L’avventura di Duccia

In dialogo con Ilaria Pedrini, autrice de "L'altro novecento. nella testimonianza di Duccia Calderari" (Città Nuova, 2016): la vita di Duccia, il suo mpegno politico e civile. Una scelta esistenziale che lascia intravedere una nuova vocazione.
L'altro novecento_Pedrini_Città Nuova_2016

D: Chi è Duccia Calderari?

Duccia Calderari è una donna grande, per indole e per l'avventura che le è toccato di vivere. E' stata grande in modo inconsapevole, chè certo non si vantava ed anzi, portava il peso segreto dei propri fallimenti e incorrispondenze. Ma ora, a distanza di qualche anno dalla morte, studiando i documenti che la riguardano sotto diversi profili di interesse, sembra giunto il tempo di renderle giustizia, di far conoscere una storia che è singolare ma capace di gettar luce su vicende collettive, attuali anche al presente.

D: Da cosa è nata la scelta di scrivere una biografia su di lei?

Si sono intrecciate in modo imprevisto diverse piste di indagine, che fanno capo essenzialmente ai tre soggetti patrocinatori del testo: il Movimento dei Focolari e la sua casa Editrice, il Museo Storico del Trentino, la Scuola Superiore di Servizio sociale di Trento.

La Calderari, una delle prime seguaci di Chiara Lubich e per vent'anni collaboratrice di Igino Giordani, ha impersonato nel Movimento dei Focolari la figura di coloro che riconoscono nel carisma dell'unità una potente risposta ai problemi sociali e mettono in campo ogni talento per la sua concretizzazione. Altresì la Fondazione Museo Storico del Trentino è custode delle testimonianze orali e scritte di Duccia in ordine al suo impegno nella Resistenza, documenti preziosi raccolti daVincenzo Calì (già Direttore del Museo) che nella prefazione non esita a dichiarare le sue impressioni a contatto con Duccia: “Dal colloquio … trassi l'impressione che il suo ruolo nella Resistenza non fosse stato appieno valutato”.

E infine vi è l'interesse della Fondazione Demarchi, erede delle strutture e degli archivi della Scuola Superiore di Servizio sociale (oggi confluita nella Facoltà di Sociologia): da questa istituzione sono venuti in luce scritti di Duccia relativi al suo lavoro per il primo consultorio familiare di Trento, oltre alla sua tesi e ad altri documenti. E' un materiale oltremodo interessante che ben può inserirsi nel dibattito attorno alla natura e alle finalità del lavoro sociale.

Ma la vita di Duccia è anche una bella storia, un storia al femminile, che percorre in modo originale e appassionante il cosiddetto “secolo breve”. Vorrebbe essere anche questo: una lettura del Novecento, carica di speranza.

 

D: Nel testo la Calderari viene indicata con l'appellativo tipico delle donne impegnate nella Resistenza “volontaria della libertà”; poi con quello di “volontaria di Dio”, anzi “prima” volontaria, secondo l'intuizione e il mandato ricevuto da Chiara Lubich. Come ha vissuto Duccia questo mandato?

Questo aspetto è assai presente nella biografia, ma in filigrana forse, con la discrezione che ha caratterizzato la sua personalità. E' presente anzitutto in tre capitoli – Il “disegno”, La Fiamma d'amore, Come il buon Samaritano – ciascuno collegabile ad una delle tre lettere (di cui due finora inedite) che la fondatrice del Focolare inviò a Duccia nel 1944, nel 1945 e nel 1951. Molto prima che la diramazione dei Volontari di Dio si precisasse nel Movimento dei Focolari, e sarà nel 1956, in queste tre lettere si nota con che nitidezza Chiara aveva indicato subito all'amica il profilo di una “nuovissima e splendidissima via” che la riguardava, prima di tanti, anche se in quegli anni ancora senza uno specifico nome. Viene in evidenza che la chiamata è identica a quella di chi segue Chiara in focolare: la scelta di Gesù nell'abbandono, seppur diversa e libera la forma di vita conseguente. E' evidente ancora che la risposta alla chiamata è data in una via collettiva che mantiene l'anima aperta all'universale. Infine, c'è il modello: un campione di gratuità, il Samaritano, colui che vive la misericordia.

