L’appello del papa: Non coprite gli abusi. Portiamo il male allo scoperto
«Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare» (Mc 9,42). Inizia così l’omelia di papa Francesco allo Stadio “Re Baldovino” di Bruxelles a conclusione del suo 47° Viaggio Apostolico. Si riferisce soprattutto agli scandali degli abusi sessuali e di potere, che aveva già apertamente condannato nei giorni precedenti.
«Pensiamo a quello che accade quando i piccoli sono scandalizzati, colpiti, abusati da coloro che dovrebbero averne cura, alle ferite di dolore e di impotenza anzitutto nelle vittime, ma anche nei loro familiari e nella comunità. Con la mente e con il cuore torno alle storie di alcuni di questi “piccoli” che ho incontrato l’altro ieri». Poi, un appello alle coscienze: «Chiedo a tutti: non coprite gli abusi! Chiedo ai vescovi: non coprite gli abusi! Condannare gli abusatori e aiutarli a guarire da questa malattia dell’abuso. Il male non si nasconde: il male va portato allo scoperto, che si sappia, come hanno fatto alcuni abusati e con coraggio. Che si sappia. E che sia giudicato l’abusatore». Parole sottolineate dall’applauso dei fedeli presenti alla Celebrazione, che rivelano ancora una volta il desiderio di verità e trasparenza che caratterizza il pontificato di Francesco.
Il giorno prima, nell’Aula Magna dell’Université Catholique de Louvain, il pontefice aveva incontrato gli studenti universitari che in una lettera avevano espresso le loro istanze, prendendo spunto dalla Laudato si’: «l’appello allo sviluppo integrale ci sembra incompatibile con le posizioni sull’omosessualità e sul posto delle donne nella Chiesa cattolica». Rivolgendosi a loro, papa Francesco aveva sottolineato come violenze, ingiustizie e pregiudizi ideologici pesino quando si parla del ruolo della donna. «Pensare all’ecologia umana ci porta a toccare una tematica che sta a cuore a voi e prima ancora a me e ai miei Predecessori: il ruolo della donna nella Chiesa. […] La donna, nel popolo di Dio, è figlia, sorella, madre. Come io sono figlio, fratello, padre. Queste sono le relazioni, che esprimono il nostro essere a immagine di Dio, uomo e donna, insieme, non separatamente! Infatti le donne e gli uomini sono persone, non individui; sono chiamati fin dal “principio” ad amare ed essere amati».
Dell’importante contributo delle donne e della loro testimonianza nella Chiesa il papa ha parlato anche al termine dell’omelia domenicale: «Possiamo prendere spunto, in proposito, dalla vita e dall’opera di Anna di Gesù, Anna de Lobera, nel giorno della sua Beatificazione. […] Si è impegnata invece a mettere in pratica ciò che a sua volta aveva imparato (cf. 1Cor 15,3), e con il suo modo di vivere ha contribuito a risollevare la Chiesa in un momento di grande difficoltà. […] Accogliamo allora con riconoscenza il modello di “santità al femminile” che ci ha lasciato, delicato e forte, fatto di apertura, di comunione e di testimonianza».
Sul volo di ritorno verso Roma, nelle domande dei giornalisti, si riprende il tema della donna, del diritto alla vita, la difesa della vita. Si fa riferimento a re Baldovino, che preferì abdicare piuttosto che approvare la legge sull’aborto. «Il re è stato un coraggioso perché davanti a una legge di morte, lui non ha firmato e si è dimesso. Ci vuole coraggio, no?», ha risposto papa Francesco. «Le donne hanno diritto alla vita: alla vita loro, alla vita dei figli. Non dimentichiamo di dire questo: un aborto è un omicidio. […] E su questo non si può discutere. Si uccide una vita umana. E le donne hanno il diritto di proteggere la vita».
Proteggere la vita e custodire la pace sono le sfide urgenti del nostro tempo. Proprio nei giorni dell’attentato che ha ucciso Nasrallah e ha provocato numerose vittime, il papa ha rivolto la sua preghiera a Maria: «per intercessione di Maria invochiamo da Dio il dono della pace, per la martoriata Ucraina, per la Palestina e Israele, per il Sudan, il Myanmar e tutte le terre ferite dalla guerra».