Lavorare insieme per “una politica che valga la pena”
Esiste "una politica che ne valga la pena"? Una politica che sia "l'amore degli amori"? In un momento storico che vede la politica in piena crisi, spesso identificata col potere corrotto o con interessi particolari, non è inutile chiedersi se ha ancora senso considerare l'impegno politico la volontà di occuparsi non di sé, ma degli altri.
Se ne discute a Roma, nell'auletta dei gruppi parlamentari di Montecitorio, nell'ambito del primo dei numerosi eventi organizzati a livello mondiale in occasione del settimo anniversario della morte di Chiara Lubich. Per la fondatrice del Movimento dei Focolari impegnarsi in politica significava rispondere ad una vera e propria vocazione. Una chiamata la cui risposta «è anzitutto un atto di fraternità: si agisce per qualcosa di pubblico, che riguarda gli altri, volendo il loro bene come fosse il proprio». A tal fine, ha affermato la presidente dei Focolari, Maria Voce, in apertura della prima sessione del convegno "Chiara Lubich: l'unità e la politica", «è indispensabile partire proprio dall'unità, la sola a poter dare giusta rilevanza alla libertà e all'uguaglianza».
Un'unità non sempre semplice da vivere, ma che ognuno può cercare di realizzare, lì dove si trova. Nella propria terra, come fa Patrizia Labate, giornalista calabrese che ha denunciato il malaffare nelle amministrazioni locali, così come in Parlamento, dove – nonostante provengano da partiti politici diversi – le deputate Milena Santerini (Centro democratico) ed Elena Centemero (Forza Italia) si sforzano di impegnarsi per una "politica che vale la pena", che consenta a tutti, e non solo ad un partito, di vincere, e che «ricomponga quello che è separato».
SI può lavorare per "una politica che ne valga la pena" anche se si lavora per la Pubblica amministrazione. Ancor più se, come Iole Mucciconi, si riviste un ruolo dirigenziale presso la Presidenza del Consiglio dei ministri. «La Pubblica amministrazione – ha affermato – è quella rete preziosa diffusa su tutto il Paese che offre servizi ai cittadini, ma che è anche una cerniera chiamata a collegare la classe politica con i cittadini». Come altri ambiti, anche la Pubblica amministrazione non è stata risparmiata da una ventata di sfiducia. «Lavorare in posto ad alta politicità – ha spiegato – non nego richieda robustezza morale». Cosa significa, allora, vivere la fraternità universale in un ambiente tanto delicato? «Tutte le mattine – ha detto Mucciconi – è importante impegnarsi a fare bene il proprio lavoro fino in fondo, senza correre il rischio di cercare un posto al sole. Tempo fa ascoltai i consigli di Chiara Lubich per vivere la fraternità: puntare all'onestà della vita, alla purezza dei costumi, al distacco dal denaro e alla condivisione di gioie e dolori con i fratelli. Sono quattro regolette che mi sono sembrate perfette per il mio ambiente di lavoro e che rappresentano il cartellino che timbro la mattina».
Il problema della corruzione che, purtroppo, pervade lo Stato, è molto sentito anche da chi cerca di fare una politica diversa: non al servizio dei propri interessi, ma dei cittadini. Naturalmente non è facile e costa molta fatica. Non lo nasconde Raffaele Scamardì, assessore al Lavori pubblici nel XII municipio di Roma, in un momento in cui i magistrati e le forze dell'ordine stanno cercando di smantellare la rete di malaffare che ha intrappolato Roma Capitale. Eppure, una politica per gli altri è possibile e comincia rispondendo alle necessità quotidiane della gente: aggiustando una strada rotta, ascoltando i cittadini e il loro bisogno di legalità e lavorando con una trasparenza che tenga lontana la corruzione.
Lo conferma anche Dieudonné Upira Sunguma, già ministro della Funzione pubblica della Repubblica democratica del Congo, che si è trovato, nel corso del suo mandato, ha dover rifutare regali che intendevano corromperlo, decidendo di dire, sempre e solo la verità. «Tutti uniti – assicura – vinceremo la corruzione».