L'”avventura” della piccola Gonxha

A pochissimi anni dalla sua scomparsa, avvenuta a Calcutta il 5 settembre 1997, le varie fasi della causa di beatificazione si sono concluse a tempo di record. Madre Teresa ha un illustre precedente: Chiara d’Assisi fu dichiarata santa ad appena due anni dalla morte. Concluso nel giro di un anno il processo diocesano a Calcutta, la documentazione raccolta è stata trasferita a Roma: 80 mila pagine. La Congregazione per le cause dei Santi il 24 settembre 2002 ha proclamato “eroiche” le virtù di Madre Teresa. E, infine, il primo ottobre dello scorso anno è stato riconosciuto anche il miracolo. Significativo, a tal proposito, che esso sia avvenuto a Patiram, cittadina indiana del Bengala occidentale: la miracolata è Monika Besra, una trentenne sposata e madre di cinque figli, di religione animista. La famiglia Bojaxhiu, cattolica, la cui ultima figlia, Agnes Gonxha, diventerà per tutti Madre Teresa di Calcutta, proviene da Skopje. Quando nasce, nel 1910, la città fa ancora parte dell’Impero ottomano. Il padre, Nikola, è un commerciante originario del Kosovo, benestante e cosmopolita. Madre Teresa rimane orfana a soli otto anni. Dalla madre Drane, albanese, riceve una profonda educazione religiosa. La bimba frequenta il “Sodalizio”, un gruppo di preghiera e di aiuto per le missioni, dove conosce alcuni padri gesuiti, che lavorano a Calcutta. Si reca varie volte in pellegrinaggio nel santuario di Lenica, ad ottanta chilometri da Skopje. Sosta in preghiera avanti alla statua di una Madonna nera, dove ha luogo “la chiamata “. A 18 anni, entra in convento in una congregazione presente anche in India, le Missionarie della Beata Vergine di Loreto. Per vent’anni insegna storia e geografia alle ragazze di buona famiglia nel collegio di Entally, quartiere orientale di Calcutta. Oltre il muro di cinta del convento si estende Motijhil, uno degli slum più miserabili della megalopoli indiana. È l’altra faccia dell’India, un mondo a parte per lei, almeno fino alla sera del 10 settembre 1946, quando avverte “la chiamata nella chiamata” mentre viaggia in treno e pensa alla folla di derelitti che popolano i marciapiedi di Calcutta. Suor Teresa quella notte non chiude occhio, e continuamente ripete a sé stessa: “Devo fare qualcosa”. Durante il viaggio, le rimbomba nella testa e nel cuore il grido di Gesù sulla croce: “Ho sete!”. Un misterioso richiamo, che col passare delle ore si fa pressante: Dio le chiede di lasciare il convento per andare a cercare “i più poveri tra i poveri”. L’anno seguente suor Teresa lascia il convento con cinque rupie in tasca e un sari orlato di azzurro. Il resto è storia. LA TENEREZZA DI DIO Madre Teresa, una santità universale, che parla dell’uomo d’oggi ad ogni latitudine. Siamo ben lontani dall’aver rievocato il profilo di Madre Teresa. I suoi scritti, i suoi detti, e ciò che di lei è stato detto e scritto, riempiono gli scaffali di intere biblioteche. Ciò che rimaneva in qualche modo sconosciuto sono invece alcuni risvolti nascosti della vita interiore di Madre Teresa. Ora, grazie alla documentazione raccolta durante il processo di beatificazione, questi aspetti iniziano ad emergere. Tra questi, impressiona l’esperienza dell'”oscurità” che si insediò nella sua anima non appena iniziò la sua missione con i poveri di Calcutta. Caratteristiche della vita spirituale di Madre Teresa che, come afferma il postulatore padre Brian Kolodiejchuk, “rivelano la profondità di una santità precedentemente sconosciuta e la situano tra i grandi mistici della chiesa”. Ora, al piano terra della Mother House, la casa-madre di Calcutta, in una cappella semplice e disadorna, dal 13 settembre 1997 riposa Madre Teresa, in una tomba povera e spoglia, un blocco di pietra bianca, ornata da una frase tratta dal Vangelo di Giovanni: “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”. Da tutto il mondo ogni giorno vengono a visitarla persone di ogni credo e ceto sociale, che giungono nel cuore di Calcutta per pregare e, spesso, per trovare una risposta ai perché cruciali dell’esistenza. Le opere cominciate da Madre Teresa nel frattempo sono andate avanti senza battute d’arresto. In Russia, ad esempio, le Missionarie della carità hanno aperto quindici case, quindici “tabernacoli” in onore di Maria, uno per ogni mistero del rosario. Il 7 ottobre del 2000, memoria della Beata Vergine del rosario, la famiglia religiosa creata dalla beata ha festeggiato il cinquantesimo anno dalla fondazione, traguardo raggiunto sotto l’occhio materno di Maria, a cui la congregazione venne affidata fin dal suo apparire, nel 1950. Non a caso, Madre Teresa volle chiamare “dono di Maria” la casa donatale dal papa, a due passi da San Pietro, la mensa aperta ai poveri e diseredati di Roma. Giovanni Paolo II ricordò all’indomani della sua scomparsa: “Ha fatto sentire agli sconfitti della vita la tenerezza di Dio”.

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