Il latte versato dai pastori sardi

Una protesta che interessa l’intera isola. I produttori sono stanchi di non veder riconosciuto un prezzo congruo al latte prodotto nei loro ovili, per cui hanno deciso di fare sentire la loro voce. In Sardegna vi è il 40% delle pecore allevate in Italia (con una diminuzione di un milione negli ultimi 10 anni), e una produzione di 3 milioni di quintali di latte
foto ANSA/FABIO MURRU

Da alcuni giorni i produttori di latte protestano in diversi centri della Sardegna, da nord a sud, in particolare nelle zone interne. Decine di litri sono stati riversati per strada. «Piuttosto che darlo agli industriali – affermano i manifestanti –, preferiamo gettarlo in strada. La miseria che riceviamo non ci permette di vivere. Anche se qualcosa arriva dai premi comunitari, sono comunque insufficienti a coprire i fabbisogni delle famiglie degli allevatori».

Si sono registrati assalti alle autocisterne, ora scortate da polizia e carabinieri, versamenti di latte in strada o in pasto ai maiali. C’è chi ha invece deciso di trasformarlo in azienda e donarlo ai più bisognosi, invece di svenderlo.

Tra le proteste più clamorose quella al caseificio Pinna di Thiesi (Sassari), una delle più grandi industrie del settore caseario sardo. Centinaia di pastori hanno manifestato davanti allo stabilimento e agli uffici dell’azienda, scagliando il latte contro i muri perimetrali e le vetrate, sfondate da alcuni contestatori con dei bidoni da 50 litri svuotati poi all’interno degli uffici.

La protesta ha interessato anche il Cagliari Calcio, la cui sede nei pressi del capoluogo è stata bloccata da alcune decine di manifestanti che hanno chiesto alla società di associarsi alla loro lotta e non giocare la partita con il Milan. Dopo una mediazione, la squadra rossoblu ha potuto lasciare la Sardegna alla volta di Milano.

Ogni pecora produce circa un litro di latte al giorno, che viene pagato 60 centesimi al litro, cifra insufficiente a coprire le spese di produzioni e quindi incapace di assicurare guadagni agli allevatori. Secondo le organizzazioni di categoria gli industriali del latte isolano avrebbero fatto cartello, mettendosi d’accordo sul prezzo.

Per mercoledì era previsto un incontro tra organizzazione di categoria e industriali con la mediazione della Regione. Al momento, secondo Coldiretti Sardegna, l’incontro è inutile. «Non ci sono più le condizioni – hanno detto i responsabili – per sedersi a un tavolo con chi fino all’ultimo è rimasto sordo e indifferente alle proposte avanzate, per dare risposte al dramma dei pastori. Rimangono valide le condizioni proposte, ma non siamo disponibili ad alcun ulteriore incontro, in quanto non abbiamo nessun margine di variazione nella contrattazione da noi proposta. Riteniamo che l’associazione degli industriali, che rappresenta le industrie casearie, debba ora rendere pubblico a tutti i pastori della Sardegna la propria proposta contrattuale. Solo l’attenuarsi della protesta sarà la rappresentazione più concreta dell’accettazione positiva dei pastori della Sardegna».

In una regione nella quale si trova il 40% delle pecore allevate in Italia, che producono quasi 3 milioni di quintali di latte, destinato per il 60% alla produzione di pecorino romano (Dop), ma riconosciuti dall’Unione Europea, la crisi ha portato alla chiusura i 12mila allevamenti, mentre negli ultimi dieci anni in Italia è scomparso un milione di pecore, la maggior parte localizzato in Sardegna. L’invito, che in molti hanno rivolto, è quello di comprare latte e formaggio direttamente dai pastori, senza rivolgersi agli industriali.

Per altri le problematiche del comparto sono legate ad una mancanza di unitarietà degli allevatori che potrebbero gestire direttamente anche la trasformazione del latte ovi-caprino e dei suoi derivati.

Intanto sono state denunciate cinque persone che, nella giornata di sabato, avevano partecipato alla manifestazione davanti ad una azienda casearia del cagliaritano, cercando di impedire l’ingresso di un’autocisterna carica di latte. L’autotrasportatore era stato costretto ad aprire le valvole e sversare sul terreno prima 4 mila litri di latte, poi 7 mila. Il proprietario del caseificio ha formalizzato la denuncia e i cinque sono stati segnalati all’autorità giudiziaria per danneggiamento e violenza privata.

 

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