L’attualità al femminile

Esce per I tipi di Città Nuova: Chiara Lubich, Attualità. leggere il proprio tempo, a cura di Michele Zanzucchi. Anticipiamo alcuni passaggi dalla prefazione e un editoriale scritto dalla Lubich dopo il crollo delle Torri Gemelle. La cronaca diventa apertura sul tempo, sulla storia e persino sull'eternità
attualità

Il 14 marzo saranno trascorsi cinque anni dalla scomparsa di Chiara Lubich. Città Nuova editrice propone una raccolta di editoriali, articoli, interviste scritte dalla fondatrice dei Focolari e pubblicate sulla rivista Città Nuova a partire dal 1956 fino al 2005. Chiara Lubich non era una giornalista  in senso stretto ma ha tracciato della professione un profilo impegnativo e responsabile che ne spronava l'impegno e lo invitava a costruire un vivere sociale improntato su una fraternità che usa anche delle parole per rinnovare l'umanità. Di seguito uno stralcio della prefazione scritta da Michele Zanzucchi, direttore della rivista e di cittanuova.it e un commento della stessa Lubich al crollo delle Torri Gemelle.

Stralci della prefazione

«Quando era nella sua casa di Rocca di Papa, Chiara Lubich non perdeva mai il telegiornale della sera, caso mai spegneva la televisione solo quando si cominciava a presentare più o menoinsignificanti fatti di cronaca.

 Nel giardino della sua casa, poi,faceva bella mostra di sé una grande antenna parabolica che riceveva il segnale dai satelliti, per i periodici collegamenti con le comunità del Movimento dei Focolari sparse nel mondo. Inoltre,nei suoi viaggi si faceva sempre accompagnare da un giornalista che l’aiutasse nelle sue molteplici operazioni di comunicazione.

Tre elementi che indicano quanto la Lubich fosse attenta ai mass media e all’attualità, a quanto succedeva nella società, in particolare in campo politico e sociale, oltre che religioso. L’attualità era per lei una via privilegiata per leggere i tempi, per capire quale direzione la Storia prendesse.

Per lei l’attualità non era, come dicono i massmediologi, «una scorciatoia del tempo» (Barthes), o «un’impasse del tempo» (Tétu), ma un’apertura sul tempo, sulla storia e sull’eternità stessa. […]

A tanti anni di distanza, riscoprendo i tesori che Chiara Lubich ha scritto per la rivista «Città Nuova» dal 1956, anno della sua fondazione e dei suoi primi articoli, sino al 2005, data del suo ultimo contributo (un breve “benvenuto” al papa tedesco), si può notare come quell’iniziale intuizione non abbia mai abbandonato Chiara: seguire l’attualità vuol dire scoprire la mano di Dio nella Storia.Un Dio-Amore, un Dio-Provvidenza, non un Dio-condottiero di eserciti o un Dio-assetato di potere.

Chiara Lubich nutriva una tale attenzione e un tale rispetto della verità che non tollerava nulla che offuscasse o travisasse la realtà. Leggeva così i «segni dei tempi» – espressione da lei amatissima –, dando spazio al suo spirito profetico, per trovare insegnamenti per il presente. Non a caso nei suoi testi usava spesso le  parole “oggi”, “presente”, “attualità”. Perché il “momento di quel momento” per lei era il luogo sommo della manifestazione di Dio nella Storia. […]

Ma non faceva economia del passato, degli insegnamenti della Storia. Si coglieva in lei la profondità dell’intera vicenda umana quando parlava di attualità: il patrimonio storico di pensiero e di avvenimenti gioiosi o tragici dell’umanità, era per lei essenziale per capire bene il novum che si manifestava attraverso gli avvenimenti, e di conseguenza anche la novità portata dal carisma a lei affidato dallo Spirito. Si notava quindi in lei un atteggiamento di grande umiltà nei confronti della Storia, ma senza che ciò le impedisse di ascoltare la voce di Dio e dell’uomo nel presente».

Michele Zanzucchi

Chiara Lubich sull’attentato alle Torri Gemelle di New York (11 settembre 2001)

«Quando ho visto incredibilmente quelle torri crollare, di fronte a questa immane tragedia, allo shock di una superpotenza che si scopre di colpo vulnerabile e tocca con mano il crollo di tante certezze, di fronte alla paura dello scoppio di una guerra dagli esiti imprevedibili, m’è parso di rivivere a Trento sotto i bombardamenti del secondo conflitto mondiale. Tutto crollava e forte era la domanda se c’era qualcosa che nessuna bomba potesse distruggere. La risposta era stata: sì c’è.

È Dio. Dio che scoprivamo amore. Una scoperta folgorante che ci aveva dato la certezza che lui non può abbandonare noi uomini, che lui non è mai assente dalla storia, anzi che sa convogliare qualunque cosa succede al bene. E l’ho toccato con mano in modo sorprendente.

E mi sono chiesta: non sarà che proprio ora, all’inizio di questo XXI secolo, Dio voglia ripetere questa grande lezione e darci di rimettere lui al primo posto nella nostra vita, costringendoci a mettere in sott’ordine tutto il resto? E questo mi dice speranza e futuro. Per cui, quello che per tutti sembra un passo indietro, per me ha assunto un significato diverso».

 

Da Chiara Lubich, Attualità', leggere il proprio tempo, Città Nuova 2013. Per acquistare il volume, clicca qui.

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