Lavoro e occupazione oltre la crisi

La linea condivisa di Andrea Orlando e Yolanda Diaz, ministri del Lavoro di Italia e Spagna, per andare oltre le paure. Un desiderio di futuro guardando all’Europa conferma Pierangelo Albini di Confindustria.
Lavoro Foto Marco Alpozzi/LaPresse

Lavoro e futuro. «La crisi sanitaria che stiamo ancora vivendo ha avuto un impatto significativo sul lavoro e sull’occupazione». Inizia così la lettera che i ministri del Lavoro di Italia e Spagna, Andrea Orlando e Yolanda Diaz, hanno scelto di affidare alla pubblicazione sul sito del Corriere della Sera e su El Pais nella quale propongono delle linee secondo cui i governi «devono anticipare e promuovere, attraverso tutti gli strumenti a loro disposizione, la stabilità del lavoro e il miglioramento delle condizioni di impiego dei lavoratori che subiscono il peso della riduzione dell’attività produttiva nei nostri Paesi». Secondo i due ministri, le due nazioni «dovrebbero porre l’accento sull’adozione di misure adeguate a proteggere in particolare i lavoratori dei servizi essenziali più esposti ai rischi derivanti dal Covid-19».

Governi che «hanno adottato misure eccezionali per la protezione dell’occupazione, che hanno contribuito in modo significativo a non esacerbare eccessivamente le condizioni di vulnerabilità già esistenti prima della crisi».

La crisi epidemiologica, infatti, ha messo ancora più in luce le criticità di un mondo del lavoro in continua trasformazione, che ha subito una forte accelerazione in questo ultimo anno, anche grazie all’utilizzo delle nuove tecnologie nella ricerca di un equilibrio tra nuove e vecchie precarietà. Le misure per la ripresa, secondo i due ministri del lavoro, «non dovrebbero cadere nuovamente nell’errore di incoraggiare l’occupazione attraverso contratti precari e condizioni di lavoro di scarsa qualità».

L’intreccio delle numerose norme emergenziali che si susseguono in maniera veloce, variegata e imprevista come la pandemia stessa, non delinea in modo chiaro il cambiamento, ma lascia percepire nuove soluzioni per il diritto del lavoro.

In questa nuova e necessaria visione del diritto del lavoro, un ruolo fondamentale è svolto dalla contrattazione e soprattutto di quella integrativa (aziendale) che ha dimostrato di sapersi adeguare alle richieste contingenti disciplinando smart working, fondo competenze e protocollo sicurezza.

La sicurezza e la salute dei lavoratori sono al centro anche dell’azione del ministro Orlando che ha annunciato l’assunzione di 2.100 ispettori del lavoro per cercare di fare fronte al dilagare delle cosiddette morti bianche che dall’inizio dell’anno sono 185, di cui 10 solo nell’ultima settimana.

Certamente le ispezioni sono una misura di prevenzione ma è necessaria una cultura della sicurezza del lavoro sia da parte degli imprenditori che dei lavoratori.

Quanto allo smart working, il diritto alla disconnessione «dalle strumentazioni tecnologiche e dalle piattaforme informatiche, nel rispetto degli eventuali accordi sottoscritti dalle parti e fatti salvi eventuali periodi di reperibilità concordati» è rafforzato dalla legge n. 61/2021, di conversione del D.L. n. 30/2021, in vigore dal 12 maggio 2021, dove si afferma che «l’esercizio del diritto alla disconnessione, necessario per tutelare i tempi di riposo e la salute del lavoratore, non può avere ripercussioni sul rapporto di lavoro o sui trattamenti retributivi».

Tale disciplina riguarda soprattutto la fase post emergenziale dove, si ricorda, l’attività in modalità agile dovrà essere necessariamente definita in un accordo individuale sottoscritto tra azienda e lavoratore.

Inoltre, è in arrivo il mobility manager. Lo prevede in ogni azienda con più di 100 dipendenti un decreto firmato dal ministro dei Trasporti e delle Mobilità sostenibili Enrico Giovannini e dal ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani. Pianificare lo smart working suddividendo la settimana tra giornate di lavoro agile e in presenza in sede, migliorando così anche il traffico nelle città, è il compito affidato al mobility manager che dovrà redigere un piano per la gestione degli spostamenti casa-lavoro-casa entro il 31 dicembre di ogni anno. Anche le pubbliche amministrazioni nelle città con più di 50mila abitanti dovranno dotarsi di tale ruolo decisivo nella gestione dei tempi e degli spostamenti.

La situazione di crisi in cui ci troviamo anche a causa della pandemia, come afferma Pierangelo Albini, direttore dell’area Lavoro, welfare e capitale umano di Confindustria, è «un periodo di transizione che lascia sempre incertezza e paura».  E tuttavia, secondo Albini, bisogna «andare oltre le paure perché la nostra situazione non è un’odissea nello spazio. È piuttosto simile a l’odissea omerica perché ha un approdo. E questo approdo è una certezza nell’Europa, nella dimensione sociale del welfare modello di una società che cambia su due fronti: la digitalizzazione e la robotizzazione; queste rappresentano una rivoluzione scientifica. Non bisogna frenare il futuro, ma mettere in atto tutto ciò che favorisce la transizione per la piena attuazione del Programma Nazionale di Riforma (PNR)».

Ed è nel desiderio di andare incontro al futuro, piuttosto che rimanere ancorati alle logiche del passato, che si gioca la partita del lavoro e dell’occupazione oltre la crisi perché – come concludono i ministri Orlando e Diaz nella loro lettera: «Dopo la pandemia, non si può che immaginare un’Europa impegnata a favore delle persone e del lavoro dignitoso in grado di combattere le diseguaglianze vecchie e nuove, un’Europa che promuova un’occupazione di qualità e una protezione sociale per tutti e non lasci indietro nessuno, in linea con il Pilastro Europeo dei Diritti Sociali. È ora che i governi, le istituzioni e le parti sociali agiscano per mettere il lavoro al centro delle politiche per la ripresa, assumendosi una piena responsabilità sociale, nel presente e nel futuro, perché dalla strada che imbocchiamo oggi non si potrà tornare indietro».

 

 

 

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