L’ascolto profondo
«Fra un po’ di mesi nascerà il nostro primo figlio. Quali sono i consigli utili per la sua crescita?».
Francesca - Palermo
Sono molti i consigli che i pediatri si apprestano a dare alle neo-mamme e ai neo-papà. Dal mio punto di vista suggerirei due semplici atteggiamenti: il primo è l’ascolto profondo, il secondo è la conoscenza dello sviluppo del bambino, anche mediante una buona lettura o la partecipazione a qualche incontro circa lo sviluppo del bambino.
Porsi all’ascolto è costitutivo di ogni relazione, momento inaugurale di ogni scambio vero, condizione necessaria di ogni educazione. Quando il genitore crede di sapere tutto e si ritiene depositario di alcune verità, allora la diade col figlio non può portare frutti, ma crea spesso dipendenza e sofferenza.
Occorre allora pensare il bambino non come un piccolo adulto che necessita di essere istruito e carente in tante sue manifestazioni bensì, invece, come un pianeta sconosciuto e nuovo, affascinante, del quale ci si appresta a conoscerne il funzionamento e la ricchezza.
Quante volte i genitori tendono ad attribuire ai più piccoli una serie di emozioni, pensieri e sentimenti che per la maggior parte delle volte non sono veri? Tali emozioni e sentimenti sono in realtà proiezioni dei sentimenti più nascosti dei genitori, i quali hanno desideri e aspettative particolari.
Solo un ascolto profondo può portare i genitori a prendere atto dei pensieri del bambino, favorendo un dialogo reale. Carl R. Rogers, nel suo libro La terapia centrata sul cliente, parla di una forza di base, di una tendenza attualizzante considerata come la forza essenziale che è all’origine della crescita e dello sviluppo della persona.
L’ascolto profondo è quindi il presupposto per un rapporto empatico fra la madre e il bambino per una comprensione profonda e reciproca, che accompagnerà per tutta la vita la relazione con gli altri simili.
In questo modo, si scoprirà come nell’educare ciò che conta è la disponibilità a cambiare, a mettersi sempre in discussione. Così, si lascia spazio allo “stupore” nello scoprire che il piccolo ci aiuta a crescere e a diventare grandi.