L’appello dei rifugiati: caro papa aiutaci tu

Una lettera dai toni drammatici per porre all’attenzione dell’agenda politica la necessità di fermare le stragi del mare, e la richiesta di poter emergere dall'irregolarità. L'appello del Movimento dei migranti e rifugiati di Caserta in occasione della recente visita di Francesco.
Striscione Movimento dei migranti e rifugiati di Caserta

Si definiscono "scartati", cioè parte di quegli «essere umani entrati in un vortice di disumanizzazione e schiavismo, posti ai margini sociali». Raccontano le loro verità, ad esempio sul ferimento di due della loro comunità a Castel Volturno, qualche settimana fa. E chiedono un'udienza a papa Francesco, «per poterci confrontare, poterle esprimere le nostre speranze e le nostre proposte e ascoltare le Sue». Sono i membri del Movimento dei migranti e rifugiati di Caserta che, in occasione della prima visita del pontefice in città, sono stati in prima fila in piazza Carlo III, per esporre le proprie necessità.

In una lettera-denuncia rivolta al papa hanno scritto: «Siamo i migranti e rifugiati dell’Africa sub-sahariana che in questi ultimi anni hanno lasciato la propria casa, la propria famiglia e le proprie radici per tentare di raggiungere l’Europa e ottenere col proprio lavoro una vita dignitosa, più umana. Abbiamo ascoltato e letto con attenzione e speranza le parole che Lei sta dedicando al dramma delle migrazioni, alle situazioni delicate come Lampedusa, alla mancata accoglienza e alla percezione del fenomeno come un’emergenza, e soprattutto ci riconosciamo nella critica alla “cultura dello scarto”. Perciò abbiamo deciso di rivolgerle quest’appello: ci siamo sentiti rappresentati dalle Sue parole».

Le loro storie, spiegano, sono tutte simili: hanno attraversato il deserto prima e il Mediterraneo poi e non è mancato chi ha fatto indebitare le famiglie per ottenere un visto d’ingresso per l'Italia, rimanendo poi schiavo di chi ha prestato quel danaro. Arrivati nel nostro Paese, alcuni hanno chiesto asilo politico, ma in pochi lo hanno ottenuto: «Siamo numeri – commentano -, statistiche e argomento forte per le campagne elettorali. Nulla di più».

Oggi, aggiungono, «viviamo “stipati” nella fascia di terra che collega Napoli e Caserta, che ha come epicentro Castel Volturno, balzata anche recentemente agli “onori” delle cronache per la gambizzazione di due nostri fratelli africani. Ci è difficile spiegare le emozioni contrastanti che sentiamo esplodere in noi, leggendo sui giornali le dichiarazioni di giornalisti e politici secondo i quali il problema più grande di Castel Volturno sarebbe il pericolo causato dall'immigrazione. Il nostro punto di vista è diverso. Castel Volturno è un laboratorio di schiavismo, di deformazione di quanto ci possa essere di bello nell'essere umano: è uno degli epicentri europei dello “spreco degli uomini”».

La città, spiegano, «è popolata anche da noi, immigrati entrati in una metamorfosi che ci trasforma in schiavi, animali-lavoratori, senza alcuna caratterizzazione o abilità specifica, costretti a lavorare duramente ogni giorno "a nero" per pochi spicci, senza alcuna garanzia e tutela. Possiamo essere non pagati, picchiati dal padrone se chiediamo il salario, per poi essere anche denunciati per tentata estorsione; possiamo essere investiti sulla Domitiana e lasciati lì, oppure portati in ospedale senza poi venir curati, o senza che sul referto venga scritto il motivo delle contusioni. Possiamo vivere in luoghi degradati, case abbandonate per le quali paghiamo un fitto senza alcun contratto. Possiamo essere feriti sul lavoro, perdere arti senza essere accompagnati in ospedale, per poi subire minacce e, talvolta, anche aggressioni per scoraggiare ogni tipo di denuncia… Possiamo vivere, nostro malgrado, senza un permesso di soggiorno, con il timore di camminare per strada, di essere fermati, rispediti a casa. E possiamo anche essere sparati: come il 18/09/08 a Castel Volturno, quando la camorra uccise 6 dei nostri fratelli innocenti, come nel gennaio 2010 a Rosarno, come in tante altre occasioni non balzate agli onori della cronaca perché senza alcun seguito. Come lo scorso 14 luglio, di nuovo a Castel Volturno, quando due nostri fratelli sono stati sparati per futili motivi da due “vigilanti”».

Per ovviare a tutto ciò, da tempo il Movimento è al lavoro per ridare dignità a queste persone. Tuttavia, spiegano i membri del Movimento, nonostante qualche “briciola” ottenuta, la strada da percorrere è ancora lunghissima. Approfittando del semestre di presidenza italiano del Consiglio europeo, vorrebbero porre all’attenzione dell’agenda politica la necessità di fermare le stragi del mare, magari con nuovi sistemi d’ingresso regolari, corridoi umanitari per i profughi e la possibilità di entrare in Italia con visto d’ingresso che dia accesso ad un permesso di soggiorno per ricerca di lavoro.

«Noi – scrivono ancora i migranti – chiediamo la possibilità di poter finalmente avere un permesso di soggiorno, di poter emergere dall’ “irregolarità” alla quale la stessa legge ci condanna, di poter vivere e lavorare senza timore, di sperare che i nostri figli possano essere considerati cittadini italiani».

«Territori come quello di Castel Volturno – concludono – possono cambiare solo se le condizioni di vita e di lavoro di tutta popolazione, e dei migranti e rifugiati in particolare, saranno oggetto di miglioramenti indispensabili. Dunque, Santità, le stiamo scrivendo perché pensiamo che i nostri percorsi di difesa della vita e della dignità umana possano condividere e costruire qualcosa, possano incidere e trasformare in positivo la realtà che ci circonda. Noi continueremo a camminare per cambiare queste leggi disumane che rendono un inferno le nostre vite. E Lei vorrà camminare al nostro fianco? Questa possibilità ci dà speranza».

Movimento dei Migranti e Rifugiati di Caserta

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