Roma, l’arte di una convivenza veramente umana
Si è tenuto a Roma il secondo Meeting mondiale sulla fraternità umana (World Meeting on Human Fraternity), aperto dal segretario di Stato Vaticano S.E. Cardinale Pietro Parolin al Palazzo della Cancelleria venerdì mattina alla presenza del presidente della Fondazione Fratelli tutti S.E. Cardinale Mauro Gambetti, che si propone di promuovere i princìpi dell’Enciclica “Fratelli tutti”, per suscitare intorno alla Basilica di San Pietro e all’abbraccio del suo colonnato iniziative legate alla spiritualità, all’arte, alla formazione e al dialogo con il mondo.
Nel giugno 2023 fu firmata una Dichiarazione sulla fraternità umana, nella quale i firmatari sceglievano di vivere le proprie relazioni basate sulla fraternità, alimentata dal dialogo e dal perdono, che non implica il dimenticare, ma il rinunciare ad essere dominati dalla stessa forza distruttiva di cui tutti soffriamo le conseguenze. Fraternità universale che è personale, spirituale, sociale e ambientale, riconoscendo che tutto è in relazione e nella relazione con tutto e con tutti è la vita.
Oltre 30 premi Nobel per la Pace e membri di organizzazioni non governative si sono riuniti per discutere un documento sulla fraternità, dopo un’udienza con papa Francesco che ha plaudito al loro incontro, in un pianeta in fiamme, per ribadire il “no” alla guerra e il “sì” alla pace, a testimoniare l’umanità che ci unisce e ci fa riconoscere fratelli, nel dono reciproco delle rispettive differenze culturali.
Il pontefice ha ricordato le parole di Martin Luther King, quando disse: «Abbiamo imparato a volare come gli uccelli, a nuotare come i pesci, ma non abbiamo ancora imparato la semplice arte di vivere insieme come fratelli», domandandosi, a sua volta, come possiamo tornare a far crescere l’arte di una convivenza veramente umana.
Francesco, quindi, ha ripreso l’atteggiamento della compassione proposto in “Fratelli tutti”, ricordando quando Gesù, nel Vangelo, «racconta di un samaritano che, mosso da compassione, si avvicina a un giudeo che dei briganti hanno lasciato mezzo morto sul bordo della strada. Guardiamo questi due uomini. Le loro culture erano nemiche, le loro storie diverse e conflittuali, ma uno diventa fratello dell’altro nel momento in cui si lascia guidare dalla compassione che prova per lui – potremmo dire: si lascia attrarre da Gesù presente in quell’uomo ferito».
Il papa ha ringraziato il gruppo dei Premi Nobel, sia per la Dichiarazione sulla fraternità umana elaborata il 10 giugno scorso, sia per l’impegno assunto nella ricostruzione di una grammatica dell’umanità, o anche grammatica dell’umano, su cui basare scelte e comportamenti. Infine, egli ha osservato che «la guerra è un inganno, la guerra sempre è una sconfitta, così come l’idea di una sicurezza internazionale basata sul deterrente della paura». Invece, ha continuato Francesco, «per garantire una pace duratura occorre tornare a riconoscersi nella comune umanità e a porre al centro della vita dei popoli la fraternità», così da riuscire a «sviluppare un modello di convivenza in grado di dare un futuro alla famiglia umana», poiché «la pace politica ha bisogno della pace dei cuori, affinché le persone si incontrino nella fiducia che la vita vince sempre su ogni forma di morte».
Nel pomeriggio, poi, si sono riuniti i 12 tavoli tematici, dalla scuola ai social media allo sport, ai sindaci, per lavorare sul senso della fraternità e della comunità, dello stare insieme. Al tavolo sui bambini ha partecipato anche papa Francesco, con 130 bambini e 240 uditori. Il lavoro proseguirà, coordinato dal segretario generale della Fondazione Fratelli tutti, padre Francesco Occhetta S.I., per arrivare al prossimo incontro, il terzo, in occasione dell’anno giubilare 2025. L’obiettivo è scrivere una Carta dell’Umano che superi e aggiorni la Carta dei diritti dell’uomo.
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