L’attacco ai musulmani pacifici

 Il vastissimo Paese asiatico, quello che conta il maggior numero di islamici al mondo, minacciato da un pugno di terroristi
Indonesia

Ce lo si aspettava. Da una parte perché Daesh, finalmente accerchiato, reagisce spargendo terrore un po' ovunque. E un po' perché da tempo si notavano movimenti sospetti in certi partiti filo-islamisti.

Ecco quanto ci ha detto una nostra fonte locale, il saveriano Matteo Rebecchi: «Prima di mezzogiorno ero andato a salutare gli amici dell’ICRP (Indonesian Conference on Religion and Peace) e lì ho saputo dell'attentato. La televisione trasmetteva notizie delle esplosioni. Ma al momento non c'era niente di chiaro. Si sarebbe trattato di un tentativo di attacchi kamikaze all'interno di un centro commerciale combinati con l'azione di altri terroristi armati con pistole. Alcuni kamikaze sarebbero stati bloccati dagli agenti della sicurezza che hanno impedito loro di entrare e sarebbero stati accompagnati al posto di polizia dove si sarebbero poi fatti saltare in aria. In seguito al panico sarebbero entrati in azione i compagni con le pistole. Alla fine sono stati trovati altri ordigni inesplosi, forse abbandonati dai terroristi».

«Il collegamento con Daesh consiste in una dichiarazione ufficiale del Daesh stesso. L'affiliazione al Daesh non sorprende. Ricordo che durante un incontro interreligioso a Marzo 2015, il presidente dei Nahdlatul Ulama (il più grande movimento islamico qui in Indonesia, e nel mondo) aveva dichiarato che si sapeva già di circa 300 persone partite dall'Indonesia per unirsi al Daesh. Ad essi andavano aggiunti coloro che si erano uniti al califfato partendo da altri Stati, come alcuni studenti indonesiani che frequentano università in Medio Oriente e di cui era difficile controllare il domicilio».

Continua Rebecchi: «Oltre al fatto già preoccupante di questa adesione al Daesh, alcuni esperti di terrorismo temevano già da tempo che gli affiliati al Daesh sarebbero potuti tornare in patria addestrati alle tecniche più moderne di terrorismo. Forse oggi ne abbiamo una conferma».

Secondo le dichiarazioni della polizia gli obiettivi sarebbero stati due: un centro commerciale simbolo dell'Occidente e la polizia stessa come rappresentate della legge. Sulla questione dell'attacco antioccidentale c'è conferma nel fatto che l'attacco si è svolto davanti ad una caffè di marca occidentale, ed una vittima è di nazionalità canadese, uccisa a colpi di pistola. Un’altra persona straniera sarebbe stata presa di mira, ma si sarebbe salvata.

Va anche detto, però che il centro commerciale Sarinah non rappresenta comunque un posto esclusivo per occidentali, anche se è frequentato da stranieri: la stragrande maggioranza dei clienti è indonesiana.

Conclude Rebecchi: «Ieri scrivevo ad un'amica turca musulmana, dichiarandole il mio dispiacere per i fatti di Istanbul. Oggi lei ricambia dicendomi la sua tristezza per i fatti di Jakarta». Il terrorismo è fenomeno globale. Anche la solidarietà.

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