L’attesa di un figlio
La genitorialità è condizionata in primo luogo dalle caratteristiche di personalità di ciascun individuo, dalla relazione passata con i propri genitori e dalla propria esperienza come figli. Ed ancora viene influenzata dalle caratteristiche della società e del contesto in cui ciascuno si trova a vivere, dal sostegno sociale che si riceve e dalle aspettative proprie e degli altri.
Ne influenza lo sviluppo anche la relazione di coppia, e la co-genitorialità che si condivide con il partner, il temperamento del bambino, le sue specifiche caratteristiche e le sue importanti fasi evolutive. È un qualcosa, quindi, di molto complesso che nasce e prende vita dalla relazione tra quel genitore e quel figlio in un determinato tempo. La genitorialità viene definita un processo perché è qualcosa di profondamente dinamico, che cambia nel tempo: con ogni figlio ed in ogni fase di vita si sarà dei genitori diversi.
Nella fase dell’attesa, della gravidanza e del pre-parto, padre e madre si trovano a dover far fronte a numerosi cambiamenti. In questa specifica fase evolutiva la donna può attraversare una maggiore fragilità da un punto di vista emotivo (sbalzi d’umore, espressione improvvisa di emozioni negative o positive) e può tendere a confrontarsi sempre di più con il proprio modello materno, riflettendo su quanto di positivo portare con sé dalla relazione con la propria madre e su quanto invece dare via, per proporre nuovi modelli.
La donna e l’uomo in questa fase possono ritrovarsi a dover accettare la gravidanza stessa. Anche se programmata e desiderata, infatti, possono coesistere all’interno di ciascuno numerosi stati ambivalenti: paure, ansie, preoccupazioni legate al cambio di vita, ma anche gioia ed entusiasmo per l’arrivo del bambino.
Nella donna, anche i cambiamenti fisici (il peso che aumenta, le nausee, ecc.) possono contribuire a generare stati emotivi contrastanti. La madre comincia a focalizzarsi al suo interno, mostra sempre più attenzioni verso il bambino, e sviluppa quella che lo psicoanalista britannico Donald Winnicott, definisce la preoccupazione materna primaria: tutte le energie vengono convogliate verso l’arrivo del bambino. Può strutturarsi un vero e proprio stato simbiotico già prima del parto che poi proseguirà anche successivamente. La simbiosi di questa fase è altamente funzionale, aiuta la creazione di un forte legame tra madre e bambino, facilita il prendersi cura ed il focalizzarsi sugli stati emotivi del neonato. Solo successivamente, man mano che il bambino mostrerà maggiore autonomia crescendo, la simbiosi potrà ridursi per far spazio ad un nuovo tipo di legame.
Anche il padre dal canto suo si trova a dover affrontare la sfida molto importante del costruire la propria identità come genitore, anche in questo caso in una ricerca costante di integrazione tra modelli passati e modelli nuovi, personali e autentici. I cambiamenti sono tanti anche nell’uomo, numerose ricerche hanno dimostrato, ad esempio, come anche nei papà, nel corso della gravidanza della donna, si modifichino alcuni livelli ormonali. Questa modificazione contribuisce, come nel caso della donna, alla costruzione del legame con il proprio bambino.
Senza voler ovviamente generalizzare, è importante dire che spesso la paternità può essere un processo molto più lento. La consapevolezza di diventare padri, può giungere in momenti diversi della gestazione: alcuni possono sentirsi tali già successivamente al test di gravidanza, altri, invece, possono acquisire maggiore consapevolezza solo in una seconda fase, quando stringono finalmente il bambino tra le braccia. Spesso i padri, non vivendo i cambiamenti fisici che accompagnano la gravidanza della compagna, possono fare fatica a comprendere le emozioni della donna. E la donna dal canto suo, può dare per scontato che l’altro capisca, non rendendosi conto che si tratta di due esperienze simili, ma anche tanto diverse.
Padre e madre si ritrovano, già a partire dall’idea di voler fare un figlio, in un profondo vortice che dà vita all’esperienza del diventare genitori. Pensieri, idee, aspettative e timori si mescolano, ed anche in questa situazione la chiave è la condivisione, il confronto constante tra i due partner che possa aiutare a mettersi nei panni dell’altro, senza dare mai nulla per scontato.