Lav(or)ando per il riscatto e l’inclusione sociale

Dal progetto "Lav(or)ando", sviluppato nella casa circondariale di Uta, nasce il marchio “Lav(or)ando 100% Inclusione Sociale”, iniziativa che sancisce la costituzione di una rete di imprese che condividono i principi dell'economia civile. Inoltre, la rete punta a favorire l’organizzazione di attività lavorative all’interno delle strutture di pena e il reinserimento professionale e sociale delle persone sottoposte a detenzione
Conferenza Stampa per la presentazione del marchio "Lav(or)ando 100% Inclusione Sociale" (Foto: Elan Società cooperativa sociale)

Riscattare le persone finite in carcere prevenendo le recidive dei reati con il lavoro. È in sintesi il progetto “Lav(or)ando”, che, sostenuto dalla Fondazione con il Sud e avviato nella primavera del 2020, la Elan Società cooperativa sociale sta portando avanti nella Casa circondariale di Uta e nel carcere minorile di Quartucciu. Nei giorni scorsi è stato presentato il marchio “Lav(or)ando 100% Inclusione Sociale”, iniziativa che sancisce la costituzione di una rete di imprese, enti economici e non, che condividono i principi dell’economia civile sanciti dalla Carta di Firenze.

Inoltre, la rete punta a favorire l’organizzazione di attività lavorative all’interno delle strutture di pena e il reinserimento professionale e sociale delle persone sottoposte a detenzione. L’iniziativa nasce per favorire il recupero sociale e dare un’occasione di riscatto a 24 persone sottoposte a provvedimenti penali detentivi, attraverso il loro inserimento nella lavanderia industriale presente nella Casa circondariale di Uta e, a seguire, in imprese del territorio disponibili ad accoglierli.

Grazie a «Lav(or)ando è possibile incentivare il superamento dei processi di esclusione sociale dei detenuti e delle persone che sbagliano, aumentando il livello di sicurezza sociale collettiva collegata al calo del tasso di criminalità e di recidiva. È inoltre possibile promuovere, sostenere e accompagnare attività lavorative interne alle strutture detentive, che operano attraverso attività produttive rivolte all’esterno delle stesse carceri, riducendo anche la spesa pubblica e i costi sociali ed economici di un detenuto. Non mancano i vantaggi per le imprese aderenti. Per le aziende, l’adesione al marchio rappresenta un’opportunità per valorizzare persone con competenze specifiche e per migliorare la propria competitività nel mercato e la reputazione etica.

A sostenere il progetto anche la Regione Sardegna. «Crediamo nell’inclusione sociale – ha detto Ada Lai, assessore regionale del Lavoro – nella valorizzazione delle competenze per favorire il reinserimento sociale e lavorativo. L’assessorato del Lavoro ha raddoppiato le sovvenzioni alle cooperative, proprio perché riconosce l’importanza dell’economia cooperativa e il suo contributo allo sviluppo sostenibile e alla crescita occupazionale».

Secondo Carlo Tedde, responsabile del Progetto Lav(or)ando Elan Società Cooperativa Sociale, «la cooperativa opera nell’inclusione lavorativa di persone fragili nell’area metropolitana di Cagliari. Valorizzare le competenze residue delle persone detenute offre loro la possibilità di intraprendere un percorso».

Maria Pia Chiappiniello, impegnata negli affari istituzionali della Fondazione con il Sud, conferma la bontà del progetto. «Chiediamo sempre nei nostri progetti, e cerchiamo di praticarla, la creazione di una rete tra istituzioni, terzo settore e privato. Il progetto Lav(or)ando è una delle otto iniziative – l’unica in Sardegna – selezionate all’interno del bando “E vado a lavorare”, per favorire l’inserimento lavorativo di persone detenute».

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