Le buone pratiche della raccolta differenziata

La raccolta differenziata in Italia nell’ultimo decennio ha conosciuto una costante crescita, seppure in rallentamento: secondo i dati Ispra, nel 2023 (ultimo anno disponibile) si è arrivati al 66,64%, con una crescita di oltre 10 punti percentuali in un quinquennio. Un dato medio, che cela naturalmente grandi disparità: se al Nord la media è del 73,37%, al Sud è del 58,95%. E disparità esistono poi anche all’interno di queste stesse macroaree: se al Sud si registrano punte negative del 16,9% come a Palermo, ci sono viceversa molti comuni che riescono a fare anche meglio che al Nord (Legambiente certifica nel 2024 una crescita quasi del 25% dei Comuni “virtuosi” al Meridione), arrivando addirittura a superare il 90%. Uno degli esempi che più balzano all’occhio è quello di Grazzanise, nel Casertano: un Comune di 6.700 abitanti che negli ultimi 5 anni è passato dal 38% al 93% di raccolta differenziata (un dato record a livello nazionale), toccato a gennaio 2025. Un vantaggio sia per l’ambiente che per le tasche dei cittadini, dato che la differenziazione dei rifiuti consente di ridurre i costi. Ne parliamo con il sindaco, Enrico Petrella.
Signor sindaco, innanzitutto verrebbe da dire: alla faccia dell’emergenza rifiuti in Campania…
Veramente non capisco perché quella dei rifiuti debba essere un’emergenza: certo ci possono essere difficoltà anche notevoli, ma si tratta di un qualcosa di ciclico, che viene prodotto in maniera continuativa dagli abitanti ed è quindi possibile stimare quanti se ne devono gestire in un dato periodo. Un’emergenza è qualcosa di improvviso, non prevedibile, e i rifiuti di una città non lo sono o quantomeno non dovrebbero esserlo. Poi c’è da dire che non è la stessa cosa parlare di grandi e piccoli centri: noi ad esempio siamo stati molto agevolati dal fatto di non avere praticamente condomini, e quindi diventa più facile monitorare la produzione di rifiuti della singola casa.
Qual è stata la chiave per arrivare a quasi triplicare la percentuale di differenziata?
Innanzitutto la fiducia che nasce dalla costanza del servizio: non avrò la collaborazione dei cittadini se non do la certezza che, se un tal giorno deve essere ritirata la plastica, questa verrà effettivamente ritirata. Se una volta il camion dei rifiuti passa e l’altra no, darò la sensazione che la differenziata è una beffa. Poi il monitoraggio: soprattutto nei primi tempi, come amministrazione abbiamo collaborato strettamente con gli operatori del servizio per verificare che nei sacchetti ritirati i rifiuti fossero effettivamente differenziati nella maniera corretta, facendo notare eventualmente anche subito alle famiglie se così non era. Certo serve tempo che molto spesso gli operatori non hanno: io stesso, insieme all’assessore all’ambiente, molte volte li ho accompagnati la mattina presto in quest’opera. Ma anche questo crea fiducia: se il cittadino vede che il sindaco stesso o l’assessore bussa alla porta per contestare un errore nella differenziata, e fornire chiarimenti o reprimere un comportamento scorretto, il messaggio che passa è che la differenziata è importante.
Poi è stata fondamentale la creazione delle isole ecologiche per rifiuti ingombranti su un terreno confiscato alla camorra, atto dall’alto valore simbolico dati i noti interessi della criminalità organizzata nella gestione dei rifiuti: grazie a queste, all’installazione di 120 telecamere nei punti “caldi” e al lavoro delle forze dell’ordine è stato possibile arrivare praticamente ad eliminare l’annoso problema dell’abbandono dei rifiuti. Poi è stata importante anche la cura della città: vederla pulita innesca un processo virtuoso in tutta la cittadinanza. La chiave di tutto, al di là di campagne di sensibilizzazione che spesso si rivelano inefficaci, sono la fiducia e la continuità nei servizi: dico spesso che serve essere più tecnici che poeti in queste cose, senza velleità di fare miracoli o essere eroi. Il messaggio forte è che i cittadini sono molto più validi di quanto si possa credere.
Veniamo al capitolo costi: perché una gestione di questo tipo consente di ridurli?
Innanzitutto perché il materiale avviato al riciclo, per quanto poco, viene pagato, consentendo di recuperare una parte dei costi: noi recuperiamo circa 50.000 euro l’anno, e siamo passati da 300.000 a 73.000 euro annui nella gestione dell’indifferenziato. Così è stato possibile ridurre del 30% la Tari. Il grosso dei costi sono comunque dovuti al personale; che, a dire il vero, è in eccesso, perché in passato è stata fatta una politica di assunzioni molto generosa. Non che questo sia stato del tutto un male: nella fase di avvio della raccolta differenziata, infatti, questo ci ha consentito di poterla seguire meglio casa per casa. Ora però siamo in un contesto più maturo, per cui per il futuro prevedo di non rimpiazzare i prossimi pensionamenti, ottenendo ulteriori risparmi.
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