Laura Pausini, donna cosmopolita
Mancava dai mercati da due anni e mezzo, con la parentesi dell’album natalizio Laura Xmas uscito a fine 2016. Forte di una popolarità e di una credibilità che da anni non conosce confini, la Laura nazionale è una delle nostre griffe musicali più note anche al mondo e questo suo diciassettesimo album ben spiega perché: stilisticamente variegato – si spazia dalla pop-ballad intimista al rock addomesticato all’inglese, dal reggaeton al funky moderato – testi confezionati con cura da un manipolo d’autori di vaglia, arrangiamenti magnificenti realizzati con una cura certosina del dettaglio.
Un disco buonista ma non straripante di melassa, positivista senza suonare stucchevole. In questi anni Laura ha pian piano perfezionato e definito il suo stile, laddove nell’estroversione romagnola s’è innestata una vena via via più riflessiva e una vocazione cosmopolita che l’ha resa ad un tempo universale e unica: tutte le vere popstar sono così. E non si vendono settanta milioni di copie per caso…
Quasi tutte le quattordici nuove canzoni – scelte da un mazzo di quaranta e confezionate da ben cinque diversi produttori – sono costruite per ammaliare le masse e sono dei singoli potenziali; e giusto per rendere ancora più esportabile il tutto, ecco un brano in spagnolo e uno in inglese.
Ma come lei stessa ha tenuto a sottolineare nella presentazione alla stampa (su un volo Alitalia a sottolineare la sua propensione al globetrotterismo) non si tratta di un album autobiografico, anche se le storie che vi si raccontano citano situazioni o emozioni vissute anche da lei, e dove tutte le canzoni hanno un comun denominatore: in ognuna il o la protagonista hanno una scelta importante da fare: “Un invito da fare a me stessa e chi mi segue, ad essere coraggiosi, ad andare avanti essendo sé stessi senza aver paura dei giudizi”.
Fatti sentire è il seguito naturale del precedente Simili e mette insieme le caratteristiche primarie del suo essere: la ruspanteria del suo dna romagnolo e i suoi attuali orizzonti da popstar universale, ma con una più spiccata tendenza all’introversione che risente anche di una certa fragilità emotiva e dei dubbi direzionali che hanno segnato la gestazione di questo disco.
Non un album destinato all’immortalità, ma perfettamente funzionale ai mercati di questo presente e al presente della sua ormai venticinquennale carriera: il traino perfetto per il suo prossimo tour autunnale che avrà il suo gran prologo – il 21 e 22 luglio prossimo – con un ambizioso appuntamento al Circo Massimo romano.