L’avventura? È dietro l’angolo

A colloquio con Mino Milani, il "papà" di Tommy River. Cinquant'anni dedicati alla narrativa giovanile.
Mino Milani

«Ho cominciato a scrivere per ragazzi nel 1953, quando avevo venticinque anni, e credevo a quanto facevo esattamente come oggi». Così esordisce Mino Milani ne L’Autore si racconta: un testo uscito di recente per Franco Angeli, nel quale il papà di Tommy River, dei quattro di Candia, di Efrem, Fortebraccio e altri indimenticabili personaggi che spaziano dall’antichità classica al Medioevo, dal Risorgimento all’epoca contemporanea, svela i “segreti” di una narrativa, la sua, caratterizzata da una scrittura essenziale, antiretorica, con qualche tocco di ironia.

Mino Milani ha rinnovato il romanzo d’avventura, dimostrando che per inventare storie emozionanti non è indispensabile l’ambientazione esotica: l’elemento avventuroso può movimentare anche il quotidiano delle nostre città e contrade. Né è questo il solo elemento di novità dei suoi racconti, molti dei quali hanno raccolto una messe di premi: i protagonisti, infatti, non sono supereroi, ma uomini con i propri limiti, che lottano e pagano non di rado la vittoria con la vita. Ciò che può deludere inizialmente qualche giovane lettore, ma alla fine si dimostra efficace. E la fedeltà dei suoi numerosissimi fan sta a dimostrarlo.

Incontro lo scrittore lombardo – un ottantenne dal fisico e dallo spirito giovanili – nella sua casa di Pavia, dirimpetto a quel gioiello romanico che è San Pietro in Ciel d’Oro, celebre per custodire l’arca con i resti di sant’Agostino.

 

Lei si definisce pessimista. Come la mettiamo col fatto che il suo pubblico preferenziale rappresenta il futuro, la speranza della vita?

«Non c’è contraddizione. Sono pessimista nel senso che ho poca fiducia nell’uomo perché ne ho viste tante di guerre, di crisi. Ma non sono affatto contento di esserlo (ride), né voglio che gli altri lo diventino. Con i ragazzi non lo sono, mi rifaccio ai grandi valori della solidarietà, del rispetto per l’altro, che sono poi valori cristiani. E questo proprio contraddicendo il mio pessimismo».

 

M’è parso di capire che intende tirare i remi in barca, quanto allo scrivere…

«Ma solo per ciò che riguarda la letteratura giovanile, un campo nel quale mi sembra di aver detto tutto ciò che avevo da dire. Invece, se Dio mi dà vita, vorrei scrivere ancora sul Risorgimento, argomento già da me frequentato. Sa, io sono uno degli ultimi patrioti (ride), mentre oggi quel periodo così decisivo per le sorti dell’Italia c’è chi lo discute, lo critica, se non addirittura lo nega».

 

Nell’attuale produzione giovanile si nota una inflazione di testi su vampiri, morti viventi ecc.: argomenti a lei estranei…

«No, l’horror nella letteratura per i ragazzi non mi interessa. M’interessa invece la vita reale. E questa penso attragga anche i ragazzi, malgrado tutto. Così ho cercato di raccontare loro la storia con obiettività, sia pure nell’invenzione fantastica, senza dividere i buoni da una parte e i cattivi dall’altra: cose che non hanno mai convinto neanche me ai miei tempi, quando questo era d’obbligo nella narrativa giovanile».

 

Scrivendo per i ragazzi, si proponeva di educare, divertire, far riflettere?…

«Mah, se un libro ha un minimo di contenuto fa sempre riflettere. Insegnare qualcosa? Certo, l’onestà, il lavoro, il rispetto degli altri, l’amicizia… tutte cose ovvie del vivere civile. Oggi come oggi, però, in un Paese come il nostro, dove si legge poco, anche per il predominio della tv, vorrei prima di tutto divertire. E far ricordare che quello che si vede in tv passa in fretta, mentre il libro rimane».

 

Chiedo a Milani se ha figli sui quali abbia verificato l’effetto dei suoi libri, e vedo lo scrittore brillante farsi serio. È come un velo di rimpianto, che tradisce un’antica ferita: «No, non ho figli purtroppo. Quello che è venuto non s’è fermato. È vissuto solo tre giorni». Sarà per questo che ha dedicato un’intera vita a scrivere per altri “figli”, migliaia oramai, le storie che forse avrebbe voluto raccontare al suo?

 

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MINO MILANI è nato nel 1928 a Pavia. Giornalista, divulgatore storico e sceneggiatore per fumetti, ha lavorato al Corriere dei Piccoli. Autore di una quarantina di romanzi per ragazzi, è noto soprattutto per il ciclo di Tommy River. In Piccolo destino (Mursia), appena uscito, ripercorre i momenti-chiave della sua vita: avvincente come un romanzo.

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