Le attese per un forum civico in Italia

Uniti nella tensione a dare risposte alle urgenze del nostro tempo, ma non tutti nello stesso partito. Un contributo al dialogo sull’impegno dei cattolici in politica a proposito dell’articolo “Il posto dei cattolici” pubblicato sul numero di gennaio 2019 della rivista Città Nuova

A 100 anni dall’appello “Liberi e forti” di don Sturzo per chiamare i cattolici all’impegno politico è molto interessante aprire un fronte di riflessione sull’oggi, guardando alle responsabilità per il futuro e contemporaneamente analizzando i passaggi delicati del passato .

Sarà possibile riproporre in modo nostalgico le modalità e le categorie con cui nel passato i cattolici si sono compattati per costruire una nuova Italia distrutta dalla guerra?

In questo momento storico in cui nella Chiesa si è iniziato a confrontarsi con “parresia”  (cioè con carità e chiarezza insieme) , un primo grande passaggio sarà quello di aprire sempre più spazi di dialogo sui temi sfida all’inteno delle comunità cristiane. Vedo quindi il ruolo dei cattolici in politica in due direzioni: la prima all’interno della chiesa stessa, chiesa che fatica a fare appassionare i suoi membri alla dottrina sociale di cui è ricchissima e alla quale anche Papa Francesco ha dato un nuovo contributo, Evangelii gaudium, che legge in chiave civile e di comunione l’agire e il pensare economico (poco se ne parla nelle comunità  parrocchiali ) e Laudato sii che sintetizza tutti i temi epocali per la sopravvivenza della “terra” e della speranza di un futuro giusto per i più diseredati.

La seconda azione dei cattolici è all’interno dei partiti, per favorire spazi di condivisione e di  gestione dei conflitti interni,  ridare dignità alla politica e capacità di trovare proposte condivise per il paese.

Secondo me oggi non sarebbe auspicabile un partito o movimento politico di chiaro stampo cattolico che raccolga tutte le istanze (questioni di dignità civile/diritti/giustizia sociale e questioni di morale individuale e familiare, bioetica…..). Aprirebbe una ulteriore “frontiera” (noi/voi) tra le tante che già sono presenti dentro e fuori la nostra società italiana, mentre è chiara la necessità di aprire le frontiere  anche per i cattolici, imparando  a lavorare con tutti valorizzando le ottime istanze ed esperienze al bene comune già presenti ed in fieri,  dentro e fuori la chiesa.

Politicamente oggi è indispensabile intercettare quei bisogni e quelle domande inevase dalle passate  azioni di governo che, inascoltate,  sono sfociate nella rabbia  e in quello che genericamente viene chiamato “populismo”.

Una domanda è sicuramente di autenticità e coerenza della politica e dei suoi “sistemi” , di abbattimento di privilegi e “cupole dorate”  per esempio. Un lavoro di sradicamento di “cattive abitudini” molto faticoso ma necessario anche partendo dalla Chiesa italiana, per passare ai corpi intermedi come i partiti e i sindacati. Solo così i cittadini potranno di nuovo recuperare la fiducia nei “politici” come categoria di persone formate e informate  nella logica della rappresentatività, logica chiaramente in crisi ma non facilmente sostituibile con altro, mantenendo la democrazia.

I partiti stessi si accorgono del grande potenziale che oggi ha il mondo cattolico nell’affrontare con forte idealità  le sfide più difficili (penso alla comunità di S. Egidio e al grande lavoro di accoglienza di Fare Sistema  dei Focolari…). Lo stesso papa Francesco è additato come un leader naturale dei politici che vogliono “cambiare e affrontare le nuove sfide sradicandone le radici”.

In questi giorni il “grido” del sindaco Orlando, cattolico, ha suscitato una forte reazione e imitazione in tanti politici e amministratori (cattolici e non) che hanno avuto il coraggio di essere culturalmente  dissidenti al  ddl 132 sui temi dei premessi umanitari, anagrafe, ecc per gli stranieri non regolari.

Ragionare quindi assumendo dal passato lo sguardo di La Pira,  che guardava ad una Europa affacciata sul mediterraneo per abbracciare i suoi molteplici popoli e  curare  con loro le molteplici ferite fatte di rapporti di forza neocoloniale  e di presunta supremazia culturale. Se non facciamo questo tradiamo la nostra natura cristiana e cattolica , cioè “universale”.  La sfida di oggi “chi è il mio prossimo”… prima il vicino e poi il lontano… la conosciamo bene e giustamente ne temiano le conseguenze culturali.

I tanti forum civici che si vogliono aprire con questi scopi fanno ben sperare, sempre che si trasformino in luoghi di concreta proposta programmatica politica e non rimangano un esercizio intellettuale. Ma ho speranza, dato i promotori, che non sia così. Tali Forum partono da docenti universitari e potranno intercettare quei giovani che, formati alla passione per il bene comune e  la cultura politica, potranno creare una nuova generazione di politici… per ora non pervenuta.

Anche la Chiesa può assumere più coraggio con i giovani, nell’ affrontare a cuore aperto i temi epocali come omosessualità e nuove situazioni familiari, dignità del lavoro,  destinazione universale dei beni e  proprietà privata, sobrietà, cultura del desiderio  vs cultura della speranza: spazi autentici e non pilotati in cui i giovani si possano ritrovare e riconoscere per il contributo responsabile che sapranno offrire, anche alla politica oltre che alla Chiesa stessa.

 

 

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