L’audacia di parlar chiaro
Intervista al direttore della giovane televisione cattolica che trasmette in una società fortemente secolarizzata
Dinamico e simpatico, grande organizzatore e solida preparazione, poliglotta e ben conosciuto sia in Nord America che in Vaticano, padre Thomas Rosica, 52 anni, è il direttore dell’emittente Salt and Light. Dalla sede di Toronto vengono diffusi servizi nell’intero Canada, con programmi specifici in lingua cinese per la nutrita comunità cattolica immigrata. Abbiamo incontrato p. Rosica nella sede della televisione, dove i set, le sale di registrazione e le scrivanie con computer fanno da corona non alla tecnologica sala di regia, ma alla cappella. Con lui lavorano 25 giovani di varie parti del mondo.
Nel processo di secolarizzazione che tocca soprattutto i Paesi occidentali, quali sono gli ostacoli che sta affrontando la Chiesa cattolica in Canada?
«Gli ostacoli sono abbastanza grandi. Prima di tutto, c’è un vivo desiderio da parte di tante persone di eliminare Dio dalla società, di estromettere dalla vita pubblica, dal respiro civile l’esperienza e la cultura di Dio in nome e per conto del “politicamente corretto”, qui molto enfatizzato. Solo che in Canada non è possibile un’operazione del genere, perché alle radici della nostra società c’è una fede plurisecolare e una tradizione cristiana che fanno parte del Dna della popolazione e costituiscono l’identità canadese. Giovanni Paolo II, arrivando qui, al suo primo contatto con il Paese, disse chiaramente alla gente del Canada, ancora all’aeroporto: “Voi siete i custodi dei grandi valori del Cristianesimo e non potete venire meno a un tale compito”».
Le sembra pronta la Chiesa nel rispondere a questo pressante fenomeno?
«In Canada c’è la tentazione di ridurre tutto a livello di cordialità con chiunque. Ma invece si tratta di valorizzare le tradizioni religiose del popolo canadese e parlare con audacia di ciò che crediamo per riportare Dio nella nostra società».
In questo contesto immagino indispensabile che il Cristianesimo non si presenti troppo frammentato.
«Proprio per questo motivo abbiamo in Canada un grande desiderio di collaborare con i cristiani di altre denominazioni. Con quelli che hanno compreso la portata del dialogo dobbiamo continuare il cammino ecumenico, senza correre il rischio di ridurre l’ecumenismo ai soli progetti sociali. Questo aspetto, lo sappiamo bene, è importante. Ma sappiamo ancora meglio che quei programmi possono benissimo svenire svolti da animatori e assistenti sociali, mentre ciò che va offerto attraverso l’ecumenismo non è tanto o soltanto aiutarsi l’un l’altro, ma quanto parlare insieme di Dio, dell’unicità di Dio, senza aver timore di farlo conoscere».
Per di più qui i divorzi e gli aborti sono praticati senza alcuna legge che li regoli.
«In questo Paese la secolarizzazione è in pieno corso. Abbiamo perciò il dovere di difendere e proteggere la vita, di tutelare i diritti della vita, dall’inizio e sino alla fine. Adesso, oltre all’aborto, orribile in questo Paese, c’è la minaccia dell’eutanasia, ormai in arrivo, ad incominciare dalla provincia del Québec, dove stanno mettendo in atto una strategia per giungere al varo di una legge. Allora è il momento per tutti i credenti – cristiani, ebrei e musulmani –, popolo di Dio e popolo della vita, di provvedere a difendere la vita ad ogni costo».
Perché si sta assistendo ad una reazione tanto determinata non solo nei confronti della Chiesa cattolica ma anche dei credenti di ogni fede?
«Non credo sia più forte qui che nei Paesi dell’Europa occidentale. Nel Canada anglofono, ad esempio, le parrocchie sono sempre piene di gente e c’è molta fede. In concomitanza ci sono tendenze che vogliono negare Dio nella società. Ma vediamo che ogni società, ogni cultura che cerca di negare Dio, invoca su di sé la rovina».
Che prospettive intravede?
«Siamo in una nuova epoca, simile a quella vissuta dai primi cristiani, in cui era richiesto di non aver timori. Ci sarà un nuovo periodo di martiri, cioè di testimoni che, con la loro vita, avranno fatto vedere di non aver paura di parlare di Dio e di far tesoro di ogni occasione per annunciare l’amore di Dio. Non è affatto il caso di stare a valutare se il momento sia buono o meno. Non possiamo pensare di essere quei puri che vanno solo dove si trovano i puri, gli onesti, i santi. Gesù non ha mai rifiutato un incontro, mai disdegnato un invito a cena con persone che noi non avremmo mai frequentato. Lui è andato e ha sempre dato testimonianza. Specialmente in questi periodi, dove prevale l’ambiguità, ad incominciare dai rapporti con il governo e con le altre istituzioni, dobbiamo cogliere ogni opportunità per parlare di Dio».
La missione della televisione che lei dirige si inserisce in questo ambito. Quale la peculiarità dell’emittente?
«Questa televisione, nata dopo l’ondata di entusiasmo della Giornata mondiale della gioventù canadese del 2002, ha come nome Salt and Ligh Tv (Sale e luce), che fu il tema di quell’incontro, ricavato dalle beatitudini pronunciate da Gesù sul monte in Galilea e riferite da Matteo. Il nome sintetizza che tutto ciò che vogliamo fare è dire e dare al mondo il sapore del Vangelo e la luce di Cristo in una società insipida. Noi offriamo un gusto, il sale, e offriamo anche in mezzo alle tenebre la luce di Cristo. Cerchiamo perciò di essere anche nei contenuti dei nostri programmi sale e luce del Vangelo».
Lei ha fatto un’ampia intervista a Maria Voce, presidente dei Focolari. Dal suo osservatorio privilegiato, cosa il Movimento può offrire alla società canadese?
«Il Movimento dei focolari è una presenza molto importante in Canada. Ovunque c’è una comunità del Focolare c’è la testimonianza della gioia di essere cattolico: una presenza solida, sicura, che sa radunare famiglie, laici, giovani; allo stesso tempo, crea ponti in ogni ambito e con chiunque, credenti e non credenti. In una Chiesa oggi tanto divisa, anche in Canada, il movimento sta in mezzo come modello di essere Chiesa, crea ponti dentro di essa, crea ponti con gli altri cristiani, ricorda la centralità della spiritualità della comunione. Contributi molto necessari e urgente pure per la società».