Le armi di Francesco: il digiuno e la preghiera

Il papa non si stanca di richiamare alla pace. Chiede di custodire ogni fratello e di non lasciarsi accecare dagli egoismi. La piazza applaude sommessamente: le parole spettano solo al silenzio e al raccoglimento per scongiurare il conflitto siriano
Veglia per la pace in piazza san Pietro

«Ha rotto il silenzio e ha fermato il mondo» è il commento di Marie, siriana di Homs che timidamente sventola una piccola bandiera con i colori della sua terra. Le grandi sono state lasciate ai margini di piazza san Pietro, assieme a cartelli e striscioni, perché i vessilli che papa Francesco ha chiesto di issare, durante questa veglia per la pace in Siria, sono quelli del digiuno e della preghiera. I suoi soldati rispondono con il silenzio e le invocazioni a Maria, regina della pace.

Dal cuore della cristianità ai confini del mondo Bergoglio ha chiesto che ogni chiesa particolare si unisca in qualche modo a questa piazza orante, dove l’universalità è stampata nei volti dei presenti, non solo classici turisti curiosi o pellegrini festanti: qui ci sono i fedeli, i cristiani. Dario ha saltato la cena e ha lasciato un convegno internazionale per rispondere all’appello del papa. Romero è sudamericano, non ha aderito al digiuno, ma “sono qui a pregare. Non pensi che basta?”. Matteo e Marisa di Foggia erano in vacanza nella città eterna: i progetti per questa sera erano altri, ma «questo papa ha sconvolto tutti i programmi e così eccoci qui con lui».

Sui sanpietrini della piazza un giornale laico e talvolta anticlericale diventa tappeto che raccoglie una decina di giovani che rosario in mano pregano: contraddizioni o segnali? Un braccio tatuato, la cui mano scorre grani di rosario, incuriosisce perché insolito, eppure qui vige il pregare e il chiedere la pace. Lo stesso riesce a fare una giovane coppia con quattro bambini: i colori e la pappa li tengono buoni mentre loro, con gli occhi fissi allo schermo, mormorano l’Ave Maria. La veglia che il papa ha annunciato all’Angelus dello scorso primo settembre, comincia proprio da questa antica orazione cristiana e prosegue con l’adorazione eucaristica: scende qualche lacrima, qualcuno si siede mentre i passi felpati di chi cerca un posto più agevole si aggirano tra le centinaia di presenti e riempiono il silenzio dei lunghi intervalli di riflessione. Un robusto signore, non giovanissimo e che sembra aver piantato al suolo le sue ginocchia, pronuncia sottovoce piccole frasi, qualcuna anche in arabo. Davanti a sé ha poggiato un giornale che parla proprio della veglia di Bergoglio. Non vuole interviste sul Medio Oriente, è qui per pregare.

Dalle 19 alle 23 la piazza vede arrivare e partire pellegrini dello spirito, ma non solo: sono in tanti, i «non particolarmente religiosi», come confessa Armando, ad aver fatto compagnia a questo papa che li ha ancora una volta sorpresi. «È l’unico che ha saputo fare un gesto concreto di pace, capace di unire tanti – continua Marie – mentre finora le armi hanno solo diviso. Ci ha radunati per la pace e ha radunato il mondo attorno alla pace».

A metà della celebrazione il papa prende la parola, con la convinzione che abbiamo imparato a conoscere, con mitezza, ma anche con estrema serietà: chiede ad ogni cristiano e ad ogni uomo di buona volontà di custodire il fratello, di essere costruttore di pace dove vive o lavora. Non lascia scampo agli egoisti che vivono da accecati e alle coscienze addormentate che trovano sempre sottili giustificazioni al male. «In ogni violenza o guerra – afferma – facciamo rinascere Caino che alza la mano contro il fratello».

A conclusione della veglia benedice con l’ostensorio: è la sua arma, questa presenza di Dio in un pezzetto di pane indifeso. In piazza le ginocchia si piegano all’unisono, gli occhi di Francesco vanno oltre e sembrano sfidare le mani di chi oggi impugna le armi della morte credendo di difendere la vita: è un’altra la sua logica e altra è l’artiglieria che piazza in prima linea: fede e preghiera, lasciando alla diplomazia e alle lettere il loro corso. Ora si attende e il papa chiede di continuare a pregare in compagnia per “questi prossimi giorni” decisivi per l’attacco in Siria o per il negoziato pacifico. La piazza sta con Francesco.

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