L’Asia sempre più centro del mondo
Alcuni avvenimenti chiave della settimana appena trascorsa impongono l’attenzione mondiale sul continente asiatico. Un primo aspetto è quello del ruolo guida dei Paesi del sud Asia e dell’estremo oriente nella formazione attuale – e futura – dei Paesi cosiddetti Brics – il forum internazionale che raccoglie Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, che presto si allargherà ad altri sei Paesi.
Infatti, dal 1° gennaio 2024 entreranno a farne parte, come Stati membri, anche Argentina, Egitto, Etiopia, Iran, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. Attenzione però: altri 17 Paesi – fra cui Turchia, Indonesia, Bangladesh, Kazakistan e Thailandia – hanno già presentato la loro candidatura per un prossimo futuro.
Nella conferenza appena conclusa a Johannesburg, è emersa – se ce ne fosse stato bisogno – il ruolo concorrente di leadership emersa da parte di Cina e India. Xi Jinping ha ottenuto il risultato che più gli stava a cuore: la consacrazione dei Brics a polo di riferimento per il cosiddetto “Sud globale”, che si oppone al dominio dei G7, in particolare al pretenzioso strapotere del mondo globalizzato e globalizzante occidentale.
La nuova formazione dei Brics, a cui abbiamo accennato, comprenderà 6 dei 10 maggiori produttori mondiali di petrolio, metterà insieme il 47% della popolazione mondiale e il 36% del Pil globale. Nella complessa dualità Cina-India, non dimentichiamo che il premier indiano Modi si appresta a ospitare il G20, che oltre a fornirgli con tutta probabilità la piattaforma per un altro successo elettorale interno, lo porrà sul piedistallo del mondo come mai è stato fino ad ora. E Modi ha talento da vendere in quanto a retorica nazionale e internazionale.
Tuttavia, fra Xi JinPing e Modi permangono numerosi contenziosi da risolvere, oltre, ovviamente, al millenario dualismo fra l’Asia del dharma indù e quella dell’etica confuciana. Ma come abbiamo imparato – forse!!! – almeno un po’, si tratta di due mondi che, nonostante le differenze e le tensioni (per esempio geopolitiche), hanno meccanismi insiti nei rispettivi Dna per riuscire a armonizzarsi prima di arrivare allo scontro, per esempio organizzando esercitazioni congiunte delle due marine militari, salvo arrivare ai ferri corti sulle linee di confine dei ghiacciai himalayani del Ladakh.
In secondo luogo, non va sottovalutato l’atterraggio lunare dell’India. Dopo il tentativo fallito di quattro anni fa, infatti, la scorsa settimana i tecnici indiani sono riusciti nell’impresa di far atterrare un razzo senza equipaggio sulla luna. Si tratta di un momento storico per il Paese più popoloso del mondo – lo sarebbe per chiunque – che entra così nel club elitario di coloro che hanno effettuato con successo un allunaggio controllato. Non dimentichiamo che l’India è anche da decenni una potenza nucleare.
L’impresa spaziale aggiungerà un tassello prezioso alla scalata verso la leadership non solo continentale ma mondiale a cui il Paese aspira, senza farne troppo mistero.
Non sottovalutiamo che Chandrayaan-3 – è il nome della sonda allunata – è stato sviluppato dall’Organizzazione indiana per la ricerca spaziale (Isro), e comprende un modulo di atterraggio Vikram (“valore” in sanscrito), e un robot mobile Pragyan (“saggezza”) per esplorare la superficie lunare: esplorazione avviata in questi giorni. Un programma ben concepito, quindi, non un semplice exploit per vantarsi di essere arrivati sulla luna.
L’allunaggio è avvenuto proprio durante la conferenza dei Brics in Sudafrica. La presidente dell’India, Droupadi Murmu – seconda donna a ricopre questa carica e membro di una comunità tribale considerata disagiata –, ha dichiarato con orgoglio: «I nostri scienziati non solo hanno fatto la storia, ma hanno anche rifatto l’idea di geografia. … Credo che il successo di Chandrayaan-3 sia anche un risultato importante per l’intero genere umano».
Mentre i due giganti asiatici si contendono la leadership, non mancano le contraddizioni al loro interno. La Cina deve far fronte all’implosione del mercato immobiliare, grande pallone economico-finanziario scoppiato qualche giorno fa, che rischia di mettere in crisi l’intero sistema cinese.
L’India, da parte sua, non può nascondere che, mentre si inorgoglisce per i successi satellitari e lunari, una fetta grandemente maggioritaria della sua popolazione è ancora affetta da povertà endemica. Il Paese è arrivato sulla luna, ma, nel frattempo, la gente muore ancora di fame e, fra l’altro, nel corso dei lavori per le nuove linee direttissime delle ferrovie indiane, recentemente, sono morti una ventina di operai a causa del crollo della soletta di un viadotto in costruzione, lungo una delle tante nuove linee ferroviarie ad alta velocità dello Stato nord-orientale del Mizoram, al confine con il Myanmar.
Le vittime venivano tutte dalla stessa zona, nello Stato del West Bengal, dove migliaia di migranti interni partono ininterrottamente da villaggi poverissimi in cerca di opportunità di lavoro.
È anche questo un volto dell’India di oggi che va a intrecciarsi con le “storie di successo”.
Infine, nell’Asia che fa notizia non possiamo dimenticare la decisione del governo giapponese di avviare lo sversamento nell’oceano delle acque di raffreddamento della centrale di Fukushima, teatro dell’incidente atomico del marzo 2011. I test svolti precedentemente hanno mostrato concentrazioni di trizio – unico elemento radioattivo rimasto dopo il trattamento – inferiori allo standard di 1.500 becquerel per litro, che rappresenta il limite stabilito per il rilascio delle acque in mare. Il processo è iniziato e dovrebbe proseguire per i prossimi 30 anni, nonostante le veementi proteste sia delle due Coree – varie persone sono state arrestate per dimostrazioni davanti all’Ambasciata del Giappone a Seoul – che della Cina.
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