L’arte e il sacro nell’Africa nera
L’Autore lega l’arte africana alla concezione della naturale religiosità dell’uomo: per l’africano la religiosità non è qualcosa che si aggiunge al suo essere, ma una parte centrale di questo: è l’esperienza della relazione con Qualcosa che lo trascende, ma di cui avverte reale presenza. L’arte rappresenta, nell’Africa nera, un «nodo dove tutti gli assi dell’esistenza umana si esprimono». È un «farsi presente» che rinvia ad un «altrove»: l’arte si fa non solo modalità di rapporto con l’altro, ma mediatrice nel rapporto col divino, «trans-forma» permeata del sacro e che ad esso rinvia. L’Autore svolge un’analisi dei concetti di “arte” e “sacro”; analizza successivamente alcune centrali manifestazioni dell’arte africana che meglio ne esprimono la «sacralità», quali le maschere e le effigi.