L’arte nel Belpaese, un bilancio in positivo
L’esplorazione nel campo dell’arte italiana ci ha portati in giro per numerose località del nostro Paese, non a caso conosciuto come il “Belpaese”. Siamo arrivati in luoghi rinomati o meno noti, ma tutti ugualmente rivelatori e custodi del tesoro che fa dell’Italia la prima nazione al mondo quanto a numero di beni patrimonio dell’Unesco. Questo prestigioso primato ci induce a trarre un bilancio sull’arte nel nostro Paese. Per fare ciò ci siamo basati sui dati statistici che nel complesso, pur non mancando alcune ombre, ritraggono un’arte italiana posizionata ai vertici dell’appeal mondiale. Spesso però, per avere un quadro completo della realtà, occorre andare oltre le statistiche: abbiamo così incontrato e ascoltato coloro che ogni giorno sono in prima linea nei vari ambiti dell’arte italiana per tutelarla, valorizzarla e, ardua impresa, renderla fruibile a tutti e appassionare ed educare ad essa le nuove generazioni.
Quando l’arte diventa “coinvolgente”
Il concetto di museo come posto adatto solo agli esperti e del tutto noioso per i non addetti ai lavori è ormai un lontano ricordo. C’è stata infatti una grande evoluzione e oggi, grazie anche alla gestione di professionisti giovani e forgiati da master internazionali, si fa la fila per entrare nei luoghi d’arte italiani e in pole position troviamo proprio le nuove generazioni e tanta gente comune. Uno dei segreti di questo cambiamento positivo, ci hanno spiegato archeologi e manager di prestigiosi musei italiani, «va ricercato in un coinvolgimento diretto dei visitatori che vivono le esperienze concrete dell’arte, come ad esempio i laboratori didattici, in cui si fa pratica direttamente sul campo». I cantieri archeologici in corso di scavo poi, e questa è una trovata geniale, non sono più oscurati da barriere, ma sono accessibili al pubblico, creando un’entusiasmante interazione tra i visitatori che fanno domande e gli archeologi al lavoro che rispondono in tempo reale.
Un “patrimonio” anche economico
L’efficacia delle innovazioni introdotte di recente nei luoghi d’arte trova riscontro anche in un altro tipo di bilancio, quello previsto dalla manovra finanziaria 2024 del governo italiano. Quest’ultimo infatti intende destinare, in sintesi, 10 milioni di euro annui «alla tutela, valorizzazione e manutenzione dei parchi archeologici», e 4 milioni di euro annui «alle campagne di scavo, alla sicurezza, conservazione e tutela delle zone archeologiche». La vastità del patrimonio artistico italiano forse meriterebbe somme di ben altra entità, ma è incoraggiante constatare che la nuova rotta della gestione dell’arte italiana sta riscuotendo una sempre crescente attenzione da parte del mondo politico.
Voci negative di bilancio
Tra le principali preoccupazioni espresse dai nostri intervistati c’è l’attitudine ad assuefarsi al patrimonio artistico e dunque a sottovalutarlo e svalutarlo, spesso sacrificandolo al facile guadagno e abbandonandolo ai frequenti gesti di inciviltà. Primeggia infatti, tra le voci negative, l’insorgenza del “vandalismo d’arte” praticato da alcune frange di giovani che, per indurre i governi a prendere provvedimenti sui cambiamenti climatici, se la prendono con le opere d’arte imbrattandole e danneggiandole. Per tutti costoro sono comunque in arrivo delle misure di legge più stringenti e maggiori precauzioni si adottano nei musei e nei parchi archeologici.
Arte trafugata e recuperata
Le insidie all’arte italiana, si diceva, sono tante; ma per fortuna anche i mezzi e gli strumenti per prevenirle e contrastarle si stanno evolvendo, come ad esempio la recente legge n. 22/22 in materia di reati contro il patrimonio culturale, che ha dotato l’Italia di norme più efficaci contro le “violazioni d’arte”. I dati dicono che si può migliorare il contrasto al trafugamento degli oggetti d’arte, ma encomiabile è il lavoro del Comando Carabinieri per la tutela del patrimonio culturale (Tpc), che collabora con il ministero della Cultura e che solo lo scorso anno ha recuperato oltre 80 mila beni d’arte per un valore di 85 milioni di euro, riducendo del 36,8 per cento l’attività illecita degli scavi archeologici clandestini.
L’arte della sostenibilità marina
A riportare al top il nostro bilancio c’è l’arte archeologica sottomarina. Il comparto è in costante evoluzione e consente ai visitatori di “immergersi” in tutti i sensi nei nostri straordinari habitat di arte naturalistica, nei fondali del più esteso e particolare ecosistema archeologico al mondo: l’Atlantide italiana. Qui abbiamo personalmente riscontrato un assoluto rispetto per l’ambiente e un recupero archeologico che osserva eccellenti criteri di sostenibilità.
La voce di un “bilancio straordinario”
Possiamo dunque tirare le somme e concludere che quello sull’arte nel nostro Paese è un bilancio che ha di certo margini di miglioramento, ma nel complesso è decisamente positivo. C’è però ancora una “voce” che occorre “contabilizzare”, ed è il risultato del nostro viaggio nell’arte italiana quando siamo arrivati in Emilia Romagna. Qui abbiamo scoperto che il Museo Classis di Ravenna nei momenti tragici dell’alluvione si è trasformato in un centro di prima accoglienza per gli sfollati, ospitando oltre 700 persone e 200 animali. Le sale espositive del museo hanno accolto gli alluvionati sistemandoli per la notte su brandine di fortuna allineate di fianco alle teche dei reperti romani. Gli spazi del museo sono diventati così un “corridoio umanitario” prima ancora che archeologico. È stato allora che è emerso un altro volto dell’arte italiana, che non è solo quello dei reperti antichi in bella mostra, ma è il volto della solidarietà. «Adesso questo museo è un luogo della comunità!», ci aveva detto la direttrice del museo: e questa non è forse la voce di un bilancio straordinario?