Le aquile bianche dellimperatore
Ferruccio Mazzariol - Santi Quaranta
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Incanta questo romanzo dello scrittore veneto sull’Impero austro-ungarico degli Asburgo e la sua decadenza. Esistono, infatti, innumerevoli saggi storici sull’argomento; ma qui l’autore, che oltre a essere finissimo scrittore è anche poeta delicato e uomo di robusta fede, offre una lettura originale, tra storia e fantasia: egli celebra sì le glorie, le tradizioni, i personaggi di questa splendida creazione, tendente a un’armonia di etnie, ma al tempo stesso ne rileva contraddizioni e carattere transeunte, com’è di ogni costruzione terrena.
Fu il nazionalismo a sgretolare questo modello di regno non senza conseguenze anche per l’oggi d’Europa. Una fine che Mazzariol trasfigura con accenti da ballata nostalgica: «L’imperatore Francesco Giuseppe si presentò all’Altissimo con l’ostensorio dei suoi popoli amati, tenendo tra le mani offerte propiziatrici: il barocco, la musica mitteleuropea, gli ex-voto di Pietralba, le due aquile (l’aquila bicipite), fattesi bianche e lucenti, dello stemma imperiale, somiglianti a colombe mansuete».