L’arancia
Nell’antica Pompei sepolta dai lapilli nel 79 dopo Cristo c’è la cosiddetta Casa del Frutteto con affreschi che raffigurano diversi agrumi, tra cui si può facilmente riconoscere l’arancia. Questi dipinti hanno un grande valore perché sono una testimonianza che l’arancio era acclimatato e coltivato in Campania fin dal primo secolo dopo Cristo. L’arancio è originario dalla Cina e furono soprattutto gli arabi ed i portoghesi a diffonderlo in Europa ed in Africa. In America, invece si diffuse dopo i viaggi di Cristoforo Colombo ed in California fu portato dai frati francescani. L’etimologia del termine arancia è di derivazione araba, dal persiano narang, che risale probabilmente al sanscrito nagarafnja, frutto prediletto dagli elefanti. Dell’arancio si usa tutto: i frutti sono un valido sostegno per la nostra salute, le foglie si utilizzano per preparare infusi sedativi ed il legno si brucia. I fiori, poi, sono i gioielli del giorno delle nozze. Il galateo vorrebbe che il bouquet di fiori di arancio sia acquistato dallo sposo e consegnato alla sposa la mattina stessa delle nozze. Secondo una leggenda, nei tempi antichi il re di Spagna ricevette in dono una bellissima pianta di arancio che gli piacque moltissimo. Egli la custodiva tanto gelosamente da negarne persino un ramoscello fiorito ad un ambasciatore che ne aveva fatto richiesta. Desiderando a tutti i costi quel ramoscello, l’ambasciatore ricorse al giardiniere del re che, di nascosto, appagò il suo desiderio venendone ripagato con 50 monete d’oro. Il giardiniere regalò le monete d’oro alla figlia come dote, consentendole così di sposarsi e adornare i suoi capelli con un ramoscello di fiori d’arancio nel giorno delle nozze. I fiori di arancio hanno una fragranza molto delicata che ha la fama di sollevare l’umore e rendere meno triste la solitudine. L’olio essenziale di neroli è prodotto per distillazione dei fiori di arancio raccolti a mano a fine aprile-inizio maggio ed è usato in profumeria, liquoreria, pasticceria ed in prodotti farmaceutici.