Le cinque giornate di Genova

Accordo firmato dopo cinque giorni di sciopero dei mezzi pubblici. Ma restano parecchi sospesi sulle municipalizzate
Genova

Quando transita il 470 diretto in Valbisagno, primo bus a tornare sulla strada, è segno che la vertenza è finita. L’orologio segna le 15,30 di sabato 23  novembre. Era saltata la conferenza stampa a Palazzo Tursi, non si avevano echi di cosa stesse accadendo durante l'assemblea dei lavoratori di Amt.

Poi, dopo quattro ore, la fumata bianca: l'assemblea dei dipendenti riuniti nella Sala Chiamata del porto per discutere della bozza d'accordo raggiunta nella notte, in prefettura, tra Comune, Regione e sindacati ha approvato a maggioranza la bozza che ha concluso la vertenza sul trasporto pubblico a Genova e lo sciopero di cinque giorni.

A chiedere il voto favorevole sono state le organizzazione sindacali che la notte scorsa hanno portato a termine la trattativa, ma c'è chi chiede nuove votazioni. Ma racconta un autista che c’è stata parecchia tensione durante l’assemblea e durante il voto. Sono volati urla e insulti. E più volte e in tanti hanno scandito la parola «vergogna», poiché l’accordo non doveva essere accetto.

Per Angelo Caldano della Faisa Cisal, «è una brutta pagina, la trattativa era proseguita con ordine, poi una minoranza ha rovinato tutto». Circa il 60 per cento dei lavoratori presenti ha avallato l'ipotesi di accordo formulata la notte scorsa, mentre il 40 per cento si è detto contrario. Per il sindaco Doria, «l'accordo avrebbe potuto essere raggiunto senza un giorno di sciopero, nel senso che la necessità di trovare dei punti fermi sulla base dei quali guardare al 2014 era una nostra consapevolezza diffusa. Ci si è sforzati – ha aggiunto –, di trovare un punto di equilibrio in una situazione molto complessa. Era doveroso ricercarlo e trovarlo perché sarebbe stato insostenibile il protrarsi dell'astensione dal lavoro di dipendenti che dovrebbero essere impegnati ad erogare un servizio pubblico essenziale. Nel merito, gli obiettivi che vanno tenuti a mente sono primariamente quello di dare una prospettiva all'azienda comunale Amt, che rimane pubblica al cento per cento e tutelare i posti di lavoro». Mentre il governatore Burlando ha tagliato corto: «Mi sembra un accordo buono e positivo, l'unico possibile».

L'accordo firmato ieri prevede, in primo luogo, che l'Amt rimanga pubblica. La Regione si impegna a finanziare l'acquisto in tempi brevi di 15 nuovi mezzi attraverso una riprogrammazione di risorse già impegnate e, nel quadriennio 2014-2017, di altre 200 vetture, con finanziamenti da fondi europei e nazionali. La Regione, poi, si impegna ad accelerare il percorso di costituzione dell'Agenzia unica per il Tpl entro marzo del 2014, in modo che operi a regime entro la fine dell'anno. I sindacati hanno riferito, poi, che, per ripianare il disavanzo di Amt, calcolato in 8,3 milioni di euro nel 2014, il Comune si è impegnato a ripatrimonalizzare l'azienda con un investimento pari a 4,3 milioni di euro. I restanti 4 milioni saranno invece recuperati attraverso riorganizzazioni aziendali che non toccheranno né le retribuzioni, né l'orario di lavoro, né i riposi dei dipendenti.

In particolare, secondo quanto riferito, tra gli interventi di riorganizzazione è prevista l'esternalizzazione di quote di attività che verranno affidate in appalto (come i servizi sulle linee collinari). Dopo l'eventuale firma definitiva dell'accordo si avvierà una trattativa aziendale per stabilire quante e quali linee appaltare. Questa misura dovrebbe consentire un risparmio per l'azienda pari a 2 milioni di euro.

Per recuperare i restanti 2 milioni di disavanzo, l'accordo prevede altre riorganizzazioni interne, che dovranno essere individuate entro il 31 dicembre di quest'anno in modo da essere realizzate a partire da gennaio del 2014. È stato precisato che l'accordo prevede esplicitamente l'inscindibilità delle singole misure stabilite: se un punto non dovesse essere rispettato, salterebbe l'accordo nel suo complesso.

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