L’atto eroico del cardinal Bassetti durante l’alluvione
«Conosco monsignor Bassetti, che per molti fiorentini resta sempre don Gualtiero, ormai da tanti anni e ho nei suoi confronti stima e amicizia grandi. Si possono cogliere nella sua esperienza pastorale due linee principali che per così dire lo caratterizzano: la prima è certamente, a mio parere, la passione formativa-educativa. È questo il settore in cui a Firenze ha dedicato energia e competenza e ha dato il meglio di sé. […] Un’altra linea che per così dire caratterizza il vescovo Bassetti è il modo di rapportarsi con le persone in ogni circostanza. Mai aspro né “duro di cuore”, anche quando è necessario ribadire punti fermi della dottrina cristiana e dire quei no che dispiacciono a tanta gente». Con queste parole, nel febbraio 2009, Alberto Migone, indimenticato storico direttore del settimanale delle diocesi toscane, Toscana Oggi, ritraeva Gualtiero Bassetti, oggi vicepresidente della Conferenza episcopale italiana.
Probabilmente però anche Migone, lassù dal cielo, avrà appreso con entusiasmo un inedito tassello della vita dell’attuale arcivescovo della diocesi di Perugia-Città della Pieve: «Don Gualtiero Bassetti, curato della parrocchia di San Salvi, assieme ad Aldo Bernardini, con la fidanzata Luciana Buccioni, a Franco Toti e a un altro paio di giovani la mattina del 4 novembre 1966 si prodigò per mettere in salvo, in via San Salvi, 60 bidoni di idrocarburo stipati illegalmente in un magazzino, decidendo di aprirli in modo che non esplodessero a contatto con l’acqua».
A svelare con queste espressioni un pezzo di storia sconosciuto è stato agli inizi di febbraio il Comune di Firenze: un vero e proprio «atto eroico» dunque, quello riconosciuto al futuro cardinal Bassetti durante i giorni dell’alluvione che colpì il capoluogo toscano, evento del quale si ricordano i 50 anni. In una nota, il Comune afferma che i giovani «agirono da veri eroi perché il loro pronto intervento scongiurò un’esplosione che avrebbe provocato danni ingenti, e forse anche dei morti, come avvenne invece in via Scipione Ammirato, sempre nel quartiere 2, poco distante da via San Salvi, dove era presente un deposito del genere, e dove si registrò un morto».
Sull’episodio di San Salvi, come su quello di via Scipione Ammirato, indagò all’epoca la Procura di Firenze attraverso l’indagine affidata al Sostituto procuratore Vittorio La Cava: «Le indagini però non portarono all’individuazione dei proprietari dei fusti stipati illegalmente in via San Salvi. Al momento dell’inchiesta ci fu anche chi propose Bernardini, Toti e Bassetti per una onorificenza al Valor civile, ma alla fine non se ne fece niente».
«Una pagina come tante altre, rimasta sconosciuta per tutti questi anni fino a quando – si legge – un paio di anni fa, la signora Luciana, spinta dalla volontà di commemorare gli scomparsi e ringraziare tutte quelle persone che agirono d’istinto, salvando, oltre alla propria, anche altre vite umane, si è rivolta al giornalista Franco Mariani e all’associazione Firenze Promuove». «Sai, Franco – ha dichiarato recentemente il cardinale Bassetti a Mariani, come riportato dai colleghi di Toscana Oggi, – è tutto vero quello che racconta la signora Luciana. Mi ero dimenticato di quell’evento, e mi ha fatto piacere riviverlo, anche se è legato a un evento tragico per noi fiorentini». Bassetti ha già confermato il desiderio di volere essere il 4 novembre prossimo a Firenze per ricordare il tragico evento di 50 anni fa.