Le alleanze necessarie per superare il populismo

Secondo il gesuita padre Occhetta occorre una alleanza trasversale per impedire la disgregazione sociale provocata dalla logica del populismo. L’agenda Draghi come punto di partenza di un riformismo di tipo degasperiano
Draghi (Foto Ap)

I populismi sono irruenti burrasche che si infrangono sulle istituzioni, secondo il gesuita e politologo Francesco Occhetta.

È quanto avvenuto con la caduta del Governo Draghi il 20 luglio. «Conte ha innescato la crisi, Salvini l’ha cavalcata, Meloni l’ha capitalizzata, Berlusconi l’ha avallata» (Occhetta, Comunità di connessioni, 23 luglio 2022).

Importante ora che conservatori e progressisti trovino un accordo per mettere il Paese in sicurezza sul piano internazionale e che si mantengano gli impegni del Pnrr e le misure sui grandi temi sociali, a partire dal lavoro. Come sottolinea lo stesso padre Occhetta sulla rivista Famiglia cristiana di luglio, «sono movimenti storici che compaiono quando il popolo soffre e subisce crisi finanziarie, l’aumento della disoccupazione, flussi migratori, l’incremento delle spese militari, il coinvolgimento nei conflitti, la crisi della classe media, la corruzione della classe politica e la costatazione che le classi dirigenti da popolari diventano aristocratiche».  

Così da anni è penetrata nella società italiana, a partire dalle TV, una cultura populista non contrastata adeguatamente neppure dai movimenti cattolici in politica e dalla Chiesa. Lontana dalla realtà e dalla verità si diffonde attraverso emozioni e credenze. Il popolo viene strumentalizzato da una cultura immersa in un “eterno presente liquido”, apparentemente oltre la destra e la sinistra.

Oggi però bisogna scegliere se stare con l’Unione europea e l’Occidente o con le democrazie illiberali dell’Est Europa o con le autocrazie e dittature orientali.

Ora bisogna scegliere tra culto dell’uomo forte o formazioni intermedie come associazioni di volontariato, Terzo Settore, sindacati, Chiesa. Ora bisogna respingere la tentazione di una chiusura identitaria nel recinto Dio, Patria, Famiglia per rifugiarsi dal mondo in una lotta del “noi” contro “loro”.

Il confronto ora è tra europeisti, riformatori, atlantisti, scelte dei Padri fondatori della Repubblica, e populisti e sovranisti dall’altra.

C’è una unità da ricostruire: Mattarella, il card. Zuppi, presidente della Cei invitano alla responsabilità, ricordano i doveri dei partiti, oltre i calcoli elettorali. Purtroppo lo scioglimento anticipato della legislatura è la prova che le parole di rabbia, odio, menzogna hanno prevalso sul linguaggio della verità del presidente Draghi.

Ora sul voto pesano le incognite della paura, della guerra e dell’inflazione, del dolore per i 170 mila morti per Covid.

Le battaglie dei partiti hanno prevalso sull’interesse nazionale.  È l’ora di una alleanza trasversale per connettere esperienze civiche, movimenti sociali, risorse intellettuali, morali, culturali, mondo delle imprese e del Terzo settore, partiti riformisti ed europeisti.

È questo il centro politico dinamico, energetico chiamato a ricostruire per la seconda volta la Repubblica, come luogo politico delle connessioni inclusive e del nuovo pensiero, aperto a quanti in Europa e nel mondo sognano diritti umani, transizione ecologica e pace, democrazia partecipativa.

Occorre ricostruire i partiti insieme alla fiducia dei cittadini, la politica del Terzo Millennio capace di abbandonare le forme e gli schemi del Novecento.

Secondo Ochetta «intorno all’agenda Draghi, come è stato scritto da molti, potrebbe rigenerarsi un riformismo di matrice degasperiana, europeista, atlantista, meritocratico e solidale, popolare e sussidiario, innovatore e ambientalista, cultore dei diritti e custode dei doveri, che sappia mettere al centro i temi del lavoro e dell’istruzione, dello sviluppo economico e della sostenibilità sociale e demografica e la tutela della dignità umana in tutte le sue forme». Dobbiamo ricostruire la casa comune ed una nuova classe politica con persone competenti, oneste e moderate, capaci di generare speranza e sogni nei giovani. Allora il sacrificio di Draghi avrebbe portato frutto.

Ormai il sistema politico è andato in cortocircuito. È evidente. Il Paese è in emergenza.  È una crisi di sistema. I nodi sono venuti al pettine. È in crisi il sistema della rappresentanza dei cittadini.

Basta vedere l’elevato astensionismo. Come ridurre la distanza tra elettorato attivo e passivo, tra offerta e domanda politica? Come riequilibrare il rapporto tra Parlamento e Governo visto lo squilibrio a favore dell’esecutivo per emergenze e mancanza di maggioranze politiche chiare e stabili?

La politica è capacità di policy, di programmazione, non solo soggettività partitica. Serve attuare pienamente art. 49 Costituzione per avere partiti veri e non personali. La comunicazione del leader solitario non può sostituire la capacità politica.

Tra agire comunicativo ed agire deliberativo occorre trovare corrispondenza. Per tutto questo è fondamentale il ritorno dei cattolici in politica, per un voto informato, per una lotta seria all’astensionismo.

È urgente la nascita di un forum dei cattolici impegnati in politica a favore di un profondo discernimento comunitario sia pure nella diversità delle sensibilità politiche. Secondo papa Francesco, abbiamo bisogno di popolarismo e non di populismo.

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