Lasciare le due Coree far la pace
Per la prima volta, dopo più di 10 anni, una delegazione di alto rango diplomatico, si è recata in Corea del Nord. Addirittura Chung Eui-yong, consigliere per la sicurezza nazionale del presidente sudcoreano Moon Jae-in, e Suh Hoon, direttore dei servizi segreti, facevano parte di questa delegazione: coloro che finora si sono interessati, in prima persona, dello spionaggio della Corea del Nord, giusto per intenderci. Una novità assoluta e importante. Da parte della Corea del Nord era presente, e si è visto alla cena di gala offerta dal presidente della Corea del Nord, anche Kim Yong-chol, ex generale e ora nei servizi segreti della Corea del Nord, il famoso “Rgb”.
L’agenzia di stampa russa, Rt.com, il Washington Post e alcuni tra i più importanti giornali dalla Cina, hanno commentato in questi giorni questo evento, che segna ancora un positivo passo in avanti verso una situazione di pace più stabile e duratura nella penisola coreana. Un evento, questo incontro, che la dice lunga su come i coreani vogliano portare avanti il dialogo: da soli, Nord e Sud insieme.
I commenti delle agenzie, che hanno seguito le dichiarazioni ufficiali dei due governi, parlano di «accordi soddisfacenti» tra le due delegazioni, quella del Nord e del Sud Corea, che vanno verso un futuro incontro tra i due presidenti delle Coree. Proprio così: Moon Jae-in e Kim Jong-un potrebbero sedere allo stesso tavolo delle trattative, per parlare di pace, in un prossimo futuro, a meno che gli alleati non lo impediscano. Sicuramente il presidente del Nord Corea, Kim Jong-un, non ha voglia di continuare a fare la parte del rocket man, l’uomo missile, di colui cioè che spaventa il mondo intero con i suoi missili e testate nucleari. E Moon Jae-in vuole mostrare al mondo che la sua teoria di riconciliazione funziona.
Mentre scrivo, la delegazione della Corea del Sud si sta preparando per viaggiare alla volta di Washington, per incontrare gli “alleati” statunitensi, coloro che mantengono in Asia il 60% della loro forza navale. Tra coloro che sicuramente sono tra i più felici per questi positivi passi in avanti di pace è il presidente della Corea del Sud, Moon Jae-in, che ha sempre promosso durante la sua campagna elettorale, la possibilità di una conferenza per il disarmo della penisola coreana e di un sostanziale avvicinamento delle due Coree. Un obiettivo nel cuore di molti coreani, possiamo dire.
I Giochi olimpici invernali di PyeongChang si sono appena conclusi e hanno fatto da “palco” alle due Coree, per il loro avvicinamento: ha fatto più notizia sui giornali di tutto il mondo il sorriso della sorella di Kim Jong-un che le molte medaglie d’oro vinte in qualche disciplina da una o dall’altra nazione. La vera notizia è stata lei, Kim Yo-jong, che col suo sorriso ha riscaldato l’atmosfera dei giochi. La possiamo ammirare, con un aria soddisfatta anche nelle numerose foto di agenzia di due giorni fa, seduta col fratello alla cena di gala offerta per la delegazione della Corea del Sud. Una bella presenza, costante, sempre accanto ad un leader, che le fonti di stampa prevalenti in Occidente definiscono “tiranno”, visione che non viene condivisa dai giornali russi e cinesi.
Ed è proprio a queste fonti che dobbiamo anche saper attingere per dare una valutazione della situazione nella penisola coreana. Le due nazioni hanno ancora alcuni rapporti commerciali con uno Stato ormai strangolato dalla sanzioni. Sia la Russia che la Cina hanno un atteggiamento simile nei confronti di Pyongyang ed anche verso gli Usa e le forze alleate: da un parte chiedono di fermare le interminabili esercitazioni militari di Usa, Corea del Sud e Giappone proprio a ridosso dei confini con la Corea del Nord; e dall’altra parte chiedono di fermare gli esperimenti nucleari di Pyongyang per poi poter sedere tutti a un tavolo di trattative, presenti Russia, Cina, USA, Corea del Nord, Corea del Sud e Giappone. Questa è la soluzione condivisa da molti nelle regione, eccetto da chi soffia sul fuoco della guerra e chi ha interesse, sembra surreale dirlo, ad avere un nuovo conflitto nella regione. La pace passa per la speranza dei coreani: «Per favore, lasciateci risolvere i problemi della penisola coreana da soli».