Laureati occupati… ma ci vuole tempo

Secondo la XV indagine Almalaurea, le condizioni occupazionali dei giovani laureati sono di fatto soddisfacenti: a patto, però, di saper aspettare
Giovani

Nonostante i dati sconfortanti sulla disoccupazione giovanile, non è il caso – almeno per il laureati – di perdere del tutto la speranza: secondo il XV rapporto Almalaurea, la cui banca dati è da pochi giorni disponibile online suddivisa per facoltà e singolo ateneo, i giovani che escono dalle nostre università non sono poi l'ultima ruota del carro.

I 227 mila laureati nel 2012 infatti hanno riportato un voto medio di 102,7 su 110, il 56 per cento di loro ha svolto tirocini o stage riconosciuti e l'87 per cento si dice soddisfatto del percorso accademico: non male, anche se resta da lavorare sul fronte delle esperienze all'estero con programmi Ue – a cui hanno partecipato solo il 7 per cento dei neodottori – e delle tempistiche, dato che solo il 41 per cento di loro si è laureato in corso.

L'età media della laurea di primo livello – che dovrebbe essere conseguita dopo un corso di studi triennale, e quindi a 22 anni circa – è infatti di quasi 24 anni: ritardo che si accorcia però sul lungo periodo, dato che alla laurea specialistica si arriva in media a 25 anni – contro i 24 “canonici” – e a 26 a quella a ciclo unico – contro i 24 o 25, a seconda del corso di studi. Non manca poi la buona volontà, dato che il 76 per cento dei laureati triennali ha manifestato l'intenzione di proseguire gli studi (di cui il 61 per cento con la laurea specialistica), così come il 66 per cento di chi ha terminato la laurea a ciclo unico (il 31 per cento con una scuola di specializzazione) e il 38 per cento dei dottori magistrali (di cui il 13 per cento con un dottorato).

Per quanto riguarda il lato dolente della condizione occupazionale, i dati paiono stridere abbastanza con gli allarmi lanciati sulla disoccupazione giovanile, soprattutto se si ha – diciamo così – la pazienza di aspettare: a cinque anni dalla laurea, infatti, il 90 per cento dei dottori risulta occupato, di cui il 71 per cento in maniera stabile. A un anno dall'agognato pezzo di carta le percentuali sono infatti sensibilmente più basse: il tasso di occupazione è del 68 per cento per i laureati di primo livello, del 70 per i laureati specialistici, e del 66 per cento per i laureati a ciclo unico (di cui però molti, specie nell'ambito medico, di fatto ancora in formazione).

Curioso però che a tre anni dalla laurea abbia un lavoro l'81 per cento dei laureati triennali, contro il 73 per cento dei laureati magistrali e il 50 dei laureati a ciclo unico: se sul breve termine sembra quindi offrire opportunità migliori un ciclo di studi più breve e magari più mirato, le differenze tendono ad appianarsi sui cinque anni, quando le percentuali sono pressoché uguali per triennale e specialistica, mentre il tasso di occupazione dei laureati a ciclo unico rimane al 63 per cento.

In quanto a retribuzioni medie, forse c'è da stare meno allegri: a un anno dalla laurea lo stipendio medio mensile è infatti di 1.028 euro sia per i laureati triennali che per gli specialistici e di 1.006 per i laureati a ciclo unico; chi ha studiato di più si prende qualche soddisfazione sui cinque anni, quando le cifre salgono a 1.408 per i laureati specialistici e a 1.483 per i laureati a ciclo unico, contro i 1.328 di chi ha una laurea triennale.

Insomma, di laurearsi a quanto pare vale ancora la pena: l'unica cosa richiesta è, per chi può permettersi di aspettare, tanta pazienza.

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