L’auto rubata

Era la mia nuova auto potente, sicura. E mi era stata rubata! Forse era il modo che Dio aveva scelto per staccarmi da qualcosa a cui avevo dato parte del mio cuore? Compreso ciò, io per prima sono rimasta meravigliata dalla pace che avvertivo. Nessun risentimento verso lo sconosciuto autore del furto, nessuna ansia per il problema economico che si poneva. Dopo sei mesi, una telefonata: “Abbiamo ritrovato la sua auto. Venga a ritirarla”. Una felice sorpresa. Ma ormai era avvenuto il distacco del cuore. Intanto, grazie al risparmio fatto sulla benzina, avevo potuto affrontare una spesa imprevista. S. L. – Francia Nella clinica dove presto servizio in una delle zone più povere di Manila, per evitare infezioni causate dalle mosche, avevamo necessità di schermare le finestre con delle zanzariere. Inoltre ci servivano diversi apparecchi diagnostici, per una spesa complessiva di circa 1000 pesos. Eravamo in cinque e, ricordandoci la promessa di Gesù: “Dove due o tre sono uniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro”, chiedemmo con fede aiuto a lui. Cinque minuti dopo una donna ci venne incontro: “Abbiamo organizzato una raccolta di fondi – disse -, e abbiamo dei soldi in più: questi 1000 pesos sono per le necessità della vostra clinica”. S.G. – Filippine È un venerdì e sono a corto di denaro, ma l’atteso vaglia telegrafico col mio stipendio non arriva. Oggi ci arrangiamo con quello che abbiamo ancora in casa, sperando che mi venga recapitato entro domattina, prima della chiusura dell’ufficio postale. Finalmente arriva, ma non in tempo utile. Che fare? È l’ora di pranzo e ci sono otto bocche da sfamare. “Sentite – dico -, fidiamoci della provvidenza e attendiamo gli eventi! “. Quasi subito suonano alla porta. È una conoscente con un voluminoso involto per noi: frutti di mare arrivati con suo figlio da Taranto. Anche questa volta non ero stato deluso! V. M. – Ostia La moneta del nostro paese perdeva costantemente valore al punto che non riuscivo più, col mio salario, a soddisfare i bisogni della mia famiglia. Invano avevo chiesto un aumento. Spesso, entrando nel magazzino ben fornito dove lavoravo, mi chiedevo se non avrei potuto prelevare qualcosa, visto che quel cibo era destinato ad un progetto di assistenza alimentare; ma pensando ai più poveri di me, scacciavo quell’idea. Così, per cercare di tirare avanti alla men peggio, ho avviato un piccolo commercio di manioca e di pesci dopo le ore di servizio. Due mesi dopo, mentre non ci speravo più, ho trovato un lavoro migliore che mi permetteva di guadagnare il doppio del mio salario attuale. Benoît – Burundi

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