i familiari si accorgono che il suo non è un fuoco di paglia e pian piano i rapporti si rasserenano, cresce la stima per la scelta della figlia e per il movimento del quale fa parte, i cui scopi sono così consoni alla loro acuta sensibilità sociale alla quale non hanno mai rinunciato. In fondo è anche colpa loro – o merito – se Vita non ha potuto tradire quei forti ideali, quei sentimenti di umanità e di giustizia che, fin da piccola, loro stessi le avevano inculcato. In questi anni in focolare – aggiunge Vita -, attraverso tante esperienze di gioia e di dolore ho sperimentato che il rapporto con un Dio che è Amore è sempre fonte di luce e di energia inesauribile, che mi aiuta a non rinchiudermi su me stessa, ad essere disponibile, ad amare vicini e lontani. Un giorno una persona mi ha chiesto a bruciapelo: Hai rinunciato a un marito, a una famiglia, ai figli: perché?. Le ho risposto che sento di non aver rinunciato a niente perché la mia scelta mi regala continuamente una maternità che tiene il mio animo aperto su tutta l’umanità.