L’argine umano
Siamo migliaia. Senza pensarci.
I campanelli delle case non suonano più.
Non c’è un amico o un postino al quale aprire la porta.
Ah sì.
La porta.
Anche lei è stata squarciata dall’acqua.
Eccola là, di sbieco, appoggiata alla parete esterna della casa.
Ma… una porta è ancora una porta se non può accogliere?
Un campanello è un campanello se non riesce più a suonare?
E una casa, senza campanello e porta, che casa è?
Dentro le vostre televisioni, in migliaia siamo.
Lì nel mezzo. Senza pensarci.
A cosa vuoi pensare quando c’è da fare tutto?
E… che importa se non sai chi è quest’uomo calvo, con la barba
che ti aiuta a portare fuori una lavatrice carica di fango?!
E… che importa se quella ragazza con gli occhi grandi,
vestita di sacchi della spazzatura,
ti urta continuamente cercando di spalare fuori più fango possibile?
Non c’è dolcezza in posti così.
Non c’è il tempo di farsi immobilizzare dalla tristezza.
Non c’è il tempo per inorgoglirsi delle buone azioni.
In posti così, non vedi che fango e sogni perduti.
E mentre ti caricano in spalla un pezzo di armadio pieno di chiodi,
ti domandi:
che ci facciamo in un posto così?
ma è solo un secondo, perché
manca il carattere del tempo in un posto così.
Non c’è margine per pensare a ciò che stai vivendo.
Non c’è per pensare a cosa vivono gli altri.
Siamo, tutti altri, qua.
E poi, dopo l’intera giornata senti la schiena che scricchiola
e decidi di alzarti un attimo sulla scopa.
Un ragazzo si avvicina, quasi attendesse l’istante:
puoi darla a me adesso?
Sta per venire buio, non hai più attrezzi per lavorare.
Ti aspetta un’ora di viaggio per tornare a casa
ma non riesci ad andartene.
C’è ancora tanto, troppo da fare.
E poi tu una casa ce l’hai.
Ma loro?
In un lampo ricomincia a piovere.
Negli occhi della signora vedi il terrore di ieri.
Ogni goccia è uno spettro.
Chissà per quante piogge durerà questa storia.
Chissà quanti anni ci vorranno per lasciarsi alle spalle il 2 novembre 2023.
Perché tutto questo non va via nemmeno a spalarlo.
Certo, si può ripulire una casa dal fango. Ma…
le immagini nella memoria…
non può pulirle nessun angelo.
Non se ne andrà il ricordo del ragazzo che a nuoto cercava di rincasare.
Non se andrà quello dei due coniugi portati via dalla devastante ondata.
Tutto rimarrà.
Fango e lacrime.
Rimarrà il tempismo della protezione civile,
il coraggio dei vigili del fuoco,
e il mare di gratuità di tutti i volontari:
persone qualsiasi, di ogni età e provenienza
capaci di azioni immediate, concrete, spontanee, rischiose, commoventi.
È l’argine di un’umanità ritrovata,
di un cuore umano che nei momenti drammatici torna a pulsare con forza.
Vale la pena, se siete d’accordo, partire da qui
per ripensare alla costruzione del domani.
Toscana, forza! Siamo insieme!
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