Le dimissioni del Presidente
Dopo 598 giorni come presidente federale, Christian Wulff ha dato le dimissioni. Ha fatto bene: è l’opinione comune. I tempi erano ormai maturi ed era giusto di cedere. Da più di due mesi la sua integrità morale era permanentemente messa in discussione e aveva suscitato una marea di notizie e commenti sui mass media del paese. Fino a poco tempo prima tanti dei suoi sostenitori ritenevano che, sì, forse aveva veramente commesso degli errori, ma sicuramente non aveva mai agito contro la legge.
Da giovedì 16 febbraio però questa convinzione non reggeva più, perché la procura di Hannover, capitale della Bassa Sassonia, del Land che Wulff (CDU) ha governato dal 2003 al 2010, aveva chiesto al Parlamento di privarlo dall´ immunità. Il sospetto che si celava dietro la richiesta era che Wulff avesse accettato in quel periodo diversi privilegi e trattamenti di favore da alcuni amici imprenditori. Con la decisione delle dimissioni anticipate, il presidente ha evitato che i parlamentari dovessero votare sul ritiro della sua immunità, con conseguente umiliazione in caso di parere positivo.
Ricostruire i fatti Il 13 dicembre i media raccontano che Wulff abbia ingannato i parlamentari della Bassa Sassonia avendo ricevuto, in maniera poco trasparente, un credito di mezzo milione di euro per la sua casa privata. Più tardi viene alla ribalta che Wulff probabilmente ha cercato di impedire la pubblicazione della notizia, minacciando il giornale che per primo ne era venuto a conoscenza. Poi erano venute fuori altre vicende: si era fatto pagare ad esempio diverse vacanze e la pubblicazione di un suo libro. Puntuali arrivavano le scuse pubbliche e altrettanto puntuali i media rilanciavano nuovi sospetti di corruttibilità. E questo per più di una volta.
All´inizio del nuovo anno tanti tedeschi ormai non erano più convinti dell’integrità del loro presidente, però erano disposti a dargli ancora una chance. Ma la catena di notizie su altri favori che Wulff e la sua moglie avevano accettato, si allungava sempre di più. Conseguenza è stata la perdita del sostegno della maggioranza del popolo. Wulff – ancora adesso convintissimo di essersi comportato sempre correttamente – alla fine è stato giudicato secondo le stesse misure morali che nel 2000 aveva chiesto per il presidente Johannes Rau: dimissioni perché accusato di corruzione per una vicenda di voli privati.
Le reazioni I commentatori politici tendono a ribadire che il presidente della repubblica non ha un vero potere e quindi che queste dimissioni non innescano una crisi politico. Il compito del presidente è incoraggiare e tenere unito il popolo, di essere un esempio per i cittadini. Il mezzo per farlo è la parola e l’unica base per la sua autorevolezza può essere soltanto la sua integrità morale. Se queste fondamenta non reggono più, allora crolla la casa, crolla la stima.
Su questa scia politici di tutti gli schieramenti si sentono alleggeriti dal passo di Wulff di lasciare il Palazzo Bellevue, la residenza presidenziale a Berlino: una scelta saggia per impedire danni ancora maggiori alla carica finora ricoperta. Nonostante le accuse in tanti continuano ad apprezzare il suo impegno ad esempio per l´ integrazione degli stranieri immigrati, in particolare dei musulmani. Per altri invece Wulff spesso dava l´impressione di una persona un po’ pallida nel suo agire politico.
I tedeschi traditi È vero che i singoli casi imputati a Wulff sembrano fatterelli di poca importanza – tanti sono riconducibili al tempo in cui era presidente della Bassa Sassonia – , ed è sempre possibile che i sospetti giuridici alla fine non si verifichino. Però la somma ripetuta di queste azioni ha portato i tedeschi a perdere la fiducia e la pazienza in Wulff. Non gli perdonavano la possibilità di aver abusato del suo potere politico e di aver concesso una confidenza eccessiva a persone che poi lo hanno sfruttato. Il suo comportamento li ha delusi e non possono essere giustificate in alcun modo le sue confessioni: «Ho commesso errori solo per la grande pressione pubblica». Lo stillicidio di episodi e situazioni ha prolungato una crisi, già assodata, inutilmente.
Il dopo Entro 30 giorni un’assemblea federale di circa 1.240 uomini e donne, metà parlamentari, metà rappresentanti dei Länder, dovranno eleggere un nuovo presidente. Wulff è stato il candidato desiderato dalla cancelliera tedesca Angela Merkel (CDU), che lo ha sostenuto fino alla fine, facendo perdere persino consensi al suo governo. Ora la cancelliera sembra si sia ammorbidita e vuole concordare la proposta per un successore con le altre forze politiche: SPD, FDP e Verdi.