I volontari “di Dio” da allora, da Duccia in poi, si sono caratterizzati per questa radicalità della misericordia nell'orizzonte del mondo unito. Riscoprire i tratti di questa vocazione alla luce della vita di Duccia, del suo speciale rapporto con la Lubich e con Giordani, può costituire per tanti una bella sorpresa. Può risultare interessante anche per le innumerevoli persone che ovunque si donano nelle organizzazioni di volontariato. Anche ad essi Duccia offre la sua originale testimonianza, fatta di generosità e di quotidiano eroismo.

 

D: Di quali strumenti ti sei avvalsa per comporre il suo ritratto?

I familiari di Duccia, specie le nipoti che vivono a Milano mi hanno molto aiutato con ricordi di prima mano. Fonti inedite sono state reperite, come detto, negli archivi del Museo Storico e della Fondazione Demarchi: hanno permesso di ricostruire aspetti ignoti e di dare conto della sua personalità con maggior verità e completezza. Infine e soprattutto il Centro Mariapoli di Cadine (TN) ha messo a disposizione una miniera di racconti video e audio registrati del tempo in cui Duccia – per espresso desiderio di Chiara Lubich – ha narrato i ricordi dei primi tempi del Focolare a Trento. Fu il suo modo di “mettersi a disposizione dei disegni di Dio” negli anni che vanno dal 1995 al 2008, fino a poco prima di morire. Lo ha fatto con un'energia e un entusiasmo incredibili per la sua età, rimanendo nel ricordo grato di tanti trentini e di persone di nazioni lontane che hanno iniziato in quegli anni a visitare Trento proprio perché “città natale” del Focolare. La biografia dunque potrebbe e vorrebbe essere anche una sorta di “autobiografia” per la generosità con cui Duccia ha parlato e molto della piccola storia del focolare … a cominciare dalle scarpe n.42.

 

D: La sua vita si è svolta nel Novecento – come recita il titolo. È il secolo scorso. Eppure, tra internet, whatapp e globalizzazione, sembra un’epoca, la sua, lontanissima da noi. Cosa ha da dire agli uomini e alle donne del nostro tempo?

Sì, il Novecento è il secolo scorso. Un secolo dai tratti contraddittori, ormai sufficientemente lontano per essere indagato ma ancora tanto vicino con le sue promesse tradite e le sue lunghe ombre … Un giorno, testimoniando a favore della pace dopo l'attentato alle Twin Towers, Duccia Calderari ebbe modo di sintetizzare il suo pensiero: “Noi speravamo che dopo quella guerra (1940-45) non ce ne sarebbero state altre, perché avevamo capito che la guerra non porta a niente. Bombe, macerie, miseria, morte ..e l'odio da cui nasce altro odio. Invece tutto possiamo ottenere con la pace. Come possiamo ottenere la pace? Secondo me potremo ottenerla solo con l'amore, con il servizio, con la condivisione dei beni”. Sono parole semplici e profonde, testimoniate da una vita coerente. Sono parole attualissime, corroborate da una aggiornata teoria e prassi economica – come quella propugnata dall'Economia di comunione – che Duccia ha avuto solo il tempo di intravvedere ma in cui tanto sperava. Il seme fu stato gettato allora, dalla generazione dei pionieri dell'unità. Ora può essere il tempo della fioritura. Per questo Duccia ha speso tutto, tutta la sua vita. Speriamo che queste pagine le permettano di continuare il servizio al “bene che – parole sue – sovrasta il male”, anche il male assoluto del Novecento.

 

Ilaria Pedrini, L'altro novecento, nella testimonianza di Duccia Calderari (Città Nuova, 2016)

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