L’Arabia Saudita che si apre

Uno dei Paesi più chiusi al mondo d’improvviso apre le sue porte. La più accessibile delle quali è Gedda, sul Mar Rosso, un porto di mare, una città dalla storia e dall’architettura sontuose. Un patrimonio dell’umanità intera

Per visitare per la prima volta in vita mia l’Arabia Saudita, approfitto dell’apertura improvvisa del Paese al turismo – 10 minuti per ottenere il visto via Internet! – e atterro a Gedda che, a quanto ho letto, è la più “potabile” del Paese, nel senso che sarebbe la più vicina ai nostri gusti, non dal punto di vista architettonico – Riad è di un altro livello di modernità – ma da quello umano. La città in effetti è la più cosmopolita che esista in Arabia e, per via del porto, da sempre è aperta ad altre culture e ad altre esperienze. Persino il wahhabismo qui non ha successo totale, e si può persino scorgere una donna occidentale in costume in spiaggia o a capo scoperto per la strada.

 

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Credo proprio di non aver fatto la scelta sbagliata, visto che mi trovo di fronte a una città che, almeno in alcune sue parti, è estremamente interessante e, nel vecchio centro, addirittura affascinante, per le sue vecchie “case di corallo”, cadenti in massima parte, estremamente ricche d’arte e di storia. Ma anche il resto della città ha un suo indiscutibile carattere e merita di essere considerata la porta saudita che dà verso l’esterno, anche geograficamente. È la gente che fa il carattere della città, che ha una sua storia “pesante”, e che se in questo periodo è un po’ meno al centro dell’attenzione rispetto al passato, certamente tornerà a essere quel che merita allorché il Paese cesserà di vivere a livelli pazzeschi per via del petrolio, prima fonte straordinaria di ricchezza, poi invece fonte di difficoltà economiche, non solo per il corso più basso del greggio, ma perché l’economia è diventata troppo dipendente da una sole fonte di reddito. Qui a Gedda i sauditi lavorano ancora, cosa che non accade in tanti altri luoghi del regno. Gedda, insomma, è rimasta umana e forse questa sarà una fortuna per l’intera Arabia Saudita una volta che arriverà la crisi. E forse da Gedda tornerà la riscossa come altre volte è accaduto nella sua storia.

La Torre di Gedda in costruzione.
La Torre di Gedda in costruzione.

Che qualcosa stia cambiando in Arabia saudita lo si può costatare da alcuni indizi che non appaiono ancora decisivi, ma che comunque aprono forse orizzonti nuovi per una delle monarchie più ermetiche al mondo. Quello che sembrava impossibile anche solo pochi mesi fa, ora si sta verificando. Così oggi, nelle mie deambulazioni per le viuzze della stupenda città vecchia di Gedda, per tre volte incrocio una troupe televisiva di una ventina di persone che sta girando uno sceneggiato televisivo per una televisione saudita. Li incrocio all’ingresso settentrionale della città vecchia, quella delle meravigliose case di corallo; mi scopro un po’ sorpreso nel vedere luci e schermi bianchi per la luce, telecamere e truccatrici, tanto più che attori e attrici non paiono avere l’aspetto consueto dei giovani e delle giovani dell’Arabia Saudita. Le donne non hanno il velo, vestono jeans e hanno un trucco pesante, mentre i maschi hanno codini e orecchini. Si muovono con estrema disinvoltura e rapidità, parlano arabo misto a inglese, non sembrano certo irreggimentati o frustrati: e sono tutti sauditi. Anche i poliziotti che controllano la scena non paiono avere il minimo scrupolo di coscienza.

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Ma niente paura, l’Arabia è sempre l’Arabia. La preghiera del venerdì porta all’arresto di ogni altra attività umana, di qualsiasi genere. Non è che tutti vadano a pregare nelle moschee, tutt’altro, molti credo che s’infrattino a casa o da qualche parte nella città, ma comunque il silenzio qui è d’uopo, il rispetto del giorno, o piuttosto delle ore del Signore. Visto che non mi è concesso di accedere ai luoghi di culto, posso godermi in solitudine questa città straordinaria partecipando in questo modo al momento di sacralità dei musulmani.

Al termine di questo viaggio lampo in un Paese a lungo agognato, mi sembra di intuire che l’Arabia Saudita fa parte integrante del mondo arabo e non è poi così diversa dai suoi confratelli. E forse non è quel mostro che taluni vorrebbero farci credere. Un Paese che sta uscendo dal suo isolamento per via, soprattutto, del fatto che il petrolio non assicura più un futuro da nababbi.

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