Le città degli dei
A Città del Messico le testimonianze del misterioso universo precolombiano fatto di civiltà millenarie che nulla hanno da invidiare a quella greco-romana
Poco più di cinque secoli fa Colombo scopriva l’America. Dopo poco, a partire dal 1519, gli abitanti dell’antico Mesoamerica, comprendente parte dell’antico dell’odierno Messico, Guatemala, Belize, Salvador e Honduras, subivano la conquista militare e culturale dei colonizzatori spagnoli. Vennero così distrutte civiltà millenarie che nulla avevano da invidiare a quelle fiorite nel “vecchio mondo”, culture che avevano dato vita a organizzazioni sociali complesse, a un’arte raffinata,a una concezione religiosa dell’uomo e dell’universo il cui spessore oggi ci sorprende, pur con limiti e anche aberrazioni (vedi ad esempio i sacrifici umani praticati dagli Atzechi).
Spiccano, nel vasto e variegato mosaico rappresentato da questi popoli preispanici; i Maya, diffusi in parte dell’Honduras, nel Belize, nel Guatemala e in tutto il sud-est messicano; i Mixtechi e gli Zapotechi, che occupavano invece buona parte dell’attuale stato di Oaxaca; gli Olmechi, la prima civiltà comparsa nel Mesoamerica e fiorita intorno al 1000 a. C., che con i Totonachi e gli Huastechi erano insediati lungo la costa del Golfo; e infine, sulla regione dell’Altipiano o Messico centrale, i Teotihacabi, seguiti da Toltechi, Chichimechi e – più bellicosi di tutti – i suddetti Atzechi, il cui sogno di espansione e di unificazione del paese fu bruscamente interrotto dai conquistadores di Fernando Cortés.
Testimoniano il passato splendore, oltre a quanto è custodito nei musei, le rovine, spesso immerse in paesaggi e foreste di ineguagliabile bellezza, , di intere città con palazzi, templi, monumenti superbi. Tra le più note, Teotihuacan e Cholula nell’Altipiano; Monte Albàn in Oaxaca; Tikal, Uaxactù, Palenque e altre nella zona maya; El Tajìn a veracruz; per non tacere di Tenochtitlan, l’odierna Città del Messico, fondata nei primi decenni del XIV secolo d. C.: al tempo degli invasori spagnoli, che rimasero senza fiato di fronte alla sua magnificenza, si estendeva su circa 15 chilometri quadrati e contava oltre 200 mila abitanti.
Vera “città degli dei”, rispecchiava perfettamente nel suo tracciato urbano le credenze religiose degli Atzechi (o Mexica): essi si reputavano il popolo eletto per alimentare e rafforzare (con sacrifici cruenti) il Sole, e quindi evitare il cataclisma cosmico che sarebbe derivato nella sua “morte”. La comunicazione con la divinità doveva essere perciò costante; e l’acqua era uno dei mezzi più adatti a favorirla. Per questo Tenochtitlan sorgeva su un’isoletta del lago di Texcoco: essa rappresentava il mondo circondato dall’acqua e suddiviso in quattro quadranti, corrispondenti ai quattro punti cardinali. Al centro, nel luogo sacro per eccellenza dove tutte le strade della Terra si intersecavano, sorgeva il Tempio maggiore: lì era il punto di contatto tra i 13 cieli e i 9 mondi sotterranei, , tra umano e soprannaturale. Forse mai come a Tenochtitlan l’aspirazione dell’uomo a vivere in terra sul modello celeste trovò un qualche appagamento.