Sud Est asiatico: L’ Asean ha 50 anni

L’associazione delle nazioni del Sud-Est asiatico spegnerà a breve le 50 candeline. Cosa sta accadendo all’interno di questa assemblea delle nazioni di una delle più importanti regioni del pianeta?

Cinquanta anni anni è un bel traguardo per tutti, anche per l’Asean, una delle associazioni internazionali più importanti del mondo: dieci nazioni del Sud-Est asiatico tra le più promettenti del mondo in fatto di sviluppo, popolazione e investimenti, in un’area commerciale dove trafficano centinaia di miliardi di dollari di merce al mese. Ricordiamo gli attori di questa scena mondiale: Myanmar, Laos, Cambogia, Thailandia, Vietnam, Indonesia, Malaysia, Singapore, Brunei e Filippine. Poi ci sono “gli annessi e connessi”, più o meno desiderati ed accolti, come gli Usa, lontanissimi dal punto di vista geografico, ed i vicini Cina, India, Australia, Sud Corea, Giappone, giusto per parlare dei principali, che sono partners commerciali più importanti. Anche la Russia lo è, a dire il vero, ma la sua presenza è abbastanza osteggiata dagli statunitensi. Ad ogni modo, la regione prospera dal punto di vista commerciale, d’investimenti, risorse e prospettive future.

Tutto va verso un futuro positivo? Non si direbbe. A ben osservare scopriamo anche qualche problema di rilievo, da non sottovalutare.

Con l’apertura regolata delle frontiere tra i vari Paesi membri, anche il crimine trova nuove vie di sviluppo, così come il radicalismo estremista islamista. L’arresto del trafficante Xaysana Keopimpa, di origine laotiana, che viaggiava da anni liberamente tra Laos e Thailandia, possedendo appartementi da sogno e auto di grossa cilindrata come Lamborghini e Ferrari parcheggiate presso amici, attori e attrici thailandesi che facevano da prestanome per il riciclaggio del denaro, è giusto un esempio, quello più recente e eclatante.

Il suo arresto è stato un grosso colpo, in quanto tale nome, Xaysana Keopimpa, non appariva ufficialmente in nessuna inchiesta: veniva chiamato semplicemente Mister X. Solo al suo effettivo arresto, avvenuto il mese scorso all’aeroporto di Puket, le forze dell’ordine hanno scoperto la vastità della sua influenza criminale internazionale: gli arresti in Thailandia e Laos stanno ancora oggi andando avanti.

C’è poi il problema dell’estremismo fanatico, che sta galoppando liberamente tra le nazioni dell’Asean. Il caso più recente è quello della cittadina di Marawi, nel Sud delle Filippine: il governo di Manila, dopo 4 settimane di combattimenti, è riuscito a limitare l’invasione da parte di gruppi di ribelli nazionali e internazionali affiliati all’Isis dell’intera città.

I militari hanno ricevuto informazioni cinque giorni prima dell’attacco ed hanno lanciato un’operazione per catturare il califfo, Isnilon Hapilon. Ad oggi sono rimasti in mano ai ribelli solo pochi villaggi nella periferia della città. Molti dei combattenti islamici arrivano dall’Indonesia, che dista solo 45 minuti di barca dall’isola di Mindanao. Anche il sud della Thailandia soffre di un’invasione silenziosa di estremisti dall’Indonesia e dalla Malyasia.

Non si stanno esportando solo merce e servizi nell’Asean, dunque, ma anche violenza e morte. Anche dal punto di vista della criminalità “straniera”, l’Asean è purtroppo via di diffusione favorevole. Gli arresti nelle Filippine dei famosi pedofili Cody Dean Turner e Christopher Wayne Walker dimostrano che il crimine può fare base, per compiacenza e corruzione.

Tutto ciò provoca un irrigidimento dei governi nei confronti delle libertà personali e tutta la regione soffre di una svolta verso governi autoritari che controllano i cittadini, sempre più e sempre più duramente. Si spera solo che la libertà religiosa sia garantita, cosa che non sempre è scontata.

 

 

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