Le Coefore ai tempi dell’ex-Jugoslavia
Lo spettacolo Coefore. Appunti per un’Orestiade italiana del regista Elio De Capitani (disponibile online fino al 13 giugno) nasce dalla collaborazione tra il Teatro dell’Elfo, il quale in questi mesi ha aperto gli archivi per offrire il meglio della sua produzione, e l’Istituto Italiano di Cultura di Parigi che, nell’ambito dei rendez-vous online con i protagonisti del teatro italiano, promuove la scena del nostro Paese. Un appuntamento speciale, quindi, rivolto contemporaneamente agli spettatori italiani e francesi.
Nel 1999 De Capitani affrontò l’episodio centrale dell’Orestea di Eschilo, Coefore, prendendo le mosse dalla versione di Pier Paolo Pasolini, che pone in termini radicali il nodo dell’eredità dei padri, il lascito della vendetta. Oreste uccide l’assassino del padre e la madre adultera, rispondendo a un destino e mettendo in moto forze che lo trascendono. Oreste sceglie o obbedisce? È colpevole o innocente? La sua assoluzione davanti al tribunale dell’Areopago, dopo la persecuzione delle Erinni, non avviene all’insegna della cancellazione di una colpa ma della riconciliazione. Frutto del viaggio che Oreste compie per accedere, attraverso la sofferenza e il dolore, a una maturità e ad una coscienza di sé che segnano la sua rinascita.
«Affrontare l’Orestea significa affrontare le origini del teatro. Disporsi all’ascolto di quei rumori di fondo che affiorano dalle profondità dell’inconscio, lasciar parlare le nostre radici oscure», spiega il regista. E prosegue: «Pasolini attingeva all’Africa per trovare volti e situazioni drammaticamente reali che incarnassero i personaggi della tragedia eschilea. Ma prima di realizzare il suo progetto, di cui resta la testimonianza documentaristica degli Appunti per un’Orestiade africana, compie un’operazione imprescindibile: traduce l’Orestea nel “suo” italiano, quello delle Ceneri di Gramsci, facendo tabula rasa di ogni tentazione classicistica, modificando ‘i toni sublimi in toni civili’. Perché ogni problema di rappresentazione è in primo luogo un problema di linguaggio».
«Proprio alla fine del Novecento, negli anni in cui veniva concepito questo lavoro – continua De Capitani –, le Erinni scatenate, le forze cieche si potevano riconoscere nei massacri nell’ex-Jugoslavia. Emergeva allora, estremamente attuale, un interrogativo: come coniugare gli imperativi contraddittori ed ugualmente validi “mai più guerra” e “mai più Auschwitz” ? Allora come oggi resta stringente la necessità di riflettere sull’intimo legame tra memoria e generazioni, tra elaborazione del lutto e nascita della democrazia. Alla perdita dell’innocenza di fronte all’ambiguità del bene e del male, alla nascita di una coscienza, il teatro greco contribuisce tracciando una via, ancora oggi aperta, per poter pensare».
Centrale nello spettacolo è il lavoro con gli attori. Ferdinando Bruni è «un Oreste asciutto e potente che ha l’aspetto di un intellettuale del nostro tempo fuggito giovane dalle sue tribali radici familiari, ma costretto a ritornarvi perché ossessionato dal richiamo ancestrale delle Erinni»; Ida Marinelli è Clitemnestra, Alessandra Antinori Elettra e Giancarlo Previati Egisto. Altrettanto centrale e importante è qui il ruolo del coro, nei cui canti si fondono, con effetti di contrappunto, l’italiano di Pasolini e il greco antico della tragedia. Composto da 11 attrici e cantanti, il Coro interpreta una partitura originale scritta da Giovanna Marini, ispirata ai canti funebri e alle dissonanze tipiche della musica popolare dell’area del mediterraneo. Artista amatissima in Francia, Marini aveva composto, prima di questi cori per l’Orestea, quelli memorabili per le Troiane dirette dal regista Thierry Salmon, e quelli per I Turcs tal Friul di Pasolini, spettacolo evento della Biennale Teatro del ’95 che ha segnato il suo incontro con De Capitani.
Il filmato è sottotitolato, per l’occasione in francese, e disponibile gratuitamente fino al 13 giugno. Per la visione cliccare https://vimeo.com/418803812
“Coefore. Appunti per un’Orestiade italiana” di Eschilo, secondo Pier Paolo Pasolini, regia Elio De Capitani, musica Giovanna Marini, scene e costumi Carlo Sala
con Ferdinando Bruni, Alessandra Antinori, Ida Marinelli, Massimo Giovara, Cristina Crippa, Giancarlo Previati, Luca Toracca, Maria Grazia Mandruzzato
Coefore: Francesca Breschi, Anna Coppola, Marisa Della Pasqua, Paola Della Pasqua, Silvia Girardi, Claudia Grimaz, Sandra Mangini, Germana Mastropasqua, Enza Pagliara, Patrizia Rotonda, Elena Russo Arman; direttrice del coro Francesca Breschi