Lapidare Lapo?
Il caso del giovane Lapo Elkann, erede della famiglia Agnelli e manager della Fiat, che rischia di morire per overdose, è stato trattato dai media in modo inconsueto. Dovevano tacere? Impossibile, vista la notorietà del soggetto che, tra l’altro, non disdegnava l’esposizione mediatica. Ma ha stupito il tono soft con cui, in genere, i mezzi di comunicazione hanno affrontato l’argomento, quasi con un senso di reverente rispetto e benevola comprensione. Certo, i media hanno fatto fin troppo il loro mestiere, rimestando nella sua vita privata con insistenza. Però quasi sempre con quel tono reverente e leggero con cui a corte si trattavano le birichinate del giovane principe. Non saremo certo noi a stracciarci le vesti. Conosciamo quei momenti di storia famigliare in cui si sperimenta la difficoltà e quasi l’impotenza nel trasmettere alle nuove generazioni i valori in cui crediamo. Ma non possiamo non chiederci quale messaggio questa vicenda trasmetta al paese e soprattutto ai più giovani. Perché sembra solo la punta maldestra di un iceberg, fatto di persone simbolo della nostra società sulla cui vita privata è meglio stendere un velo. Può darsi che egli sia arrivato troppo presto in posti di responsabilità, che fosse stressato da situazioni aziendali superiori alle sue capacità, e ciò l’abbia spinto a cercare sicurezze artificiali altrove; può darsi… Ma non è corretto minimizzare la portata dell’episodio. Chi informa e fa opinione, ci sembra abbia il dovere di dire parole chiare e conservare atteggiamenti uniformi. Il tono furbetto e complice usato dai media per Lapo sembra dire tra le righe, con una strizzatina d’occhio: ragazzi, non è successo niente, solo un piccolo incidente di percorso. State più attenti e cercate di non esagerare. Ora la festa continua. Cosa devono pensare quegli 11 milioni di italiani che, secondo le statistiche, stanno per varcare la soglia della povertà? O quelle coppie che non possono sposarsi o devono rinunciare a fare un figlio, perché da anni in attesa di un lavoro sicuro che sta diventando sempre più un miraggio? Loro non hanno alle spalle una famiglia miliardaria… Con amarezza riusciamo a riconoscerci solo nelle parole di padre Eligio Gelmini, il francescano che di tossici se ne intende: Non chiudiamo gli occhi. Quello che gli è capitato so che capita a migliaia di imprenditori, politici, personaggi pubblici… Vogliono nascondere dietro un bel taglio di vestito e una faccia simpatica una serenità, una onestà, una ragion di vita che non ci sono più. Sono devoti del nulla che si aggrappano alla schiuma del mare. Abbiamo presentato questi ragazzi ricchi e fortunati come emblema di una Italia efficiente, ma è invece il volto di una società povera e in fondo disperata. Ha scritto papa Woityla: Il problema del drogato non è la droga, ma il suo smarrimento di figlio che cerca il padre. Ciascuno di noi, oggi ancora di più, dovrebbe farsi carico di offrire attorno a sé un po’ di questa paternità.