Lavorare per l’unità della famiglia umana
La cancelliera tedesca Angela Merkel è intervenuta al convegno "Uomini e religioni" di Monaco. Con parole particolarmente coraggiose
«Abbiamo tutti un comune impegno verso la pace: lavorare per l’unità della famiglia umana, come ha suggerito Giovanni Paolo II, con il cuore e con la mente». Con queste parole la cancelliera tedesca Angela Merkel ha concluso oggi il suo intervento di fronte ai leader religiosi riuniti a Monaco in occasione dell’incontro “Uomini e religioni” organizzato annualmente dalla Comunità di Sant’Egidio, da ieri in svolgimento nella capitale della Baviera.
Nel suo intervento la leader tedesca ha saputo parlare in modo credibile e convincente, coniugando una lettura della storia degli ultimi venticinque anni alla prospettiva di un futuro che sia meno nebuloso di quello che appare oggi. In quell’ottobre 1986, quando Giovanni Paolo II aveva convocato i leader delle varie religioni, il quadro mondiale era ancora ingessato nei blocchi della guerra fredda. Nessuno poteva prevedere cosa sarebbe successo – ha sottolineato la cancelliera – ricordando come lei stessa, allora cittadina della Germania Orientale dove era nata e cresciuta, è oggi a capo di una Germania unificata.
Ma molto altro è cambiato e la statista ha riconosciuto il contributo delle Chiese e delle religioni in varie trasformazioni importanti del recente passato. Fra l’altro, ha aggiunto il suo rammarico per l’assenza nella Costituzione dell’Europa di un accenno a Dio. «Gli esseri umani – ha affermato con convinzione – vivono di religione» e, citando Benedetto XVI, non ha temuto di ribadire che la separazione fra Stato e Chiesa non deve far dimenticare che «senza la fede in Dio dimenticheremmo il senso della nostra vita», con il rischio che le politiche dei vari Paesi finiscano nel vuoto.
Dal discorso della Merkel è emerso con chiarezza, inoltre, un filo prospettico teso al futuro: la necessità di un comune sentire fondato su valori etici e, in particolare, sull’idea di libertà e di dignità dell’uomo. Su questo hanno lavorato i padri fondatori dell’Europa, a cui la leader ha rivolto un pensiero di gratitudine, per essere stati capaci di superare fratture secolari fra Stati del vecchio continente, alla luce di una visione profetica che oggi ha dato vita alla casa comune, che è l’Europa. Ma la casa comune europea, ha spiegato la cancelliera, «non è nata in una notte: proprio per questo è solida e si presenta come una comunità. Ha conosciuto secoli di guerre e la notte della civiltà con la Shoah». Ora deve riprendere a vivere con una visione di ampio respiro: «Possiamo farci forti della nostra economia solo se sarà sostenibile», anche perché «non dobbiamo vivere sulle spalle delle generazioni future. Dobbiamo vivere con le nostre risorse naturali e preservarle per il futuro. Non togliamo il futuro agli altri». Una sfida chiara di fronte alla crisi non solo di valori, ma anche dell’energia e dell’economia, che rischiano di avere effetti a catena sul futuro del mondo e sulle generazioni che lo abiteranno.
Il coraggio della cancelliera nel leggere la grave situazione attuale e le prospettive per il domani non ha mancato di far riferimento anche alle questioni scottanti del Medio Oriente. Se da un lato ha invitato l’Egitto ad avere un’attenzione particolare che fatti come quelli recenti contro l’ambasciata israeliana a Il Cairo non si ripetano, dall’altro ha chiaramente ribadito la necessità dell’esistenza di due Stati: Israele e lo Stato palestinese.
Infine, un invito ai capi religiosi a diffondere la Carta dei diritti umani dell’Onu che nel tempo ha mostrato grande forza come «base del nostro convivere». D’altra parte le religioni rappresentano anche la forza di stare insieme.
Ci sono problemi drammatici da risolvere, ma sono stati fatti anche molti progressi e superati blocchi impossibili. Se «la guerra è la madre di tutte le povertà, mi permetto di aggiungere che la pace è la madre di ogni sviluppo. Vogliamo impegnarci con coraggio a proteggere la pace».