L’assistenza basata sulla famiglia
In Italia, una gran parte dell’assistenza alle persone «si regge sulla famiglia. Gli anziani come anche i bambini e il resto della famiglia si reggono sul lavoro delle mamme, delle figlie, delle donne in genere: questo è un dato che emerge dalle ricerche statistiche. C’è una domanda di lavoro di cura che si rileva anche dalle indagini europee, in altri Paesi invece non è così: ci sono molti più servizi, c’è il lavoro a pagamento…». I rapporti familiari, spiega Daniela Del Boca, docente di Economia alla Università di Torino, «sono in crescita e diventano più forti nel momento in cui i servizi e il sistema sociale privato è troppo costoso o quello pubblico è, come spesso accade, non disponibile».
Le relazioni interpersonali, del resto, come appurato anche dal Rapporto annuale sulla situazione del Paese dell’Istat, «apportano alle persone dei vantaggi che si estendono oltre i confini dell’individuo e della sua famiglia».
E questo avviene anche al di fuori dei confini del nucleo familiare, grazie al volontariato. Il problema è che l’Italia è un Paese che continua ad invecchiare e stenta ad adottare gli opportuni provvedimenti per affrontare questa situazione. «La demografia – afferma Del Boca – non è un’opinione, ma ci consente di sapere o tra venti anni quanti anziani avremo, ci sono i dati, le proiezioni».
Da questo punto di vista gli immigrati, pur rappresentando un costo sociale, quello cioè legato concretamente all’accoglienza, rappresentano indubbiamente anche un vantaggio perché – conclude l’economista – sono giovani e hanno una natalità più alta dei nostri, che hanno una natalità bassissima, quindi aiutano a ricompensare il declino della natalità e lo squilibrio demografico».