L’arco rosa di Brady
Il campione di tiro con l’arco ha fatto della solidarietà e della lotta contro il cancro un incentivo a vincere
Uno sport dalle origini delle Olimpiadi Il tiro con l’arco evoca da sempre gesti antichi. A questa “attività”, infatti, è strettamente legata la storia stessa dell’umanità. Come strumento di caccia prima, come letale arma da guerra poi, l’uomo ha sempre scagliato delle frecce con questo attrezzo, come testimoniano anche le primissime forme artistiche dei nostri antenati risalenti ad oltre 25.000 anni fa.
Oggi però il tiro con l’arco è “solo” uno sport, uno dei pochi sport che può vantare il record di essere stato presente in tutte le edizioni dei Giochi olimpici dell’era moderna. Una disciplina molto praticata, dove non è facile emergere a livello internazionale. Basti pensare che ai recenti campionati del mondo, conclusi domenica a Torino, hanno partecipato più di 650 atleti provenienti da 87 nazioni diverse.
Per arrivare ai vertici occorrono qualità come forza, concentrazione e autocontrollo, caratteristiche che negli ultimi anni i nostri arcieri hanno dimostrato di avere in grande quantità. Così, gradualmente, sono stati raggiunti una serie di risultati importanti, gli ultimi dei quali sono arrivati proprio domenica scorsa con la conquista del titolo iridato a squadre in campo femminile (nella specialità recurve, quella che si disputa alle Olimpiadi), e con la vittoria della medaglia di bronzo nella stessa prova in campo maschile.
I campioni della Corea del Sud Ma se i nostri arcieri sono bravi, i veri maestri nel tirare con l’arco sono ormai da anni i tiratori sudcoreani. In Corea del Sud questo sport è considerato sport nazionale, un poco come da noi il calcio, ed è frequente che le imprese degli atleti di casa trovino spazio nelle prime pagine dei giornali nazionali. Anche a Torino, soprattutto in campo maschile, i rappresentanti asiatici sono stati all’altezza delle aspettative, tanto che è arrivata la medaglia d’oro nella prova a squadre, mentre i tre atleti al via della prova individuale si sono tutti qualificati per le semifinali.
Alla fine due si sono aggiudicati l’oro e l’argento mondiale (rispettivamente Kim Woojin e Oh Jin Hyek), mentre a far loro compagnia sul podio è stato lo statunitense Brady Ellison, inseritosi con merito in questa sorta di “campionato nazionale sudcoreano”. Ellison gode di una certa notorietà tra gli appassionati di tiro con l’arco, è certamente un ottimo atleta, già capace di aggiudicarsi gare importanti e di vincere l’ultima edizione della coppa del mondo, ma non solo. Brady, infatti, è molto conosciuto nel suo ambiente anche per l’originale scelta di scagliare le sue frecce da un arco tutto dipinto di rosa. Per una giusta causa.
Braccialetti rosa per la lotta contro il cancro Quando alcuni anni fa un suo tecnico morì a causa di un tumore allo stomaco, Brady rimase infatti molto toccato dall’evento e decise di fare qualcosa di concreto per aiutare la ricerca contro la più grande malattia del nostro secolo. Diede così vita alla Brady’s Shot For The Cure, un’iniziativa a sostegno della lotta contro il cancro al seno, a cui si può aderire comprando degli speciali braccialetti rosa messi in vendita tramite il suo personale sito web o durante una delle competizioni nazionali o internazionali a cui Brady partecipa durante la stagione agonistica.
«Ho scelto di tirare con un arco rosa per sensibilizzare chi mi osserva a questa campagna di solidarietà – ha spiegato il ventitreenne ragazzo originario di Glendale, in Arizona -. Ma per sentirmi ancora più coinvolto nell’iniziativa ho deciso di devolvere un dollaro per ogni 10 che centro in gara (ovvero il tiro perfetto, quello scagliato al centro del bersaglio, ndr), e 100 dollari ogni volta che riesco a salire sul podio».
Finora quest’anno Ellison ha raccolto in questo modo oltre 5.000 dollari, mentre nel 2010 ne ha messi da parte quasi 10.000. Non grosse cifre, dirà qualcuno, ma d’altronde non sono grosse neanche le cifre che guadagnano i migliori atleti del mondo di questo sport! Sono però proprio i piccoli gesti che dimostrano un grande cuore, e certamente il modo scelto da questo sportivo è davvero originale: fare qualcosa di concreto per gli altri, aiutandosi contemporaneamente a dare il meglio di se stessi. A Torino Brady ha fatto molte volte centro, fortunatamente. Ed alla fine ha vinto anche la medaglia di bronzo. Per se, e per contribuire ad aiutare concretamente chi ne ha più bisogno.