Le amicizie di Giovanni Paolo II? Normali e giuste
Caro Michele Genisio, leggendo il suo articolo dal titolo "Una stupenda amicizia nelle lettere di Karol Wojtyla" nel fondo equilibrato e chiaro, ho rilevato due passaggi all'apparenza insignificanti, ma che mi sembrano rivelatori di una certa inconsapevole cattiva abitudine. Lei afferma ad un certo punto del suo articolo che: "Wojtyla era un uomo che conosceva l’amicizia, sia con uomini che con donne." Non so quale sia la motivazione di questa sua affermazione, ai miei occhi un tantino banale, non vedendoci niente di strano. A meno che non volesse mettere in luce una sorta di eccezione in Wojtyla rispetto ad altri che vivono nel suo stesso stato. Come dire, siccome Wojtyla era talmente uomo e ricco di passioni, che era per lui normale avere amicizie femminili e ovviamente maschili.
E mi creda non è solo una questione semantica. Perché se così fosse trovo preoccupante che per un prelato o cardinale avere amicizie maschili e femminili debba fare l'oggetto di un'affermazione, quasi di una giustificazione È evidente che non solo non c'è niente di male, ma c'è da auspicare che tutti i preti di normale maturità umana (ancora ce ne sono, non sono legione, ma ce ne sono) abbiano tante, ma proprio tante amicizie maschili e ovviamente femminili.
Queste lettere svelano invece un lato, peraltro già conosciuto, dell'uomo Wojtyla. La sua capacità di innamorarsi, da non escludere aprioristicamente, di una donna e magari di sentire sempre, e in maniera più forte, la chiamata a una missione per lui sicuramente più importante e in sintonia con il suo sentire più intimo: cioè quella del sacerdozio. E quindi la fedeltà ad una scelta che gli sembrava più consona al suo percorso. Qui, veramente non c'è niente di male… parlo dell'innamoramento. Se sapesse quanti uomini e donne consacrati a Dio vivono questo passaggio (ne conosco tantissimi). Situazioni che a volte possono durare anni o magari una vita intera.
Eppure non c'è niente di male, è tutto normale. Sono le parole che dovremmo usare in queste circostanze. Poi, certamente, la libertà di ciascuno permette di fare le scelte più coerenti con la propria coscienza e con il proprio sentire. Punto.
Poi dopo il suo resoconto, abbastanza chiaro, lei ricade nello stesso errore un po' più giù quando afferma: "Gesù, in casa di Marta e Maria, si dimostra capace d’un sentimento non facile, quello cioè d’instaurare profondi rapporti d’amicizia con persone dell’altro sesso." E qui proprio non la capisco più, non so cosa volesse affermare. Per quale motivo il sentimento di instaurare profondi rapporti di amicizia con persone dello stesso sesso deve essere "non facile", anche per una persona chiamata a una vocazione totalitaria? Non le pare esagerato l’uso della fonte?
La realtà dell'amicizia è un elemento essenziale dell'esistenza. Sarebbe un dramma senza misura non poterla vivere e ancor più combatterla. Anche chi è sposato, deve avere rapporti di amicizia profonda con altre donne e ovviamente con altri uomini. L'esclusività di una scelta (o se vuole chiamata) non uccide il sentire profondo che ci lega alle persone. Lo scoop della Bbc, che per me è solo una montatura per far rumore, deve permetterci di capire che la "passione" per un essere umano non è un allarme di pericolo, ma una condizione essenziale della vita umana e un passaggio di elevazione sociale. Certo, c'è bisogno di dominare sempre i sentimenti e le relazioni con gli altri, e ognuno farà come può e in fedeltà ai suoi principi, ma non certo vedendoli come un ostacolo. Il resto è solo scoop a quattro soldi, come nella divulgazione di queste lettere. La ringrazio comunque per la sua riflessione che ci voleva.