L’arte del direttore d’orchestra

«Ogni idea nata da un gesto d’amore libera un raggio di luce che qualcuno, da qualche parte, sta attendendo».
Musicisti

Tornanti in forte salita. Paesaggi di una bellezza sempre sorprendente. Non posso distrarmi dalla guida della macchina su questa strada di montagna a corsia unica. Siede accanto a me un amico molto anziano col quale sto trascorrendo qualche settimana di vacanza. Lui conosce bene queste stradine e lo vedo da come con la mano, senza dire niente, fa segni di rallentare, andare avanti con prudenza, accelerare, o fermarsi. Con la coda dell’occhio seguo le sue indicazioni talvolta appena accennate, come se stessi facendo un gioco: quello di provare a indovinare, a prevenire i gesti. Metto tutto il mio impegno per arrivare a sentire la strada come il mio amico la sente.

Mi fa venire in mente il direttore d’orchestra che, con i gesti della sua mano, prolungata in una bacchetta, dirige i vari strumenti. Ma come ora la macchina la sto guidando io, così il direttore non si sostituisce all’orchestrale. Lui soltanto dirige. Non essendo musicista non avevo chiaro questo ruolo. Ero convinto che per un concerto bastasse iniziare insieme, al via, poi ad ogni orchestrale non sarebbe rimasto che eseguire fedelmente la sua parte leggendo lo spartito. Ora capisco che un direttore non migliora tanto l’abilità di esecuzione del singolo interprete quanto gli permette di essere inalveato nell’armonia dell’insieme. L’arte è l’insieme. E più gli interpreti sono sintonizzati al gesto del direttore più perfettamente raggiungono l’originale ispirazione.

È già sera e sto ripensando al pomeriggio quando mi telefona un amico: è Massimiliano, un frate di un antico convento che mi chiede di pregare per lui. Da qualche tempo il rapporto con il suo superiore si è fatto difficile e non sa se ce la farà ancora a resistere. Si è frantumato tutto il mio entusiasmo e ora sto tirando coi denti un carro in salita. Le ho tentate tutte. Da parte mia vedo che il mio impegno è sempre più fiacco e proporzionatamente aumentano i pregiudizi contro il mio superiore, mentre si irrobustisce la convinzione che ogni incarico di responsabilità verso altri rende paranoici. Da quando è diventato superiore non è più quello di prima, ha perso ogni semplicità di rapporto. Ogni volta che lo incontro il suo modo di fare è un continuo ricordarmi che lui ha un ruolo diverso dal mio e ciò lo rende lontano da me e da tutti. Tutto il convento ora si muove su corridoi minati. Non sono più capace di accettazione e comincio ad essere in collera con me stesso. Chi me l’ha fatto fare? Avrei potuto scegliere mille altre strade, senza pretese di arrivare a chissà quale perfezione. Una chiamata, una vocazione che si riduce a sopravvivere nella meschinità e nel logorio: era questo che mi attendeva? E tornano i vecchi sogni, il bisogno di affetto mai sazio, la brama di una vita normale, nell’armonia, senza utopie stridenti al contatto con la realtà.

Ascolto Massimiliano e mi viene in mente il direttore d’orchestra. Mentre gli racconto l’esperienza del pomeriggio mi accorgo che il suo silenzio si fa sempre più denso. Temo che la comunicazione sia stata interrotta, invece lui interviene: Mi stai facendo riflettere. Forse il mio errore è di avere atteso che succedesse qualcosa o di cercare soluzioni radicali fuori di me, mentre, da quello che dici, lui non può suonare il mio strumento, non può fare la mia parte, non è più tra i musicisti. Lui ora può soltanto aiutarmi ad essere in armonia con tutti gli altri! Questa del direttore d’orchestra è una bella metafora. Devo riappropriarmi del mio strumento, cioè della mia responsabilità e mostrare il mio talento nell’armonia dell’insieme. Non è facile, ma è la mia scelta che lo esige! In questi giorni ho tanto riflettuto sul ruolo del superiore ed ero arrivato a pensare che è un modello legato a culture particolari, a situazioni sociali superate, una figura che va bene con gente ribelle da educare. Ma… il direttore d’orchestra è necessario. Senza di lui il concerto è un fiasco assicurato. Con la sua confessione, Massimiliano mi sta dimostrando che ogni idea nata da un gesto d’amore libera un raggio di luce che qualcuno, da qualche parte, sta attendendo.

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