L’Arianna di Strauss
Ferrara, Teatro Comunale. Mettere in scena un teatro nel teatro come è Arianna a Nasso (Ariadne auf Naxos) di Richard Strauss (1912- 16) è cosa che rischia il déja-vu. Ma la regia di Toni Servillo ha evitato lo scoglio ideando, con le scene di Daniele Spisa e i costumi di Ortensia De Francesco, nel prologo un sipario chiuso destinato ad aprirsi nell’unico atto su un paesaggio lunare, a parafrasare la storia di Arianna che incontra Bacco, mentre le maschere della commedia italiana e l’astuta Zerbinetta commentano giocosamente la differenza fra amore idealizzato e scherzo d’amore, in quell’intreccio fra presente e passato (il Settecento rivisitato ai primi del Novecento) caro al librettista von Hofmannsthal: perché è lui che inventa la storiella di un riccone viennese che vuole inscenare un’opera seria (Arianna, appunto) facendola seguire da una farsa. Da qui il bizzarro mondo operistico di cantanti, attori, autori che si agita, discute, litiga, sproloquia sull’amore. Un divertissement insomma, cui Strauss presta melodia finissima, eleganza strumentale, bella alternanza di canto e parola che si intrigano senza punte, mentre l’orchestra spumeggia come una decorazione floreale. Gran bel cast: Michelle Breedt splendida nel Compositore, con la Primadonna/ Ariadne Elizabeth Meyer- Topsoe, in particolare; grande direzione di Zoltán Peskò, che lavora di cesello sull’ottima Orchestra Sinfonica Portoghese, cui l’acustica perfetta della sala dona sonorità ancor più briose e leggiadre. Toni Servillo, con la regia misurata, asseconda la raffinatezza musicale così che i cantanti-attori si muovono con gusto e intelligenza, rendono felice il folto pubblico. Il quale, lo si nota, è di una civiltà davvero esemplare (e rara). TRIONFO DI ROMA BAROCCA Roma, Accademia Filarmonica Romana. Ancora una volta l’ottimo Concerto Italiano diretto dall’esperto Rinaldo Alessandrini indaga la Roma papalina del Seicento e la sua mirabile civiltà musicale, non inferiore né a Venezia né a Napoli. Concerti (Corelli e Muffat), cantate (Scarlatti) oratori (Haendel e Stradella) di rigogliosa fantasia sono tornati a rivivere grazie ad un Complesso di virtuosi, fra cui spicca Francesca Vicari, violino principale di preziosa acutezza sonora. È toccato al soprano toscano Eleonora Contucci tenere il filo della festa barocca, intervallando le parti strumentali con recitativi ed arie di piacere e di bellezza da Haendel (oratorio Il trionfo del Tempo e del Disinganno), Stradella (oratorio S.Giovanni Battista), Scarlatti (cantata Su le sponde del Tebro) dove ha generosamente profuso le sue doti di musicalità e capacità virtuosistica in brani di notevole impegno. Il pubblico ha riposto con calore, perché ormai c’è una fetta di appassionati – giovani e no – che del barocco apprezzano l’estrosa capacità di coniugare inventiva, gioco e disciplina, così che il feeling fra interpreti e ascoltatori risulta immediato, come ha ben compreso nella sua programmazione la Filarmonica.