L’Apocalisse e la luce

De Chirico, in una rassegna a Chieti, ci presenta una visione ottimistica e serena di un libro che tanti artisti hanno vissuto dal lato catastrofico più che da quello della speranza
Apocalisse - De Chirico

Si è chiusa da poco una mostra del tutto originale, che rappresenta il rapporto tra il “Pictor optimus” e il sacro. Una rassegna assai interessante per un doppio motivo. Da una parte è un approccio al sacro da parte di un artista del Novecento, epoca in cui il distacco, o meglio il taglio, fra committenza ecclesiastica e artisti ha evidenziato una frattura secolare che tenta di colmarsi. Dall’altra mostra come il pittore, al di là delle proprie affermazioni nichiliste dei primi decenni del secolo, fosse giunto negli anni Quaranta alla convinzione che l’arte è un dono divino e un segno dell’esistenza di un creatore: un riavvicinamento quindi al percorso di fede. Naturalmente, de Chirico è de Chirico, quindi l’originalità assoluta nelle interpretazioni del sacro.
 
La rassegna a Chieti ha presentato la sua visione dell’Apocalisse. Un segno grafico chiaro e preciso, una luminosità bianca e acquarellata, una visione ottimistica e serena di un libro che tanti artisti hanno invece rivissuto dal lato catastrofico più che da quello della speranza. Il segno di de Chirico è sempre classico, così come lo sono i corpi di uomini e animali, e la fantasia – che rielabora tanta arte del passato, da Raffaello a Rubens a Dürer – si apre a un mondo di chiarità esemplare. Perché per questo pittore tutte le scene, anche cruente e spaventevoli, del libro sono sotto il segno di una luce metafisica, ossia non reale, ma sovra-razionale. Una razionalità lucidissima impagina i racconti, alcuni di una bellezza davvero alta. Penso a Giovanni che cade dinnanzi all’angelo, all’apparizione della Gerusalemme celeste, alla donna vestita di sole: visioni immense e vicine, piccole e grandiose, dove la luce è diffusa e non ha alcuna oscurità. Non esiste alcuna ombra in queste opere, ed è già questa una meraviglia.
 
Davvero l’Apocalisse dechirichiana è, come in verità le sue opere migliori “laiche”, sempre guidata da un lume puro, intatto e immacolato. È il segno di un animo rimasto, nonostante tutto, innocente, capace di stupirsi. È lo stupore infatti a guidare de Chirico dentro e intorno all’Apocalisse. Un messaggio per gli altri artisti d’oggi.
 
Giorgio  de Chirico, “L’Apocalisse e la luce”. Chieti, Palazzo de’ Mayo (catalogo Silvana editoriale)
 

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