L’Apocalisse è fra noi?

Dove stiamo andando? È la domanda di due film in uscita The Animal Kingdom e Kinds of Kindness.
The Animal Kingdom. Ph: 2023 Nord-Ouest Films, Studiocanal, France 2 Cinéma, Artémis Productions
The Animal Kingdom. Ph: 2023 Nord-Ouest Films, Studiocanal, France 2 Cinéma, Artémis Productions

Émile ha sedici anni, vive la sua vita di studente con gli amici, sta con un padre apprensivo (Romain Duris) e ha la madre in una clinica specializzata. Padre e figlio stanno viaggiando in macchina quando incontrano delle creature umane che si stanno “mutando”. Come la moglie di Francois, Lana, che il marito testardamente vuole salvare, anche se sta diventando un “mostro”.

Già, perché in un mondo che ha violentato la natura, questa si è ribellata. Ha invaso gli umani che stanno diventando metà animali, metà uomini: coscienza e bruttezza, istinto ed orrore. Nella città la paura del “diverso” è enorme: ce l’hanno il padre iperprotettivo, il figlio che scalpita per la propria indipendenza. Solo che al ragazzo succede uno strano fenomeno: sta mutando pure lui. Tenta di nasconderlo ma non ci riesce. Dovrà fare i conti con la sua nuova forma e con lui anche il padre. Dovrà alla fine lasciarlo libero di vivere la sua nuova vita?

Non si tratta solo di fantasy, ma di una metafora che il regista Thomas Calley ci vuole presentare per dirci che il mondo sta cambiando, che l’umanità è in pericolo. È uno sguardo preoccupato per la possibile risposta della natura alla violenza che l’uomo esercita su di essa e sul fatto che forse i cambiamenti climatici e non solo necessiteranno di una nuova armonia fra gli esseri umani, senza paura della “diversità”.

Raccontato come un trhiller-fantasy, il film carico di suspence e di dialoghi interessanti – specie nel rapporto padre-figlio –, è recitato molto bene, specialmente dal giovane Paul Kircher, e ci butta addosso senza fronzoli la problematica sul futuro reale dell’umanità. Dove stiamo andando veramente? Le sicurezze, anche familiari, cedono insieme a quelle sociali, tra paura e ribellione. Bisogna dunque saper coabitare anche con ciò che non vorremo mai diventare? La risposta è a ciascun spettatore.

Yorgos Lanthimos, Emma Stone, Willem Dafoe e Hong Chau, Kinds Of Kindness. Conferenza stampa, Cannes Film Festival 2024. ANSA/Neilson Barnard
Yorgos Lanthimos, Emma Stone, Willem Dafoe e Hong Chau, Kinds Of Kindness. Conferenza stampa, Cannes Film Festival 2024. ANSA/Neilson Barnard

Su tutto un altro fronte il regista greco, Yorgos Lanthimos, vincitore l’anno scorso del Leone d’oro per Povere creature, presenta il suo ultimo lavoro in tre episodi Kinds of Kindness, che non ha avuto successo a Cannes.

È una variazione, poco riuscita in verità, del film precedente. Tre episodi con quasi gli stessi attori (Emma Stone, Wilhem Dafoe e il bravissimo Jesse Plemmons), tre favole disturbanti, crudelissime e sanguinarie. Un uomo ha accettato di non scegliere nella propria vita e diventa vittima di un folle intelligente ma non potrà riprendere la sua libertà; un uomo perde la moglie, la ritrova ma non crede sia lei; una donna cerca chi può far risorgere i morti.

L’ossessione del regista per i corpi martoriati, per la bellezza che si mutila, per le divagazioni sessuali dipingono storie di patologia agghiacciante e macabra, di un narcisismo malato, di cattiverie inutili. Soprattutto di perdita del rispetto della libertà umana. È il mondo che ci aspetta o è già qui? Per la fantasia del regista lo è. Disturbante e faticoso, sfrutta la bravura degli attori in un lavoro virtuosistico che è un passo indietro, troppo ambizioso e infine vuoto. A Cannes non è andata. Quando la ragione perde la bussola. Ci sta capitando davvero?

 

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