Le chiese europee e le priorità dell’Ue
Una delegazione della Commissione delle Conferenze episcopali dell’Unione europea (COMECE) e della Conferenza delle Chiese europee (CEC) ha incontrato l’Ambasciatore Philippe Leglise-Costa, Rappresentante Permanente della Francia presso l’Unione europea (Ue), per uno scambio di vedute circa le priorità della Presidenza di turno francese del Consiglio dell’Ue.
COMECE e CEC sostengono le tre ambizioni della Presidenza di turno francese del Consiglio dell’Ue: un’Europa umana, più forte e sovrana, verso un nuovo modello di crescita, sottolineando la necessità di promuovere i nostri valori europei comuni e il bene comune in tutti i settori politici, suggerendo di rafforzare il senso di appartenenza anche valorizzando il carattere unico dell’Ue come una comunità di valori basata su diritti fondamentali. A questo si aggiunge la necessità di una ripresa equa e giusta dalla pandemia di COVID-19 e allo sviluppo di una cultura strategica europea di pace, con al centro la sicurezza umana.
Il documento presentato da COMECE e CEC include anche raccomandazioni su politiche dell’UE in materia di migrazione e asilo, partenariato Ue-Africa, transizione digitale, transizione ecologica, occupazione, condizioni dei lavoratori, un’economia di mercato responsabile e sostenibile, la conferenza sul futuro dell’Europa, libertà di religione, salute, diritti fondamentali, lotta all’antisemitismo, educazione e cultura.
Nel portare avanti una politica comune in materia di asilo e migrazione, l’Ue e i suoi Stati membri potrebbero rafforzare il rispettivo ruolo nella protezione internazionale, garantendo un rapido accesso a una procedura di asilo completa ed equa a coloro che arrivano alle frontiere e nel territorio dell’Ue.
Per quanto riguarda la politica europea di difesa, le chiese europee riconoscono che una logica di riarmo e paura non può che creare un falso senso di sicurezza e portare a un’ulteriore destabilizzazione. Pertanto, l’Ue dovrebbe concentrare gli sforzi nel suo vicinato e nel mondo intero sulla cooperazione anziché sul confronto, intensificando i partenariati bilaterali e multilaterali a favore dello sviluppo umano, dell’ecologia integrale e della pace.
Allo stesso tempo, il futuro partenariato Ue-Africa dovrebbe basarsi sui valori della dignità umana, della solidarietà e dell’uguaglianza, concentrandosi in particolare sulla promozione della pace, della sicurezza e della stabilità, nonché dello sviluppo economicamente e ambientalmente sostenibile.
Nella sua azione esterna, l’Ue dovrebbe promuovere attivamente il riconoscimento internazionale dei diritti umani, compreso il diritto alla libertà di religione o di credo, nonché una cittadinanza comune ed equa dei membri delle minoranze religiose nei Paesi terzi.
Le chiese europee esortano la Presidenza francese a portare avanti i negoziati sulla direttiva sul salario minimo per raggiungere un accordo entro la primavera del 2022, nel rispetto del principio di sussidiarietà e tenendo conto della diversità dei modelli sociali europei, per consentire a tutti i lavoratori di perseguire una vita dignitosa. È altresì importante un’effettiva trasparenza retributiva nell’Ue per colmare il divario retributivo di genere. Allo stesso tempo, il lavoro dovrebbe essere sostenuto da forti politiche orientate alla famiglia e, per questo, sarebbe opportuno (re)introdurre un giorno di riposo comune nell’Ue, che secondo tradizione o consuetudine dovrebbe essere in linea di principio la domenica, come sancito nella Carta Sociale Europea.
I rappresentanti delle chiese europee hanno anche condiviso le loro preoccupazioni per l’invasione militare russa in corso in Ucraina, esortando l’Ue a cercare instancabilmente una soluzione pacifica al conflitto, garantendo al contempo corridoi umanitari sicuri e accogliendo i rifugiati in fuga dalla guerra.
Nel contempo, il Presidente della COMECE, il cardinale Jean-Claude Hollerich, ha inviato una lettera a Sua Santità Kirill, Patriarca di Mosca e di tutta la Russia, chiedendogli di rivolgere un appello alle autorità russe affinché fermino immediatamente le ostilità contro il popolo ucraino, perché «dimostrino buona volontà per cercare una soluzione diplomatica al conflitto, basata sul dialogo, il buon senso e il rispetto del diritto internazionale». Con il cuore spezzato dalle tragiche testimonianze provenienti dalle aree assediate in Ucraina, il cardinale Hollerich ha anche invitato il Patriarca a sostenere «corridoi umanitari sicuri e accesso illimitato all’assistenza umanitaria». Rivolgendosi al Patriarca come a qualcuno che potrebbe portare un segno di speranza per una soluzione pacifica di questo conflitto, il cardinale Hollerich ha anche ricordato la dichiarazione congiunta del 2016 rilasciata dal Patriarca Kirill e da papa Francesco in cui si deploravano le ostilità in corso in Ucraina.