Il lavoro che vogliamo, la società che sogniamo
«Dove non c’è lavoro, manca la dignità! E questo non è un problema della Sardegna soltanto – ma è forte qui! –, né solo dell’Italia o di alcuni Paesi di Europa, è la conseguenza di una scelta mondiale, di un sistema economico che porta a questa tragedia; un sistema economico che ha al centro un idolo, che si chiama denaro». Con questa incisiva denuncia papa Francesco toccava il cuore del popolo sardo.
Proprio a Cagliari, dal 26 al 29 ottobre, vivremo la 48° Settimana sociale dei cattolici italiani sul tema «Il lavoro che vogliamo: libero, creativo, partecipativo, solidale». C’è infatti un nesso profondo tra il lavoro e lo sviluppo della società in un orizzonte autenticamente umano. Già altre volte abbiamo affrontato il tema della fabbrica di armi, la Rwm, che a Domusnovas, vicino Cagliari, continua a dare un salario a molte famiglie (con l’indotto si arriva a circa 200 impiegati) con un prezzo altissimo. Si tratta di produzione di bombe all’uranio impoverito che, passando dall’Arabia Saudita, esplodono nello Yemen su civili e bambini. Nella Sardegna del Sud il tasso di disoccupazione è molto più alto che nel resto del Paese; eppure quella fabbrica sta già cercando altri territori in cui espandersi. Il Consiglio comunale di Iglesias ha decretato un secco e coraggioso rifiuto ad aperture del genere all’interno del proprio comune. La questione è che il lavoro implica una stretta collaborazione con il Creatore nell’orizzonte di rendere questo mondo migliore. Quindi, la logica del profitto ad ogni costo inquina, deturpa e svilisce il suo senso più profondo. «Il lavoro dice anche quanto amore c’è nel mondo: si lavora per vivere, per dar vita a una famiglia, per far crescere i figli, per vivere con dignità. Quando il lavoro è un valore alla base della giustizia e della solidarietà, è fondamento di comunità e promozione di legalità» (Linee di preparazione per la 48° Settimana Sociale).
D’altra parte, nel nostro Paese abbiamo dei segnali che sono come quei raggi di sole che si affacciano tra le nuvole. A Casa Sollievo della Sofferenza, l’ospedale fondato da Padre Pio a San Giovanni Rotondo, già da alcuni anni gran parte dei medici si sono accordati per rinunciare a un loro diritto: il pagamento di centinaia di ore di lavoro straordinario regolarmente effettuate. Questo non solo ha permesso di evitare dolorosi licenziamenti, ma addirittura ha aperto la via a nuove assunzioni. È il miracolo della solidarietà, che costruisce la società generando relazioni fraterne e rendendo il lavoro sorgente di una comunione che si rinnova. Il futuro della società dipende dai piccoli gesti che ciascuno di noi può fare per combattere i virus dell’individualismo e del consumismo, vivendo il proprio lavoro con cura e onestà. La speranza la riponiamo particolarmente nelle giovani generazioni, consegnando loro il monito con cui papa Francesco concluse la sua visita a Cagliari nel 2013: «Soltanto la strada della pace costruisce un mondo migliore! Ma se non lo fate voi, se non lo fate voi, non lo farà un altro! Questo è il problema, e questa è la domanda che io vi lascio: “Sono disposto, sono disposta a prendere una strada per costruire un mondo migliore?”».