Le campanule gioiellli botanici d’Italia
Nel panorama della flora spontanea italiana, la più ricca di specie dei paesi europei, e per il vero alquanto trascurata dai distratti abitanti del nostro paese, spiccano per bellezza, eleganza ed anche rarità le delicate campanule. In Italia si contano cinquanta specie distribuite per lo più in ambienti montani, e benché la forma caratteristica dei fiori, a piccola campana appunto, e il colore quasi sempre azzurro, le rendano facilmente ricoscibili anche al primo sguardo, la varietà di portamento e di adattamenti ecologici fa di questo genere di piante uno dei più interessanti della nostra flora. Infatti tra le specie di questo genere si annoverano sia forme nane, in tipici cuscinetti abbarbicati sulle rupi alpine, come la Campanula morettiana, endemica delle Dolomiti, sia forme imponenti, con piante alte oltre i due metri come la Campanula pyramidalis, una specie degli ambienti carsici, legata alla pietra istriana (a tal punto da diffondersi su alcuni monumenti di Verona, nel secolo scorso, costruiti appunto con questa pietra). La notevole plasticità di queste piante si traduce in un gran numero di ambienti colonizzati, che vanno dalle rive del mare alle altissime quote, dal bosco alle praterie e ai pascoli, per finire con le rocce e i ghiaioni; e non mancano neanche esempi di specie sinantropiche, legate cioè all’uomo. Anche la frequenza con cui ci si può imbattere in questi fiori durante le nostre passeggiate varia notevolmente: si va da specie largamente diffuse come la Campanula rapunculus, nota anche per le radici commestibili (i raperonzoli) o Campanula trachelium, molto frequente nei boschi collinari, a specie decisamente localizzate come la Campanula petraea degli ambienti calcarei del Monte Baldo o Campanula forsythii, endemica della Sardegna. Alcune, poi, sono incluse nel libro rosso delle piante maggiormente minacciate in Italia, come la bellissima Campanula dell’Arciduca (Campanula raineri), che abbellisce le rocce sovrastanti i laghi lombardi, o la Campanula di Capo Noli (C. isophylla), talmente legata alla Pietra di Finale da ricoprire le facciate di alcune chiese costruite con questa pietra. Da un punto di vista della biologia queste), piante presentano alcuni aspetti insoliti e interessanti: come alcune Composite contengono lattice nei loro tessuti, mentre nei semi la riserva nutritiva è costituita da inulina e non da amido, come per la maggior parte delle Dicotiledoni. Ma l’aspetto più originale è dato dal meccanismo di impollinazione, la cosiddetta offerta secondaria del polline. Consiste nel fatto che, a corolla ancora chiusa, si sviluppano gli stami (organi maschili) prima del pistillo (organo femminile): questo, dotato di peli viscosi, imprigiona lungo lo stilo il polline rilasciato dagli stami e quando la corolla si apre, gli insetti visitatori, attratti dal nettare posto alla base del pistillo, si impolverano della preziosa polvere gialla che verrà trasportata su altri fiori, favorendo così la fecondazione incrociata. Questo meccanismo, adottato solo da famiglie di piante particolarmente evolute, favorisce il risparmio energetico da parte della pianta, in quanto minimizza la quantità di polline persa durante ogni trasporto. È interessante anche notare come la campanula abbia ispirato due filoni di leggende totalmente contrapposti: se da un lato nei paesi mediterranei il suo aspetto lieve e delicato ha ispirato il simbolo della speranza e della perseveranza per la sua capacità di resistere alle basse temperature delle quote maggiori, nei paesi nordici, come la Scozia, viene associata alla campana della morte. Ma a parte le varie credenze, resta la meravigliosa bellezza di questi fiori, quasi un dono aggiunto alle passeggiate in alta montagna e, cosa non trascurabile, uno dei gioielli botanici maggiori della nostra flora.